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PIETRO MARAZZO - UN CULATTONE A CAPO DI UNA REGIONE ?sfogo di : ertrucido





ma questo è proprio un coglione , non solo va a trans , non solo usa per andarci le auto blu , non solo fa' tutto questo nel tempo in cui dovrebbe lavorare per i cittadini, non contento si ingobbia pure per bene di cocaina e si fa' beccare in piena azione !!!.

Marazzo sei un coglione , bella figuretta di merda che hai fatto ( e quella son cazzi tuoi e dei trans tuoi amici ) ma ancor piu' grande la smerdata che hai fatto fare alla sinistra tutta che non è che ne abbia proprio di bisogno

Marazzo dillo a tua moglie il perche' eri li' col trans e la droga invece di esssere in riunione, spiega ai tuoi figli cos'e' un trans e a cosa ti serviva , di a chi ti ha votato, a chi ti ha messo dove sei ( meglio eri ) che sei una persona seria di cui ci si puo fidare , dillo ora ! e non per il trans , per la droga!!! per la serieta di cui ti vantavi !, per il fatto che, fino a poco tempo fa' , combattevi quelli come te ....................................................
.... ma vaffanculo!!!!! ... opss ci sei gia.
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sposato e con figli l'ex difensore dei deboli , l' anti ingiustizie , il brav' uomo di rai 3 si fa' beccare metre cavalca , ( o si fa cavalcare da ) un trans con l' aggravante della cocaina che a suo dire era li' per caso
( guardate come ride il soggetto mentre pensa alla prossima orgia nella foto ad inizio post . piglia pure per il culo )
questo e' uno dei trans con cui andava il sant 'uomo ( si' perche aveva una specie di harem ordinato per misura del pene e prestazioni disponibili )

quello che mi fa girare le palle è che magari ora sto' trans diventera 'pure famoso , lo troveremo su tutti canali tv a dire fare e brigare , pontificare su questo e quello come se noi Italiani avessimo bisogno dei suoi insegnamenti ( maremma zozza!! ) bastano e avanzano quelli che ci son gia , che mo' non mi ricordo i nomi ma basta accendere la tv che si trovano subito . .............................( can del boia.............porco boia.......boia ladra ...... .orcoboia budello cane ladro !!..............)............, .... speriamo di no ma il pericolo è serio!


http://it.wikipedia.org/wiki/Piero_Marrazzo
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Marrazzo, il trans e la autosospensione. Cosa dicono i politici di destra
La vicenda del governatore del Lazio Piero Marrazzo ha scatenato i commenti dei politici. Ecco una selezione raccolta dalle agenzie di stampa tra gli uomini e le donne della destra.

MARCO DI LELLO, esponente socialista di Sinistra e Libertà.

“La vicenda legata al Presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo, al di là degli aspetti imbarazzanti e per certi versi inquietanti che lo hanno come protagonista è, se alcuno ne avesse sentito il bisogno, la plastica dimostrazione della ormai endemica patologia che ha seriamente infettato il nostro sistema mediatico. Va detto con chiarezza che è un’indecenza intollerabile violare la privacy delle persone.Con altrettanta chiarezza va affermato che la libertà e il diritto all’informazione non c’entrano proprio nulla. Qui siamo di fronte all’arbitrio che, per sua stessa natura, rischia di demolire il nostro sistema democratico”. Di qui l’appello: “Occorre applicarsi, tutti e subito, per tornare a rendere l’Italia un paese normale e civile, altrimenti sarà sempre piu” difficile contestare a Berlusconi come attacchi alla libertà di stampa la previsione di sanzioni penali ai giornalisti che rendono pubblici atti giudiziari coperti da segreto”.

STEFANIA CRAXI, sottosegretario agli Esteri.

La vicenda di Piero Marrazzo “ancora una volta dimostra che in questo Paese, quando si alza il dito per fare i moralisti, e in questi mesi questo ditino è stato alzato da parte della sinistra, poi si scopre sempre che il più pulito dei moralisti c’ha la rogna”: UMBERTO BOSSI, Lega. “No comment.Non so bene, ma mi sembra una cosa brutta”. “Mi sembra una cosa brutta”, ha ripetuto, aggiungendo, peraltro senza terminarlo, un proverbio: “Al Sud dicono: i peccati di pantalone…”.

ROBERTO MARONI, ministro dell’Interno.

