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 Galileo Galilei 


Galileo Galilei uno dei piu' grandi scienziati mai nati, colui che portò il mondo nel' era moderna e per questo pagò un caro prezzo 
( ah sì e un lo sapevo mia sà , comunque dice l'erario e ci sarebbe ancora qualche rata da pagà a chi la do? )

  http://it.wikipedia.org/wiki/Galileo_Galilei

Galileo Galilei - aneddoti semisconosciuti

in pochi sanno cosa faceva Galileo oltre lo scienziato ecco alcune rivelazioni tratte dai carteggi ritrovati in quà e nà

- per capire le reazioni della gente alle varie vicessitudine umane Galileo era solito compiere esperimenti ed azioni non tanto normali vediamone qualche esempio trovato nei vari carteggi

studio sul calore

in eta giovanile il Galileo era solito fare un esperimento atto, secondo lui , a vedere i tempi di reazioni umane al cambio di temperatura e relativa resistenza,per far questo il grande scienziato offriva a dei barboni morti di fame vitto e alloggio e se questi accettavano come pegno di tale trattamento chiedeva loro solo di farsi lavare dalle sue cortigiane

una volta accettato il barbone veniva portato in una stanza dove vi erano varie vasche più una stufa gigante con tanto di mega pentolona

il barbone veniva immesso prima in acqua ghiaccia e tutto insaponato con un sapone a base acida con aggiunta di acido solforico questi cosi', sentendosi bruciare la pelle e prudere dappertutto, accettava senza remissione alcuna ma anzi chiedendolo a gran voce, di venir gettato nel secondo vascone dove a sua insaputa, vi era dell' acqua bollente con vari diluenti al cui contatto il barbone di turno saltava come un anguilla per poi svenire, in quello stato il barbone veniva preso di peso con uno speciale argano pinzato e portato fino alla stufa dove veniva posizionato con tutte le cautele del caso dentro la mega pentolona in cui vi era dell' acqua a temperatura ambiente piu' qualche odori da cucina tipo cipolla, carote, sedano etc
arrivato a peso morto con un una velocità variabile da caso a caso dentro il pentolone,   il barbone si ripigliava e iniziava ad urlare che voleva andare via ma il Galileo, facendogli vedere il contratto dal barbone medesimo firmato, contratto in cui egli acconsentiva al trattamento suo e dei suoi dati per scopi scientifici,  lo faceva colpire da un suo addetto finchè  egli non se ne stava zitto e buono quindi  veniva dato fuoco alle fornaci e aggiunto nel calderone  della farina di granturco,cavoli,fagioli borlotti, bieta,dù zucchini e qualche altra verdurina disponibile al momento fatto questo Galileo ordinava di far partire il grande pendolo con cui misurava i tempi di resistenza al calore da parte umana e anche i tempi di cottura della zuppa ad essi collegati

a fine serata il barbone, anche troppo lavato e profumato, veniva fatto accomodare a tavola per una mangiata finale a base di zuppa anche di se stesso dopo la quale trasportato in una catapulta ( appositamente ideata e costruita dal grande Galileo )  veniva gettato nel fiume poco distante ( il famoso ARNO )



resistenza all' alcool


per saggiare le proprieta' dell' alcol ovvero del vino od altre bevande alcoliche Galileo assieme ad altri suoi illustri compari era solito ubriacarsi come una giubba
notando pero ' che passata la sbronza nulla era stato annotato da egli stesso o da altri presenti il Galileo in alcune occasioni similari fece bere solo i suoi invitati mentre lui, bello sobrio, ne annotava i comportamenti

numerosi sono gli aneddoti che lo scienziato ascrisse ma però non ne mettiamo neanche uno causa legge della privacy che purtroppo non ce lo consente, mettiamo solo un esempio generale senza dati anagrafici od altro che possa portare ai luoghi e personaggi protagonisti dei fatti narrati....

.........ad esempio c'era chi ad un certo punto iniziava a cantare come un ossesso finchè qualche altro ubriaco non lo pigliava a calci e di lì partiva una rissa mai vista di gente che sbronza colpiva di tutto ma mai il bersaglio originale  a cui i suoi colpi erano diretti .....

