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EROS e CUPIDO praticamente la stessa persona

 EROS = CUPIDO per i Romani



La divinità grazie a cui tutti noi ci amiamo, sia con la carne che con l'anima, si chiama Eros, (Cupido per i romani). È il dio dell'amore in tutte le sue sfumature, e spesso ce lo immaginiamo come un bambino paffuto, alato e armato di arco e frecce dell'amore. Però i greci non se lo sono sempre immaginati così, poiché è stato oggetto di numerose e differenti genealogie. Infatti, secondo Esiodo, era una delle divinità primordiali ad avere preso vita dal Caos, senza avere una forma specifica, poiché l'Amore era nato ancora prima della nascita degli uomini. Anche secondo il mito Orfico, Eros è una delle divinità primordiali, nato da un uovo concepito dalla Notte. In quel caso è descritto da taluni, come Aristofane, con delle splendenti ali dorate.
Era molto venerato soprattutto in Beozia, e si dice che la sua statua fosse una semplice pietra grezza, in prova del fatto che l'Amore non fosse ancora concepito in una forma specifica e antropomorfa.
Omero, invece, ha concepito l'Eros come un concetto ancora più astratto, di cui sono succubi i mortali quanto gli dei, compreso il grande Zeus stesso.


Successivamente, il dio prenderà invece la forma di un fanciullo alato, splendido e con la corporatura atletica, mentre altri autori ne avrebbero fatto un bambino alato e armato di arco e frecce: in quei casi, la divinità è figlia di Ares (o Ermes) e Afrodite. Secondo alcuni autori, come Ovidio, possedeva dardi sia d'oro che di piombo: con i primi faceva innamorare chiunque ne venisse colpito, mentre con i secondi causava l'effetto opposto, come accadde ad Apollo e Dafne.
Uno degli amori di Eros è stato quello con Psiche, una fanciulla talmente bella che dovette subire l'invidia e la collera della suocera, la dea Afrodite.
Oltre che una divinità religiosa, Eros è stato anche oggetto di discussione di molti illustri filosofi, come Empedocle e Platone. Quest'ultimo non ne faceva una divinità, bensì un demone, figlio di Poros (abbondanza) e di Penia (povertà) che si frapponeva tra ciò che era umano e ciò che era divino: il concetto di Platone, raccontato nel "Simposio", lo si trova in queste parole da lui scritte:
"Poiché Eros è figlio di Poros e di Penìa, si trova nella tale condizione: innanzitutto è sempre povero, e tutt'altro che bello e delicato come dicono i più; al contrario è rude, sempre a piedi nudi, vagabondo, perché ha la natura della madre ed è legato al bisogno. D'altro canto, come suo padre, cerca sempre ciò che è bello e buono, è virile, audace, risoluto, gran cacciatore; è amico della sapienza ed è ricco di trucchi, e così si dedica alla filosofia nell'arco di tutta la sua vita."

~ William Adolphe Bouguereau, "Cupido e la farfalla", 1888 ~




Eros Il dio dell’amore possente




Eros (Cupìdo per i romani) è il dio dell’amore possente, della forza travolgente che spinge ed attrae gli uomini.
I greci raffiguravano Eros come un giovinetto di aspetto bellissimo, nudo, armato di arco e frecce con cui trafiggeva d’amore il cuore dei mortali e degli dei. Secondo la tradizione, Eros, appena nato, fu portato da sua madre, Afrodite, al cospetto degli dei: Zeus intuì immediatamente quali e quanti danni il divino fanciullo avrebbe provocato, e consigliò alla madre di sopprimerlo.
La dea non seppe risolversi a ubbidire, e nascose invece il bimbo nel folto dei boschi, dove sopravvivesse nutrito dal latte delle belve feroci.
Era ancora molto giovane quando si costruì un arco e le frecce e cominciò quasi per gioco a esercitarsi, finché divenne un infallibile arciere. A fare le spese dell’abilità di Eros furono tutti coloro che, venivano raggiunti da una delle frecce, cadendo così inesorabilmente vittime del mal d’amore.

Per i Romani...



I Romani identificarono il dio greco Eros con il loro Cupido (da cupere, “bramare”). Nella mitologia romana, era figlio di Venere, dea dell'amore, e di Vulcano, dio del fuoco. Noto soprattutto come il dio giovane e bello che si innamorò di Psiche, una fanciulla bellissima. 
In altri racconti appare come un ragazzo dispettoso che colpisce indiscriminatamente uomini e dei con le sue frecce, facendoli innamorare perdutamente. 
Nelle raffigurazioni artistiche di solito Cupido appare come un bimbo nudo e alato, spesso bendato, con arco e frecce.

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