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EMERSON LAKE & PALMER UN GRUPPO MITOLOGICO
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Nati dall’unione di tre musicisti provenienti da grossi nomi della scena progressiva o protoprogressiva britannica (Keith Emerson – Tastiere, proveniente dai Nice; Greg Lake – Basso, Chitarra e Voce, proveniente dai King Crimson e Carl Palmer – Batteria, proveniente dagli Aromic Rooster), gli ELP si propongono di impostare un progetto quasi del tutto inedito nella storia rock/pop del periodo, ovvero quello della costruzione di un gruppo tastierocentrico e molto solido in grado di destreggiarsi con disinvoltura tra pop, rock, riletture classiche, ampie divagazioni strumentali e sperimentazioni sonore e timbriche, grazie soprattutto alle possibilità offerte dagli ancora giovanissimi sintetizzatori. Keith Emerson, vera icona del gruppo, aveva già tentato questa strada con i Nice (peraltro con alcuni apprezzabili risultati), ma i tempi forse non erano ancora maturi ed i compagni d’avventura forse non abbastanza all’altezza sicché la nuova formazione ed il suo esordio "Emerson Lake & Palmer" costituirono una nuova formidabile opportunità per il talentuoso e pirotecnico tastierista d’Albione.
Dopo poco tempo dalla sua formazione, il trio si trova già a suonare le prime date ed a preparare l’esordio discografico su cui molte aspettative vengono nutrite da pubblico e critica, vista la caratura dei musicisti coinvolti. Nel 1970 viene pubblicato "Emerson Lake & Palmer" e l’accoglienza è grandiosa ovunque, dentro e fuori i confini britannici.
Il disco si compone di sei brani, almeno due dei quali "Lucky Man" e "Knife Edge", rimarranno cavalli di battaglia del gruppo per molti anni a venire. Ancora oggi, a distanza di oltre vent’anni, i suoni dell’album rimangono interessanti e le composizioni affascinano per la loro freschezza ed originalità. Il brano di apertura, "The Barbarian", è un vero assalto heavy di Hammond supportato da una ritmica incisiva e da suoni ruvidi su cui Emerson innesta con energia l’omonimo tema del compositore classico Bartòk. Dopo l’aggressività iniziale, trova spazio un sipario pianistico dinamico sorretto da una sezione ritmica precisissima ma assolutamente poco invadente, perfetta per permettere ad Emerson di esprimere il suo virtuosismo, ma ben presto il tema iniziale riprende spazio e la composizione ci riporta con vigore a suoni decisamente più duri (chi l’ha detto che ci vuole per forza la chitarra?). Si prosegue con un brano dalla natura completamente diversa, ovvero la lunga "Take a pebble", composizione delicata, poetica e sognante caratterizzata dal protagonismo della bellissima voce di Lake che incanta l’ascoltatore mentre Emerson ricama intarsi pianistici di squisita fattura e si lancia in un assolo coinvolgente. Anche all’interno di questa canzone troviamo una divagazione strumentale che rompe con il tema principale, si tratta questa volta di una parentesi quasi country che però ben presto ritorna all’eterea bellezza del tema principale. "Knife Edge" riporta il disco sui binari dell’hard progressivo, grazie ad una base ritmica energica e ad un uso sapiente dell’Hammond come strumento guida nel riffing e nella creazione dell’impatto sonoro. Lo spazio per una ulteriore esplorazione classicheggiante viene ritagliato nel cuore del pezzo grazie alla rilettura di un tema di Janacek (il che causerà perfino noie legali al buon Keith) ed anche in questa occasione il trio fa centro in pieno, mantenendo viva l’attenzione dell’ascoltatore e regalando una composizione sia orecchiabile che originale, frutto della grande abilità e dell’eccellente gioco di squadra del gruppo. Dopo i primi tre brani, però le coordinate dell’album si modificano ed Emerson prende completamente le redini della situazione ritagliandosi uno spazio tutto suo con "The Three Fates", piccola suite divisa in tre movimenti di diversa natura e di diversa ispirazione. Si comincia con "Clotho" in cui il virtuoso tastierista si lancia in una breve quanto solenne manifestazione di barocchismo liturgico all’organo, creando un’atmosfera di solenne imponenza; il secondo movimento, "Lachesis", è invece appannaggio del solo pianoforte e fa della leggiadria il suo maggior elemento caratterizzante, senza che Emerson dimentichi di ricordarci in ogni istante quale bravo pianista sia; l’ultimo movimento, "Atropos" richiama in gioco i compagni di squadra Lake e Palmer e riporta una verve decisamente rock nella composizione, portando vitalità ed energia laddove una maggiore calma aveva regnato poco prima. Si prosegue, tornando definitivamente al rock, con "Tank" brano nel cui incipit Emerson tesse un ricco barocchismo su un tappeto percussivo incalzante e preciso di Palmer, il quale fa di questa composizione la vera vetrina del proprio talento, senza che però i compagni scompaiano dietro le quinte, non per molto almeno.