........ di quelle serate Galileo annotava tutto compreso il grado di piegamento scheletrico oltre il quale un ubriaco crollava inevitabilmente a  terra;  comprese cosi' che vi era una correlazione tra il grado alcolico assunto e l ' ubriacatura e ne stilò anche una scala riassuntiva tale scala forse è alla base del' etilometro in uso oggi,  al tempo pero' non vi erano multe per gli umbriachi e per questo forse c'è n'era tanti in tutti i locali in cui gli alcolici venivano serviti .........

gravita'

tratto dal' incartamento biografico postumo  " nei primi anni dei suoi studi - il Galileo Galilei che conoscevo "

..... il suo esperimento più frequente era quello di tirare oggetti piu' o meno pesanti dai piani alti delle case quando sotto passavano delle persone ( questo per capire se l 'oggetto gettato acquistava velocità, variava la sua traiettoria, aumentava o diminuiva il suo peso, si disintegrava in parte   ed altro  ) per poi rispondere alla domanda del malcapitato di turno che gli urlava contro  " è stata la gravità prenditela con lei io son stato solo un suo mezzo " questi esperimenti giovanile si interruppero d'un tratto , ( anche se poi Galileo li riprese più in là ) quando uno dei " colpiti " lo raggiunse, lo chiuse in un sacco a forza e lo getto giù per una rupe scoscesa alla cui fine vi era un roveto lussureggiante che copriva un muro in pietra viva largo almeno 2 metri oltre il quale iniziava una serie di " piane  " a salire

 il "colpito" urlo anche al  " sacco Galileo " che s'andava lamentando per i numerosi colpi dati e per i tanti  " pruni assunti in corpo " " prenditela con la gravità e anche con la natura che ti ha colpito senza pietà  e già che ci sei misura quanto tempo ti ci vuole a ritornare sù ed a riprenderti dal' esperimento"


altri accadimenti ci sarebbero in cotal incartamenti ma lo spazio ci è tiranno per cui sepur a malincuore la dobbiam finire quì.
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bando alle ciance ......

