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Montignoso: Tar ferma la discarica per un mese

Montignoso: Tar ferma la discarica per un mese . 

 Cava Fornace è chiusa, almeno fino al 15 ottobre.
 Lo ha stabilito il Tar della Liguria imponendo una sospensiva tecnica all'autorizzazione data dalla Provincia per riempire la ex cava dalla quota 20 metri (di altezza) a quota 25. Una sospensiva tecnica perchè il Tribunale amministrativo della Liguria si è dichiarato - come da logica - incompetente e quindi ha spostato tutto sulla Toscana. Ma nel frattempo si blocca lo scarico dei rifiuti. 

La notizia è stata accolta con gioia dal comitato contro la discarica e dalle altre organizzazioni ambientaliste e non che si battono contro la Programma Ambiente Apuane spa, società che ha in gestione la cava. Diversa la reazione della Programma Ambiente. Che «ha preso atto dell'ordinanza n. 334 di oggi, 18.9.2009, del Tar Liguria, Sez. I, relativa alla ex Cava Viti, con la quale detto Tribunale, sicuramente incompetente a decidere il merito della controversia, ha accolto a tempo (cioè con scadenza) la domanda cautelare proposta da un Comitato di cittadini sui provvedimenti della Provincia di Massa e della Provincia di Lucca autorizzativi a salire a quota + 25, nei limiti indicati in motivazione, e cioè fino alla individuazione del Giudice a cui appartiene la cognizione sul merito della controversia. La citata ordinanza è andata in contrario avviso ai numerosi provvedimenti del Tar competente (ordinanze nn. 236/2008, 228/2008 e 229/2008, nonché sentenze nn. 214/2009 e 215/2009 del T.A.R. Toscana) con i quali erano state rispettivamente rigettate le domande cautelari e respinti i ricorsi di merito proposti, in relazione alla medesima discarica (c.d. Fornace o ex Cava Viti) oggetto del procedimento da ultimo instaurato, sia dal richiamato Comitato di cittadini che da altri soggetti. La motivazione dell'ordinanza si rifà esclusivamente al coinvolgimento dell'ambiente come valore costituzionalmente protetto (che nessuno ha mai messo in dubbio) e non motiva affatto sulle ragioni di diritto e sul pregiudizio grave e irreparabile che avrebbe dovuto assistere il ricorso proposto e che, secondo i legali della Programma Ambiente Apuane e di quelli della Provincia di Massa Carrara e della Provincia di Lucca, non sono assolutamente sussistenti. Pertanto, ad avviso della Programma Ambiente Apuane e dei suoi legali, l'ordinanza del Tar Liguria in questione è sicuramente illegittima e contro di essa è già in notifica il ricorso al Consiglio di Stato». Mentre la notizia arrivava a Montignoso, a villa Schiff - sede del Comune - il sindaco Federico Binaglia convocava una conferenza stampa per illustrare una proposta di ordine del giorno da presentare alla conferenza dei servizi che doveva decidere nuovi interventi sulla discarica. In pratica Binaglia, insieme all'assessore all'ambiente Vietina ribadivano due cose: a) che la discarica doveva contenere per il 70% rifiuti come la marmettola di granito; b) il no del Comune alla richiesta della Programma Ambiente Apuane di scaricare a cava Viti tutta una nuova serie di rifiuti, ma soprattutto il divieto a scaricare tutta una nuova serie di rifiuti con concentrazioni di «veleni» tre volte più alte che la norma. Insomma Binaglia cercava di rompere un assedio: da una parte la sentenza del Tar che blocca tutto, dall'altra la società che gestisce la discarica che chiede di portarci sempre più materiali. In mezzo tanti interrogativi. A partire dalla fiduciaria-non fiduciaria, ovvero dalla società che detiene un quarto delle azioni della discarica in mano (almeno nominalmente) al commercialista Giulio Andreani, per proseguire con la vicenda dei rifiuti in cemento-amianto arrivati dal Lido di Venezia dove si sta demolendo il vecchio palazzo del cinema. Da chiarire prima o poi. (19 settembre 2009)
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precedenti articoli attinenti 