Nell’ultima parte del pezzo il gruppo torna ad esibirsi al completo ed Emerson inserisce una coda di sintetizzatore fino a quel momento mai utilizzata nel rock, non solo donando maggior fascino al finale, ma scatenando immenso interesse nel mondo musicale di allora ed ispirando centinaia di giovani tastieristi in tutto il continente. L’album si chiude con l’acustica, delicata e quasi ingenua "Lucky Man", canzone orecchiabile tutta sorretta dalla chitarra e dalla voce di Greg Lake, e questo basterebbe a far apprezzare il brano ed a calare degnamente il sipario sul disco, ma sul finale l’intervento al sintetizzatore di Emerson scatena un colpo di coda impensato, emozionante e di grande effetto (sebbene casuale, leggetevi le note nel libretto del cd), il quale fa andare in brodo di giuggiole il pubblico ed apre gli occhi a molti sulle possibilità offerte dall’invenzione del signor Moog. In conclusione questo disco rappresenta l’inizio di una grande avventura musicale ed ogni suo brano è una piacevole esperienza, nonché la dimostrazione che molto c’era ancora da dire e da scrivere nella storia del rock quando Emerson, Lake e Palmer decisero di abbattere la dittatura della chitarra e di superare i confini della canzone pop/rock. Anche attraverso queste note passa la storia della grande rivoluzione musicale che si è compiuta tra gli anni ’60 e ’70, per cui comprate questo disco e fatene un monumento.


Recensione da truemetal.it



Emerson, Lake & Palmer - Tarkus





http://it.wikipedia.org/wiki/Emerson,_Lake_%26_Palmer
http://www.emersonlakepalmer.com/http://www.ondarock.it/rockedintorni/elp.htm
http://www.emersonlakepalmer.com/



MEMORABILIA

non so come mai ma d'un tratto in casa mia comparirono i long playng degli Emerson lake & palmer , erano i primi mastodontici lavori del gruppo . album non certo di facile presa per un ragazetto abituato a DRupi, Marcella Bella i collage etc che da poco aveva iniziato ad aascoltare la " vera musica " tipo PINK FLOYD; DEEP PURPLE ETC
in contemporanea o quasi all' apparizione dei sopradetti album la rai trasmesse anche un concertlo degli ELP in cui venivano intervallati alle immagini dei musicisti altre immagini in cui tra gli altri apparivano le figure di alcuni supereori marvel tra cui SILVER surfer..... seppi dopo che il brano era pictures ad ... , so solo che segui tutto il concerto che anche se un po peso per me ( " all' epoca ) che di solito guardavo goldrake mi rimase inpresso oltre che per l' apparizione degli eroi marvel di cui ero un avido lettore anche per la bravura del tastierista e dei musicisti del gruppo in generale-; cosi' con la dovuta pazienza mi misi ad ascoltare i loro album , pregni di virtuosismi non erano certo per palati da musica dda balera ma piano piano mi ci appassionai fino ad apprezzarli per quei mostri sacri che in realta erano , la loro preparazione e capacita' a livello musicale spazzava via tutti i vari gruppetti musicali Italiani che con 2 note e mezzo accordo credevano di aver fatto chissa che, c'erano piu note e variazioni musicali in un disco degli ELP che in un 'intera discografia dei vari BAglioni, cocciante, venditti etc , e anche se questo non voleva dire granche poneva gli ELP in un altro piano , un po' piu alto degli altri seppur bravi e validi colleghi querlo dei Capisaldi quello di coloro che con la loro inventiva/capacita*creativita etc avevano lasciato un impronta indelebile nel campo della musica passando di diritto nella storia , indimenticabili le loro performance live , piene zeppe di virtuosismi indimenticabili i loro primi album che un vero cultore della misica dovrebbe possedere e conoscere

in un epoca di canzoni da 2 soldi, di facili melodie i dischi degli ELP appariranno un po ostici , l' orecchio della maggioranza è ormai abituato a musichette lineari dove i cambi di tempo e le variazioni musicali sono al massimi uno o 2 ( se presenti ) eppure questi album all' epoca erano agli apici delle classifiche mondiali e questo la dice lunga di come i tempi siano cambiati comunque sia consiglio agli ascoltatori di musica easy di sforzarsi e di ascoltare questi dischi che comunque fanno parte dei pilastri della musica mondiale al pari di certe opere di musica lirica .
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