GALILEO in breve - appunti presi da Studenti.it

Galileo è considerato il fondatore della scienza moderna.
A lui infatti si attribuisce la prima sistematica formulazione del metodo scientifico, che poi sarebbe stato universalmente seguito, ossia il metodo di applicare la matematica al dato osservabile.
Pisano, di temperamento ironico e battagliero.
Abbandonò gli iniziali studi di medicina, a cui il padre lo voleva destinare (1581) e che trovò essere condotti sulla base di testi di autorità piuttosto che sull'osservazione.
Si volse agli studi di matematica (sotto Ostilio Ricci, discepolo di Tartaglia, uno dei più grandi matematici moderni), che includevano anche la physica, alla scuola di Francesco Buonamici, che criticava sì le tesi aristoteliche sul moto, come impetus non naturale, ma sempre a partire da un metodo scolastico.
A tale impostazione scolastica Galileo preferiva il rigore della matematica (seguendo il principio "ut dicenda semper ex dictis pendeant"), osservando con la sua ironia come non sia detto che chi ha inventato la logica l'abbia poi anche saputa applicare: veri logici per lui sono i matematici, non i filosofi (Dialogo, 1a giorn.).
Si distinguono nella sua vita vari periodi: quello pisano (fino al 1592), quello padovano (1592/1610), quello fiorentino (1610/33) e quello di Arcetri, seguito al processo romano del 1633.
 Durante il periodo pisano Galileo fa esperienze di come la matematica sia lo strumento efficace per conoscere la natura; non si tratta tanto di sozein ta fainomena (cioè di salvare i fenomeni, le apparenze) facendo come se le cose fossero così, per lui la matematica ci restituisce le cose così come sono davvero. Già in questo periodo (come testimonia il suo scritto La bilancetta, del 1586, in cui racconta della sua ricostruzione della bilancia idrostatica di Archimede) per lui la matematica è la lingua per comprendere quel libro che è il mondo, scritto in caratteri quantitativi. a PadovaG. vi trovò un ambiente più libero per la ricerca, con Venezia che andava fiera delle possibilità di sviluppo intellettuale che lei sola, nel contesto greve e sospettoso della Controriforma, prevalente negli altri stati italiani, permetteva.
All'università Padova, il maggiore centro accademico della Serenissima, avevano del resto studiato Cusano e Copernico. Galileo vi fu professore di matematica, con annesso insegnamento di astronomia (tolemaica, benché già egli fosse in pectore copernicano). In questo periodo egli fece le sue prime osservazioni col cannocchiale. Il cannocchiale non fu inventato da G. (altri, artigiani olandesi ne avevano fabbricati: "occhiali che consentivano di vedere vicina cose lontane" ), ma fu da lui perfezionato in modo notevole, tale da consentire appunto le osservazioni astronomiche da lui fatte, e più ancora venne usato in modo da tornare scientificamente utile.
 Con esso Galileo compì delle osservazioni astronomiche molto importanti. opere Sidereus nuncius (1610) annuncia le scoperte al cannocchiale (scopre nuove stelle, invisibili a occhio nudo, per cui si scoprì che l'universo è più grande di quanto si pensava, la rugosità della superficie lunare e le macchie solari (per cui veniva imponendosi l'ipotesi della imperfezione dei corpi celesti) Il saggiatore (1623) sulla natura delle comete, in polemica col gesuita Grassi Discorso sopra i due massimi sistemi del mondo (1632) tra Sagredo (Galileo), Simplicio (peripatetico imbecille) e Salviati (osservatore quasi neutrale) 1) "pars destruens" contro l'autorità di Aristotele nella scienza Galileo criticò più che Aristotele, l'uso che della sua autorità facevano gli aristotelici. I quali a suo dire (ma in molti casi c'è da credergli) rifiutavano di fare i conti con l'esperienza, trincerandosi dietro l'autorità del Filosofo (come lui stesso rappresentò nella figura di Simplicio, nel Dialogo sopra i massimi sistemi del mondo). contro l'autorità della Bibbia nella scienza Galileo si proclamò sempre cristiano credente, e si può anche credere che tale sua professione di fede fosse sincera, benché la fede non abbia mai costituito per lui un esauriente motivo di vita. Va pure ricordato che due sue figlie divennero, in verità proprio per suo interessamento e non del tutto liberamente (Vanni Rovighi), suore e una di queste raccolse, come ultima parola pronunciata dal morente Galileo, l'8 gennaio 1642, "Gesù". A lui che anche dopo la condanna del 1633 era stato ben trattato e benvoluto da vescovi ed ecclesiastici, il papa aveva concesso una indulgenza plenaria e una particolare benedizione (Messori, p. 386).