 MONTIGNOSO "La discarica non serve il territorio" 

La marmettola apuana finisce altrove La discarica di cava Fornace fu costruita negli anni ’90 per lo smaltimento dei residui della lavorazione di marmi e graniti nelle aziende del comparto apuo-versiliese. Ma l'inchiesta pubblica dimostra che la marmettola apuana finisce altrove. Il Comitato dei cittadini: "Serve un'indagine sullo smaltimento dei residui lapidei delle aziende locali" Home - Notizie Massa Carrara prec succ Massa, 19 agosto 2009 - La discarica c’è ma manca... la marmettola. Nell’impianto di cava Fornace, nato negli anni ’90 per lo smaltimento dei residui della lavorazione di marmi e graniti nelle aziende del comparto apuo-versiliese, di rifiuto locale ce ne sarebbe poco o nulla. La discarica ha lavorato con la marmettola di Verona e grazie ai successivi ampliamenti dei codici di conferimento (fanghi, terre e rocce e materiali contenenti eternit): sembra così clamorosamente smentita la ragione “politica” per cui la Provincia l’ha autorizzata — a ridosso dell’area protetta di pregio ambientale del Lago di Porta e della Torre Beltrame sottoposta a vincolo archeologico — e fatta “digerire” a chi non l’avrebbe voluta. E’ uno dei dati emersi dall’inchiesta pubblica appena conclusa, forma di partecipazione dei cittadini alla valutazione di impatto ambientale garantita dalla legge. La procedura di Via era stata avviata l’anno scorso sul progetto di completamento della discarica presentato da Programma Ambiente Apuane spa: la gestione era infatti autorizzata fino a 20 metri sul livello del mare e la società ha chiesto di proseguire fino a 110 metri nei prossimi 15 anni con un riempimento a “gradoni” dell’ex cava e successivo ripristino ambientale, ampliando ulteriormente i codici di conferimento (ad esempio alle scorie di centrali termiche e termovalorizzatori) Un po’ di storia, ricavabile dal web dell’inchiesta pubblica in http://gisnetwork.provincia.ms.it, aiuta a capire. Il tormentone degli anni ’90 fu che il territorio doveva avere un impianto per smaltire la propria marmettola. A tal scopo si costituì la società mista Mar srl che nell’ottobre 1995 stipulò una convenzione con Rimavi spa per la realizzazione e la gestione della discarica. Nell’agosto del 1997 la Provincia autorizzò Mar srl a realizzare una “discarica sperimentale di II Categoria tipo B per lo smaltimento dei residui delle lavorazioni lapidee (marmettola)” e nell’agosto 2000 ne autorizzò l’esercizio. Ma già nel 2001 Rimavi ottenne altri quattro codici: terre e rocce, terre di dragaggio, materiali da costruzione e isolanti contenenti amianto. Nel 2006 Rimavi diventa Programma Ambiente Apuane spa che nel 2007 ottiene la riclassificazione in “discarica per rifiuti non pericolosi”. Sui dati emersi dall’inchiesta pubblica richiama l’attenzione Marco Di Gennaro del Comitato dei cittadini di Montignoso, che si oppone alla riclassificazione della discarica per motivi di compatibilità ambientale. Nel 2007, spiega, a cava Fornace vengono conferite 1.494,75 tonnellate di marmettola, tutte da Verona. La spiegazione? L’impianto del Brentino a Massarosa era economicamente più conveniente. Il 31 dicembre 2007 il Brentino chiude ma, sorpresa, delle 121.203,45 tonnellate di marmettola conferite nel 2008 a cava Fornace solo l’8,35% arrivano da Massa Carrara e un 30% da Lucca (in totale circa 47mila tonnellate sulle 250mila che si stimano prodotte nel comparto) mentre il 52,18% arriva da Verona e il 9,02% da Gorizia. Questo ha spinto il Comitato a chiedere, nei due incontri con la commissione consiliare ambiente della Provincia del 13 e 20 luglio scorsi, che l’Osservatorio provinciale dei rifiuti indaghi su dove viene effettivamente smaltita la marmettola apuo-versiliese. La Provincia, aggiunge il Comitato, in giugno, a inchiesta pubblica in corso e con totale mancanza di trasparenza, ha rilasciato una proroga dell’autorizzazione alla gestione della discarica fino a +25 metri sul livello del mare. "Secondo noi la proroga è illegittima — commenta Di Gennaro —. In ogni caso la discarica non serve al territorio e quindi viene meno il requisito socio economico previsto dalla valutazione di impatto ambientale". La situazione non è diversa per altre tipologie di rifiuti: nel 2007 delle 186,63 tonnellate di materiali con amianto conferite, il 68,51% arriva da Firenze, il 26,77 da Lucca e il 31% da Trapani. Nel 2008 a cava Fornace arrivano 10.403,13 tonnellate di materiali con amianto da 34 province: solo il 7,19% da Massa e il 3,95% da Lucca. Sempre nel 2008, in discarica vanno 7.778,87 tonnellate di terra e rocce provenienti da Verbania (19,15%) e da Milano e 420,03 tonnellate di fanghi di dragaggio dalla Spezia: "Secondo noi si tratta di rifiuti potenzialmente pericolosi — spiega Di Gennaro —: abbiamo fatto un esposto all’Arpat e alla commissione ambiente della Provincia perché verifichino le analisi. Pensiamo che le terre provengano da bonifiche di un’area ex Falk a Milano e dall’area ex Indel di Domodossola poi sottoposta a sequestro giudiziario lo scorso dicembre". Il Comitato, nota il Di Gennaro, giudica positivamente lo strumento dell’inchiesta pubblica e ritiene che "viste le conclusioni, è ragionevole aspettarsi che la conferenza dei servizi che in settembre esprimersi sulla “Via” prenda atto della situazione". Nel frattempo il Comitato ha depositato ricorso al consiglio di Stato contro la sentenza 215/2009 con cui il Tar ha rigettato la richiesta di annullamento della determina dirigenziale 8691 del luglio 2007 con cui la Provincia autorizzò la riclassificazione della discarica: "Secondo noi lo scenario è ancora aperto. Se il consiglio di stato ci desse ragione, potrebbe essere chiesta la bonifica del sito di discarica con la rimozione di quanto depositato fino alla quota di 20 metri sul livello del mare". Anna Pucci
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No alla riclassificazione della discarica di Cava Viti Ottobre 12, 2007 

