nella mitologia Greca e pure in quella Romana Chárōn, ( meglio conosciuto oggi come Caronte ) "ferocia illuminata" era il traghettatore dell'Ade. Come psicopompo trasportava le anime dei morti da una riva all'altra del fiume Acheronte, ma solo se i loro cadaveri avevano ricevuto i rituali onori funebri (o, in un'altra versione, se disponevano di un obolo per pagare il viaggio); chi non li aveva ricevuti (o non aveva l'obolo) era costretto a errare in eterno senza pace tra le nebbie del fiume (o, secondo alcuni autori, per cento anni).
Nell'antica Grecia vigeva la tradizione di mettere una moneta sotto la lingua del cadavere prima della sepoltura. La tradizione rimase viva in Grecia fino ad epoche abbastanza recenti ed è probabilmente di origine antica. Qualche autore sostiene che il prezzo era di due monete, sistemate sopra gli occhi del defunto o sotto la lingua.
Nessuna anima viva è mai stata trasportata dall'altra parte, con le sole eccezioni della dea Persefone, degli eroi Enea, Teseo, Piritoo e Ercole, Odisseo, del vate Orfeo, della sibilla cumana Deifobe, di Psyche e, nella letteratura e nelle tradizioni successive a quella greca antica, di Dante Alighieri.
Joachim Patinir, Passaggio agli Inferi (1515-1524), Museo del Prado
Le due opere più significative in cui s'incontra la figura di Caronte sono sicuramente l'Eneide di Virgilio e la Divina Commedia di Dante. Alla fine del V secolo a.C., compare nella commedia Le rane di Aristofane, in cui urla insulti nei riguardi della gente che lo attornia. Nella Divina Commedia viene descritto con la barba e i capelli bianchi e con gli occhi rossi come il fuoco.
Viene spesso detto che Caronte trasportava le anime attraverso il fiume Stige; ciò è descritto nell'Eneide[1]. Comunque per molte fonti, incluso Pausania[2] e, in seguito, l'Inferno di Dante, il fiume era l'Acheronte.
Caronte virgiliano nell'Eneide
Caronte viene citato nell'Eneide da Virgilio al libro VI, per la prima volta al vv. 299. La sua figura è descritta da espressioni e immagini molto brute e realistiche.
(LA)
« Portitor has horrendus aquas et flumina servat
terribili squalore Charon, cui plurima mento
canities inculta iacet, stant lumina flamma,
sordidus ex umeris nodo dependet amictus. »
(IT)
« Caronte custodisce queste acque e il fiume e, orrendo nocchiero, a cui una larga canizie invade il mento, si sbarrano gli occhi di fiamma, sordido pende dagli omeri il mantello annodato. »
(Eneide VI 298-301)
(LA)
« Ipse ratem conto subigit velisque ministrat
et ferruginea subvectat corpora cumba,
iam senior, sed cruda deo viridisque senectus. »
(IT)
« Egli, vegliardo, ma dio di cruda e verde vecchiaia, spinge la zattera con una pertica e governa le vele e trasporta i corpi sulla barca di colore ferrigno. »
(Eneide VI 302-304)
Caronte Dantesco nella Divina Commedia[modifica | modifica wikitesto]
Ritroviamo nel canto III dell'inferno delle terzine che descrivono Caronte in vari lati della sua figura:
come vecchio e canuto;
« Ed ecco verso noi venir per nave
un vecchio, bianco per antico pelo,
gridando: "Guai a voi, anime prave! »
(Inferno III 82-84)
come nocchiero con la barba e gli occhi infuocati;
« Quinci fuor quete le lanose gote
al nocchier de la livida palude,
che ’ntorno a li occhi avea di fiamme rote. »
(Inferno III 97-99)
come demone severo, ordinato e sistematico.