Egli volle perciò tentare di "liberare" la scienza dalla dipendenza non solo da Aristotele, ma anche dalla Sacra Scrittura. Lo fece proponendo non solo una distinzione tra la sfera della ragione e quella della fede che ne lasciasse sussistere, come nella tradizione patristica e medioevale, un ambito di fecondo reciproco rapporto (si veda ad esempio la teoria scolastica dei praeambula fidei), ma una vera e propria separazione: fede e ragione, Rivelazione e scienza sono da intendersi ormai come due sfere separate, e senza rapporti, se non quello di una generica impossibilità di contraddizione reciproca. Il fine della Scrittura/rivelazione, infatti, è di insegnare "come si vadia al cielo, e non come vadia il cielo", mentre appunto quest'ultimo è il fine della scienza. Così, parallelamente esistono due diversi oggetti che vengono considerati dalla fede e dalla scienza: il Libro della Scrittura, oggetto della fede, e il libro della natura, oggetto della scienza, scritto in un linguaggio matematico, e perciò solo matematicamente leggibile. 2) "pars construens" due sono i cardini del metodo della scienza, secondo Galileo, le "sensate esperienze" e le "matematiche dimostrazioni", le "sensate esperienze", "i discorsi nostri hanno da essere sopra il mondo sensibile, e non sopra un mondo di carta" (Discorso sopra i massimi sistemi). le matematiche dimostrazioni La genialità di Galileo, in effetti, fu proprio nello stabilire questo fattore come quello decisivo: dove non era arrivato Francis Bacon, che rimaneva ancora legato ad una visione qualitativa della scienza, Galileo teorizzò il carattere matematico del sapere scientifico. Per questo gli unici aspetti della realtà sensibile che ci devono interessare sono quelli quantitativi, matematizzabili. Al termine del processo di osservazione/sperimentazione guidato dallo strumento matematico si giunge non più a delle essenze, come pensava la tradizione scolastica e Aristotele, ma semplicemente a delle leggi, formulate matematicamente. Il contenuto (filosofico) del nuovo sapere: il meccanicismo Per Galileo il mondo è ridotta pura materia estesa in moto locale: non hanno esistenza oggettiva le qualità, e conseguentemente le "forme", che per la filosofia scolastica ne sono la radice. Dunque colori, suoni, sapori, odori non esistono "fuori" di noi, ma -dice Galileo- "tengono lor residenza nel ciorpo sensitivo". Spunti per giudizioContenutisticamente Capita spesso di leggere o di sentire che il torto, per così dire, del "caso Galileo" sarebbe da ascriversi interamente all'autorità ecclesiastica. Questa, si dice, abusò del suo potere per impedire la libera ricerca scientifica, incorrendo peraltro in un errore madornale (la condanna del copernicanesimo, che già sarebbe stato adeguatamente dimostrato come vero). In realtà bisogna chiedersi se quello che l'Inquisizione tentò di impedire fosse una ricerca libera, realmente rispettosa di un metodo rigoroso e dialogico, o piuttosto una modalità neanche tanto larvatamente dogmatica di imporre come assolute tesi non ancora provate.
 Non per nulla Giovanni Paolo II ha detto, in un suo celebre discorso sul "caso Galileo" (10/11/1979): "io auspico che teologi, scienziati e storici, animati da uno spirito di sincera collaborazione, approfondiscano l'esame del caso Galileo e, nel leale riconoscimento dei torti, da qualunque parte provengano, rimuovano le diffidenze che quel caso tuttora frappone, nella mente di molti, alla fruttuosa concordia tra scienza e fede, tra Chiesa e mondo." Come dire che, se da parte del'autorità ecclesiastica ci fu una insufficiente "percezione" della "legittima autonomia della scienza" (e si noti che insufficiente non vuol dire assente), qualche torto ci fu anche da parte di Galileo. Potrà stupire alcuni questa tesi, ma va ricordato quanto segue: è comunemente ammesso dai suoi biografi come il temperamento di Galileo fosse tutt'altro che facile, poco disposto com'era a concedere una parte di ragione ai suoi interlocutori, propenso all'arma dell'ironia sferzante, irruente e scarsamente diplomatico. al di là di tali limiti temperamentali, Galileo tendeva costantemente a incorrere nell'errore di dare per assolutamente certo quello che era semplicemente probabile, o anche molto probabile (nel caso del sistema copernicano); tuttavia alla sua epoca non esisteva alcuna prova inconfutabile e definitiva della verità dell'eliocentrismo (che si sarebbe avuto solo nel secolo XVIII, e precisamente nel 1748); addirittura nel caso della natura delle comete si sbilanciò ad attaccare il p. Grassi, che invece sosteneva la teoria più vicina al vero. Galileo insomma può essere visto come dispotico e poco dialogico assertore di quello che potremmo chiamare un neoimperialismo scientista (alla pretesa panfilosofica o panteologica dei suoi avversari contrapponeva un panscientismo non meno arrogante e pericoloso). Una dialogicità meno arrogante gli avrebbe invece consentito di
a) attenersi all'effettivamente constatabile titolo di attendibilità che le sue tesi scientifiche avevano (senza confondere probabilità con certezza),