Riceviamo dal Comitato comunale contro la riclassificazione della discarica di cava Fornace (cava Viti) e molto volentieri pubblichiamo questo comunicato stampa e il volantino realizzato dal Comitato stesso. Vi invitiamo tutti ad andare a firmare a Montignoso! Nel totale silenzio degli amministratori provinciali e comunali che ha fatto seguito alla nota con la quale sono stati richiesti chiarimenti sulla procedura di riclassificazione della ex cava Viti di Montignoso e ribadita la posizione di contrarietà dello stesso Ministero dell’Ambiente, il Comitato comunale continua la lotta a tutto campo per l’annullamento della determina provinciale. Nelle prossime settimane il ricorso contro il provvedimento dirigenziale verrà completato ed inoltrato al Tribunale Amministrativo Regionale. La sottoscrizione dell’istanza viene effettuata presso lo studio legale dell’avvocato Poggi Casimiro, situato a Massa in P.zza De Gasperi 4 (davanti al Tribunale) dal lunedì al venerdì, dalle 16,00 alle 20,00. Allo scopo di agevolare i cittadini interessati a firmare che hanno difficoltà a recarsi presso lo studio nell’orario previsto il Comitato ha organizzato per sabato 13 ottobre prossimo un incontro sul territorio montignosino con l’avvocato Poggi. Le firme verranno raccolte in Via Pero, di fianco alla Scuola Materna, dalle ore 16,00 alle 19,00. Il Comitato nel ricordare che possono firmare tutti i cittadini maggiorenni, anche residenti in Comuni diversi da Montignoso, esibendo la carta d’identità ed il codice fiscale, invita tutti i cittadini che hanno a cuore il destino del territorio, dell’ambiente e della salute propria e dei figli a sottoscrivere il ricorso. Il Comitato comunale 
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