« Caron dimonio, con occhi di bragia
loro accennando, tutte le raccoglie;
batte col remo qualunque s’adagia »
(Inferno III 109-111)
Il Caronte dantesco si differenzia dalla tradizione precedente perché viene infernalizzato, ovvero perde la sua virilità e la sua forza ma diventa un semplice esecutore in negativo della volontà divina (un demone).[senza fonte]
Nella cultura popolare
Il “Caronte” era lo schiavo incaricato di accertarsi della morte del gladiatore sconfitto, non graziato, dandogli il colpo finale, nel caso fosse ancora in vita. A tal fine utilizzava una mazza ed aveva il volto coperto da una maschera, rappresentante Caronte (il nocchiero mitologico che traghettava le anime dei morti da una riva all'altra del fiume Acheronte, nel regno degli Inferi). Dopo aver assolto a questo compito, recuperava il cadavere, caricandolo su un carro o su una barella, attraverso la porta libitinensis e lo deponeva nello spoliarium, l’obitorio dell’anfiteatro, dove venivano tolti gli abiti e le armature al gladiatore morto.
lo spoliarium era una stanza senza angoli (più facile da pulire) nella quale[?] i caronti generalmente facevano commercio del sangue dei gladiatori, che era considerato sia amuleto che cura per debolezza ed impotenza. I caronti si coloravano la pelle con colore verdastro, tipico dei cadaveri in decomposizione. Il rituale della "mazza" è rimasto fino ai giorni nostri, quando un papa muore viene chiamato tre volte con il nome di battesimo e gli viene dato qualche colpo di martelletto alla tempia per verificare che sia morto. A partire dal 2012 il suo nome è stato spesso utilizzato in Italia per riferirsi ad ondate di calore particolarmente intense nel periodo estivo con il significato allegorico di "traghettare"nel cuore della calda estate
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CARONTE secondo il Pì
secondo il Pì Caronte era un tirchio malefico musone e rompicoglione modificato nel carattere e nel fisico da sciagure variev che, assunto a tempo indeterminato da chi poteva farlo per trasportare i morti da una riva all'altra del fiume Acheronte sito nei pressi dell'Ade quello faceva , col tempo però egli prese a trasportare senza problemi chi oltre che morto stecchito aveva con con se un obolo meglio se sostanzioso ma almeno consistente in un soldo . mentre inizio a fare problemi rifiutando il trasporto a chi pur morto non aveva avuto i rispettivi onori funerei oppure non avea obolo alcune arrivando, in sempre più casi, all'offesa greve con tanto di accompagnamento materiale sul parecchio violento tipo remate sul viso et similiare
egli trasportava i defunti con una barca che faceva letteralmente cagare, piena di buchi e toppe varie che a vederla chiunque avrebbe detto che il solo fatto non affondasse al'istante fosse un miracolo sulla quale nessuno sano di mente o vivo sarebbe mai montato; principalmente per questo Caronte trasportava solo morti; dice che nel tempo i defunti che non avevano con se abbastanza denaro etc venivano dal Caronte tirati tramite catapulta da una riva all'altra del fiume questo col solo scopo di risparmiare tempo e fatica, 'sto modo di trasportare fu dismesso in maniera forzata dal Caronte dopodiché un numero imprecisato di anime Prave inizio a lamentarsi presso i relativi capi gironi et l'intervento di quest'ultimi di cui nulla si sa se non che per un mese si sentirono grida, puzza di bruciato e non si vide altro che fumo e nebbia
Caronte era di umili origine, fin da piccolo aveva coltivato il sogno di fare il raccatta palle in uno dei qualsiasi sport che con le palle aveva a che fare. questo sogno non poté mai avverarsi perché in tenera età egli si ritrovo già vecchio di cent'anni e con un lavoro ab tempo indeterminato da svolgere senza aver possibilità di rifiutarlo in alcuna maniera
un giorno egli incontro un defunto che avea in se un panino farcito prosciutto crudo di Parma e formaggio fresco di pecora appena preparato il cui profuma invadea l'area circostante con forza invadente fu in quel momento che Caronte capì cos'era il libero arbitrio, fu appropriandosene e sopratutto cibandosene che il Caronte inizio a fregarsene delle regole imposte che volevano da lui solo ligio dovere e silenzio e a fare un po più come si pare
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