b) confrontarsi seriamente con la comunità scientifica nella sua totalità, ivi compreso quel mondo cattolico che non era compattamente restio ad ogni seria novità, ma presentava, ad esempio nella persona del Papa Urbano VIII e del card. Bellarmino, una disponibilità al confronto maggiore di quanto venga spesso presentato (come non manca di riconoscere un intellettuale tutt'altro che tenero con la Chiesa come Brecht, nella sua Vita di Galileo). Possiamo in proposito ricordare il pensiero del Bellarmino, che fu il più illustre "oppositore" ecclesiastico del Galilei: "... Dico che quando ci fusse vera demostratione che il sole stia nel centro del mondo e la terra nel cielo, e che il sole non circonda la terra, ma la terra circonda il sole, allhora bisogneria andar con molta consideratione in esplicare le Scritture che paiono contrarie, e più tosto dire che non l' intendiamo, che dire che sia falso quello che si dimostra" (lettera del 1615 al copernicano Foscarini) Un simile modo di esprimersi rivela come l'animo della massimo autorità ecclesiastica non fosse poi così ottuso e chiuso al dialogo: a) non afferma in modo categorico che l'eliocentrismo sia incompatibile con la Bibbia; b) rileva soltanto che né Galileo né altri avevano, per il momento, portato alcuna prova inconfutabile della verità dell'eliocentrismo. Il che è storicamente e scientificamente inoppugnabile. Aveva perciò ragione Galileo a rivendicare il diritto di osservare e basarsi su fatti sperimentali, come appunto gli riconosceva il cardinal Bellarmino. Torto suo però fu di affermare dei nuovi a-priori scientisti. E, cosa più grave, discutibile scelta fu il vestire i panni di un divulgatore "rivoluzionario", che non solo criticava ma metteva in ridicolo, con la sua acida ironia, la Chiesa. La discussione avrebbe dovuto, con più saggezza, svolgersi tra i dotti, almeno finché non ci fosse stata la prova della verità inconfutabile del copernicanesimo: in tal modo Galileo avrebbe trovato probabilmente non solo e non tanto plumbei e coriacei oppositori, ma attenti e interessati interlocutori in una parte consistente dello stesso mondo ecclesiastico, in cui non mancavano, ad esempio tra i Gesuiti, veri e propri scienziati, desiderosi di vivere la nuova stagione di scoperte scientifiche in armonia con la fede degli Apostoli. Invece la scelta della lingua italiana, al posto del latino, e di un taglio divulgativo, unita allo stile arrogante e ironico, faceva assumere al suo pensiero i tratti di un pressante appello al popolo affinché si scrollasse di dosso il giogo di un dominio ecclesiastico sulla cultura, presentato come insopportabilmente oppressivo. Il che, per la autorità ecclesiastica, non doveva essere tanto facile da digerire, tanto più in tempi in cui la Riforma protestante e il neopaganesimo, dilagante tra le élites, erano occasione di quotidiana, allarmata preoccupazione. Un modo erroneo di intendere il rapporto fede/ragione Inoltre Galileo si sforzò sì di mostrare come la scienza non fosse incompatibile con la fede, ma lo fece in un modo che non doveva convincere la autorità ecclesiastica, e non a torto. Infatti la celebre distinzione dei due libri, quello della Scrittura e quello della natura, aventi due diverse finalità (la Scrittura dirci come si vadia al cielo, la natura come vadia il cielo) incorreva nei seguenti inconvenienti: a) negava alla Rivelazione una valenza ontologica, restringendone la portata al solo ambito etico; come dire che la fede nulla dice di come sia la realtà (terrena), ma si preoccupa solo di indicarci la strada per il Paradiso, fornendoci dei precetti etici: il che è francamente poco. Se infatti Dio, creatore del cielo e della terra, si è fatto Uomo, questo ha delle implicazioni precise non solo sull'al-di-là, ma anche sull'al-di-qua. La fede insomma non ci dice, è vero, dettagliatamente, come sia fatto il mondo, ma nemmeno è indifferente a qualsiasi visione-del-mondo. Se non giudica la scienza in quanto tale, può giudicare, o meglio orientare, la sua interpretazione sintetica, la filosofia della natura, e il significato ultimo del suo utilizzo. b) attribuiva implicitamente alla scienza il monopolio interpretativo della natura, confermando quell'imperialismo scientista di cui abbiamo sopra parlato; in altri passi infatti Galileo ritiene che la natura sia scritta in caratteri matematici e dunque leggibile solo da un sapere fisico-matematico, con esclusione quindi di quella filosofia, che più stretti legami di parentela avrebbe con la fede e potrebbe tentare l'impresa di ricomprendere sinteticamente la conoscenza del mondo materiale alla luce di una unitaria visione della realtà. Non per nulla Galileo non risulta abbia fatto alcuno sforzo per mostrare come, specificamente, l'eliocentrismo non sarebbe stato un corpo estraneo nella visione cristiana della realtà. Una riflessione più appassionatamente sintetica avrebbe potuto portarlo a evidenziare come in realtà non solo esso non contraddiceva realmente la fede, ma si attagliava ad essa meglio del geocentrismo. Per fare questo però Galileo avrebbe dovuto ricorrere a quella mentalità simbolica, che appare invece del tutto estranea al suo monolitico matematismo meccanicista. Abbandonando il quale avrebbe potuto vedere ad esempio nel Sole il simbolo di Cristo, che grazie al totale sacrificio di Sè, irradia sulla Terra-umanità, la propria luce e il proprio calore, ossia tutta la luce (la verità) e tutto il calore (la grazia) di cui l'umanità può godere. Avrebbe potuto pensare che l'Umanità non è più al centro dell'Universo non perché abbandonata dalla Provvidenza in uno spazio infinito di totale casualità, ma perché orbitante intorno al Sole-Cristo, da cui dipende totalmente per il vero e il bene che la Provvidenza le concede. E