𝐔𝐍 𝐆𝐈𝐎𝐕𝐀𝐍𝐄 𝐈𝐌𝐏𝐄𝐑𝐀𝐓𝐎𝐑𝐄, 𝐕𝐀𝐋𝐎𝐑𝐎𝐒𝐎 𝐄 𝐒𝐅𝐎𝐑𝐓𝐔𝐍𝐀𝐓𝐎.
Marco Antonio Gordiano venne al mondo nel 225 come figlio di Antonia Gordiana e del senatore Giunio Licinio Balbo.
Sua madre era la secondogenita di Gordiano I e sorella di Gordiano II. Questi due Gordiani furono i protagonisti di una rivolta nella provincia d'Africa in opposizione a Massimino il Trace, divenuto imperatore nel 235.
Massimino era un duro soldato, nato senza la cittadinanza romana. la sua forza era nelle legioni che guidava magistralmente. Impose una politica fiscale durissima inimicandosi popolo e Senato. Per questo motivo i provinciali d'Africa, nei primi mesi del 238, acclamarono come imperatore il nobile, mite e letterato Gordiano I. Egli, essendo anziano, pretese di associare al trono l'altrettanto intellettuale figlio, Gordiano II, il tutto con l'appoggio del Senato romano.
I Gordiani per quanto acculturati, non eccellevano nell'arte della guerra: il padre si suicidò quando apprese della morte del figlio, caduto nella battaglia di Cartagine sotto i colpi delle legioni di Capeliano, governatore di Numidia e fedelissimo di Massimino. L'impero dei Gordiani era durato poche settimane.
Il 238 fu un anno funesto anche per Massimino. Il 10 di maggio fu infatti trucidato nei pressi di Aquileia dai suoi uomini. Voleva marciare su Roma dopo il tradimento del Senato che aveva eletto come imperatori due suoi esponenti, Pupieno e Balbino. Questi non erano sprovveduti seppur si guardassero con sospetto l'un l'altro. Ancora freschi della vittoria su Massimino, furono eliminati dai pretoriani. Si diceva che propendessero entrambi per la guardia germanica.
Logico che in questo clima surreale di grande confusione, servisse una figura di "unità nazionale". La scelta di senato, militari e popolo cadde sul tredicenne Gordiano III. Di carattere mite e gentile come il nonno, fu subito ben voluto da tutti. Ebbe l'intelligenza di affidarsi ai consigli di suo suocero, Timesiteo, un uomo di grande acume politico e militare, che, da prefetto del pretorio, fu di fatto il reggente dell'impero fino al 243, anno in cui morì di malattia.
Timesiteo se ne andò nel momento più sbagliato di sempre, in piena campagna militare contro i Sasanidi. Sul campo era presente anche il giovane imperatore. La guerra stava andando bene ma la fiducia del principe cadde del tutto con la dipartita del fedele suocero. L'errore di Gordiano fu quello di nominare al suo posto Giulio Filippo (noto come Filippo l'Arabo). Girano due versioni circa la fine di Gordiano III.
"Gli atti del divino Sapore" (fonte sasanide), riportano la morte nella battaglia di Mesiche di Gordiano con le legioni che si affidarono poi a Filippo. Alcune fonti romane parlano di una "generica" morte di Gordiano. Eutropio accusa di tradimento l'Arabo. Stessa cosa fa L'Historia Augusta, narrando la fine del giovane regnante a causa della mancanza di viveri per le legioni e con l'approvazione di Filippo, ormai esaltato dal diventare imperatore. Correva il febbraio del 244.
Di Gordiano III ci rimane il ritratto sbiadito di un giovane catapultato in una dimensione più grande di lui. Come il nonno e lo zio, era dotato di un carattere calmo e riflessivo, propenso alla cultura più che alla vita militare. Eppure Gordiano si era messo in gioco in un momento storico molto complicato per Roma, persa tra rivolte popolari, omicidi. imperatori, guerre e carestie. Il nuovo imperatore Filippo non fu d'accordo quando Gordiano III, amatissimo dal popolo, venne divinizzato. Lui, anche se per pochi anni, era stato il simbolo della rinnovata unità dell'Impero.
In foto, busto di Gordiano III in abiti militari (Louvre di Parigi).
"Storia romana", Geraci e Marcone. Le Monnier Università.
"Gli imperatori romani" di Michael Grant. Newton Compton Editori (2012).
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