similmente di tutte le altre scoperte si sarebbe potuto e dovuto dare una interpretazione simbolica (certo, non solo da parte di Galileo). La saccente affermazione del meccanicismo Non si trattava comunque solo e soprattutto dell'eliocentrismo (che pur non essendo provato, era, oggi sappiamo, vero, o almeno relativamente tale), sostanzialmente compatibile alla fede. A nostro avviso il torto più grave di Galileo, l'errore più gravido di effetti negativi fu soprattutto la sua esclusione dell'ilemorfismo, la disinvolta sicurezza con cui ridusse il mondo a quantità: non riusciva a vedere come il fatto che solo delle quantità si potesse dare sapere scientifico non equivalesse al fatto che solo le quantità esistessero. Il presupposto a tale conclusione, cioè che solo il conoscibile scientificamente sia esistente non fu mai da lui tematizzato e giustificato argomentativamente. Ed egli affermava la riduzione del mondo a quantità misurabile, il meccanicismo, senza che tale tesi fosse rigorosamente dimostrata, e senza rendersi conto di quanto tale visione meccanicistica fosse, questa sì, radicalmente incompatibile con la fede. In proposito osserviamo: a) Galileo intende la scienza, sempre in nome del già ricordato imperialismo scientistico, come unica conoscenza valida della natura, escludendo la filosofia della natura (o cosmologia filosofica); ma ciò facendo sbaglia, perchè del medesimo oggetto (materiale) si possono avere diverse conoscenza, non alternative, ma integrative (diversi "oggetti formali"). b) Egli di conseguenza estende quello che è vero sul piano scientifico, cioè il meccanicismo, al piano ontologico puro e semplice. Dimenticando che il meccanicismo scientifico è l'ovvia conseguenza dell'aver concepito la scienza come fisico-matematica: filtrando tutto matematicamente tutto appare come matematizzato, considerando solo gli aspetti quantitativi, matematizzabili, si vedono solo gli aspetti quantitativi, matematizzabili: analogamente al fatto che, mettendo delle lenti gialle, uno vede il mondo come giallo. Ma il mondo diventa giallo per il fatto che io lo guardo con lenti gialle? Il mondo si riduce a pura quantità per il fatto che io lo osservo con un filtro matematico? Galileo lo da per scontato. Sbagliando. Ma sbagliando con gran sicumera: Signor Sarsi, la cosa non istà così. la filosofia è scritta in questo grandissimo libro che continuamente ci sta aperto dinanzi agli occhi (...). Egli è scritto in lingua matematica, e i caratteri son triangoli, cerchi, ed altre figure geometriche, senza i quali mezzi è impossibile a intenderne umanamente parola; senza questi è un aggirarsi vanamente per un oscuro labirinto c) Una più equilibrata considerazione avrebbe dovuto portare a dire che, accanto al sapere scientifico, fisico-matematico e dunque programmaticamente fermo al livello quantitativo, esiste un sapere filosofico, che può ammettere l'esperienza nella sua originaria integralità, comprensiva di aspetti quantitativi e qualitativi e giungere a una spiegazione sintetica della realtà fisica, in termini universalizzanti ma non perciò invalidi, di tipo ilemorfico. d) Il meccanicismo filosofico in effetti non è compatibile con la fede (nonostante quanto ne pensasse Cartesio e Malebrache, ad esempio) in quanto legato al materialismo e alla insignificanza del mondo: si può vedere quanto diciamo in altre pagine di questo sito. Metodologicamente La Chiesa cattolica si comportò in un modo che a noi appare insopportabilmente lesivo della libertà di pensiero. Ma dobbiamo tener presente la mentalità di allora: 1) se fosse caduto nelle mani dei protestanti la sua sorte sarebbe stata ben peggiore 2) Galileo venne dapprima, nel 1616, ammonito privatamente, non tanto a non ricercare più, ma a farlo a condizione di non creare sconcerto e turbamento nella gente "semplice". Perciò gli venne ad esempio intimato di non pubblicare in volgare, ma solo in latino, la lingua dei dotti. Il processo pubblico, del 1633, segue a una infrazione pubblica delle ammonizioni precedenti: Galileo aveva pubblicato in volgare un'opera corrosivamente critica. Questo non giustifica fino in fondo l'Inquisizione, ma costituisce un contesto di cui tener conto, testimoniando di una attenzione alla persona di Galileo, amico personale del Papa, e di una non totale chiusura alla novità scientifica, ma alla sua prematura e arrogante (abbiamo detto sopra in che senso) divulgazione. 3) il suo trattamento effettivo fu tutto sommato mite: nel procedimento nessuna tortura, nessuna violenza, non un solo giorno di carcere; anzi quando venne convocato a Roma per il processo del 1633 venne alloggiato in un "alloggio di cinque stanze con vista sui giardini vaticani e cameriere personale" (Messori) come condanna un esilio dorato in una villa toscana, la sua villa di Arcetri, che non per nulla si chiamava "Il Gioiello", per non essere precisamente quello che si direbbe un tugurio. Si veda anche l'ottima, ampia trattazione nel sito di don Mangiarotti (tra l'altro con estratti del più recente magistero ecclesiastico in proposito).
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materiale youtube



e seguenti


e seguenti





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 link utili


http://www.fondazionegalileogalilei.it/
http://www.pd.astro.it/MOSTRA/NEW/A1001MAN.HTM
http://brunelleschi.imss.fi.it/itinerari/galleria/MuseoGalileoIstitutoMuseoStoriaScienza3_2394.html
http://www.museogalileo.it/
http://books.google.it/books?id=vM1EAAAAcAAJ&pg=PA301&dq=galileo+galilei+il+processo&hl=it&ei=86ttTp_dBMjvsgaiuJGPDA&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=2&ved=0CDcQ6AEwAQ#v=onepage&q=galileo%20galilei%20il%20processo&f=false
http://brunelleschi.imss.fi.it/esplora/cannocchiale/indice.html
http://www.liceoberchet.it/ricerche/galileo/famiglia.htm
http://biografieonline.it/biografia.htm?BioID=788&biografia=Galileo+Galilei
http://www.firenze-online.com/artisti-toscani/galileo-galilei.php
http://www.storialibera.it/epoca_moderna/galileo_galilei/
http://ilforumdellemuse.forumfree.it/?t=48286536
http://www.fisicamente.net/FISICA_1/index-1835.htm
http://www.cuoreimmacolato.it/articles.asp?id=120
http://pinakes.imss.fi.it:8080/pinakestext/home_hint_1.seam?conversationId=102
http://apologetica.altervista.org/Galileo_Galilei1.htm
http://fermi.imss.fi.it/rd/bdv?/bdviewer/bid=980878
http://books.google.it/books?id=vM1EAAAAcAAJ&pg=PA301&dq=galileo+galilei+il+processo&hl=it&ei=86ttTp_dBMjvsgaiuJGPDA&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=2&ved=0CDcQ6AEwAQ#v=onepage&q=galileo%20galilei%20il%20processo&f=false
http://books.google.it/books?id=vM1EAAAAcAAJ&pg=PA301&dq=galileo+galilei+il+processo&hl=it&ei=86ttTp_dBMjvsgaiuJGPDA&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=2&ved=0CDcQ6AEwAQ#v=onepage&q=galileo%20galilei%20il%20processo&f=false
http://www.istitutobalducci.it/download/4B%20ITI%20file%20Galileo%20Italiano/Le%20scoperte%20di%20galileo%20galilei.pdf
http://xoomer.virgilio.it/phiteuma/Il%20cielo/Galileo.htm

etcetera etcetera etcetera
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compendium

Galielo Galilei da morto ( porzione )

Dito medio della mano destra di Galileo, ca. 1737 (teca) Firenze, Istituto e Museo di Storia della Scienza

http://www.donnesulweb.it/news/ritrovati-due-dita-e-un-dente-appartenuti-a-galileo-galilei.html

la tomba ( situata nella basilica di S, Croce a Firenze )

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Galileo Galilei, Telescopio
Galileo Galilei, Telescopio
1610 ca.
Vetro, legno, pelle; lunghezza 92 cm, diametro 6 cm
Firenze, Istituto e Museo di Storia della Scienza, inv. 2428
Replica
Questo esemplare è uno degli unici due cannocchiali esistenti certamente di Galileo. Rivestito in pelle con dorature impresse a caldo, lo strumento fu donato a Cosimo II subito dopo la pubblicazione del Sidereus Nuncius (19 marzo 1610).


Galileo Galilei, Compasso geometrico e militare

Galileo Galilei, Compasso geometrico e militare

1606 ca.
Ottone; lunghezza 25,6 cm, larghezza (aperto) 36 cm
Firenze, Istituto e Museo di Storia della Scienza, inv. 3615
Replica
Grazie a 7 scale tracciate sulle gambe, lo strumento consentiva di risolvere tutti i problemi aritmetici e geometrici della tradizione abachistica. Altre scale sul quadrante removibile lo trasformavano in squadra da bombardieri, quadrante astronomico, eclimetro e quadrante per le misurazioni con la vista.

continua qui
http://brunelleschi.imss.fi.it/mediciscienze/imed.asp?c=70083




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celebre stornello toscano con mille e più versioni è  TERESINA UN TI CI PORTO PIù !!! il testo Te la portai a i' barre a prendere un sorbetto la ci scaracchiò dentro la mi fece scomparì. Teresina 'un ti ci porto più quant'è ver che c'è Gesù! Te la portai da i' Vivoli a prendere un gelato la disse: " L'è marmato! " la mi fece scomparì. Teresina 'un ti ci....... S'andò dalla Ruggini a prendere una pasta, la se la mise 'n tasca la mi face scomparì. Teresina 'un ti ci....... S'andiede da i' Procacci pe' prendere un panino, la fece: " Gliè piccino! " la mi fece scomparì. Teresina 'un ti ci....... Pe' falla divertire s'andiede da i' Raspanti la si scaccolò co' guanti, la mi fece scomparì. Teresina 'un ti ci....... S'andiede da i' dentista ma gli era tanto brutto te lo spettinò co' un rutto, la mi fece scomparì. Teresina 'un ti ci.......

canzoni goliardiche, un tantinello maleducate - natasha

 tra le canzoni goliardiche più famose certamente c'è " la canzone del cosacco" che sull'aria di una popolare canzone russa cantava un testo dissacrante , maleducato ma non osè, e quindi adatto anche a ragazzetti cresciutelli. la canzone è meglio conosciuta come la canzone di Natasha quella che fa la piscia ...  originalmente la canzone era una canzone triste che narrava le tristi emozioni di una donna il cui uomo era partito per andare in guerra, nel tempo alla prima stesura del testo se ne aggiunsero molti altri che, se dapprima ricalcavano lo spirito triste dell'originale, pian piano iniziarono a discostarsene fino ad arrivare a versioni decisamente dissacranti una delle quali è quella che qui proponiamo ecco il testo da cantare " Ohi Natasha hai fatto tu la piscia sì Dimitri ne ho fatti sette litri Fosti tu che allagasti la steppa dove sorge il sol dell'avvenir Fosti tu che allagasti la steppa dove sorge il sol dell'avvenir Ohi cosacca hai fatt

I MISTERI GODURIOSI V.M.18 prima parte

componimento maleducati  c' è gente  che compone poesie piene di phatos o d'amore e poi  di dolcezza,tristezza,saggezza e un tot di roba che finisce con ...ezza etc poi c'è anche qualcuno e meno male che compone qualcosa di scollacciato al limite del maleducato, ma che alla fine bisogna dire e ammettere ha un unico scopo quello di far ridere o almeno sorridere e QUESTO SCOPO spesso l'ottengono bene queste  componimenti compariranno in codesti post  a cura di I. O. ************************************************************************************************************** I MISTERI  GODURIOSI   ( da 1 a 10 ) Nel primo mistero godurioso si contempla san Cirillo che col cazzo fatto a spillo inculava i microbi. Era un fenomeno! Nel secondo mistero lussurioso si contempla sant'Ilario che col cazzo sul binario deragliava i rapidi. Era un fenomeno! Nel terzo mistero peccaminoso si contempla santa Cecilia che con la fica fatta a conchiglia catturava i bigoli. Era un fenom