“E’ una vicenda personale non credo debba dimettersi”. “E’ una brutta vicenda che mi addolora molto, perché vede il coinvolgimento di 4 carabinieri. Stiamo verificando per capire cosa possa essere successo e per questo sono in contatto con il comandante generale dell’Arma”. “Dopo di che, essendo stato vittima di un ricatto, come ha detto lui, non credo debba dimettersi. Sono sempre dell’idea che la vita personale è personale e ognuno può fare ciò che crede”. “Se una persona subisce un ricatto diventa vittima del reato quindi non può essere condannata. Bisogna condannare chi compie i reati. Però ci sono ancora lati oscuri della vicenda per i quali ci sta pensando la magistratura”.

ANGELINO ALFANO, ministro della Giustizia.

“Sono per la difesa della privacy come valore costituzionalmente garantito e non derubricato rispetto ad altri”: “La privacy è un valore, un bene che l’ordinamento deve tutelare perché è l’attribuzione al cittadino di una tutela nei confronti di una violazione che finisce col comprimere la sua libertà”.

FABRIZIO CICCHITTO, presidente dei deputati Pdl.

“Esprimo la mia solidarietà a Piero Marrazzo perché la vita privata deve essere esclusa dalla lotta politica. Purtroppo l’imbarbarimento della politica nel nostro Paese ha una precisa responsabilità che deriva dal fatto che i giornali di sinistra e la sinistra, da alcuni mesi a questa parte, non hanno fatto altro che attaccare Silvio Berlusconi proprio sul terreno della vita privata. Adesso si vede che le conseguenze sono devastanti per tutti”. “Esprimo il mio sincero rammarico per l’autosospensione di Piero Marrazzo da presidente della Regione Lazio. Sono anche convinto che quello che egli ha fatto come presidente della Regione non è stato minimamente influenzato da questi aspetti della sua vita privata. Credo che adesso possiamo tutti valutare fino in fondo quale devastazione é stata fatta alla politica italiana da quei giornalisti e da quegli esponenti politici che, da mesi, passano il loro tempo ad occuparsi della vita privata di Berlusconi, come se da ciò non potesse inevitabilmente derivare una generalizzazione che avrebbe coinvolto tutto e tutti e che, quasi sicuramente, non si fermerà qui ma è destinata a continuare per la perversa spirale posta in essere da degli autentici irresponsabili”. “Condivito l’invito a non dimettersi avanzato dal ministro Maroni a Marrazzo. Bisogna che si affermi il principio della separazione tra politica e vita privata”.

MARCO MARSILIO, deputato Pdl. “Quella del presidente Marrazzo è una vicenda umana triste e penosa. Posso solo lontanamente immaginare lo sconcerto e dolore dei suoi cari colpiti dalla rivelazione delle sue insospettabili debolezze private. Mentre gli interrogatori dei carabinieri arrestati cominciano a far luce su quanto è effettivamente accaduto, appaiono sempre più inevitabili le dimissioni di Marrazzo: i cittadini del Lazio non possono pagare il prezzo di una crisi provocata da vicende private”. “Tenere in piedi artificiosamente la maggioranza sfruttando le pieghe burocratiche e amministrative per prendere tempo, nella speranza di assorbire il colpo e gestire gli ultimi scampoli di potere, sarebbe irresponsabile e inaccettabile. Alla luce di quanto sta emergendo bene hanno fatto quegli esponenti del Pdl che hanno sottolineato la necessita di capire se i fatti fossero veri o no”. “La sacrosanta solidarietà dovuta a Marrazzo per essere stato vittima di un ricatto, particolarmente odioso perché gli era stato rivolto da infedeli dell’Arma, non poteva far passare in secondo piano il suo grave comportamento. Un presidente che si fa ricattare, non denuncia i suoi estorsori e nasconde segreti inconfessabili, non può ricoprire quell’incarico: insieme a lui si tiene sotto ricatto anche l’istituzione e i cittadini che rappresenta”.

ROBERTO COTA, capogruppo alla Camera della Lega.

“La tutela della privacy dovrebbe valere per tutti”. Così il capogruppo della Lega Nord alla Camera, Roberto Cota, ha commentato la vicenda che vede al centro il presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo.

MAURIZIO GASPARRI, capogruppo dei senatori Pdl.

“Le primarie del Pd si svolgono dopo che si è appreso che a Castellammare di Stabia un iscritto al partito era l’assassino di un consigliere comunale dello stesso partito e mentre il presidente della Regione Lazio, Marrazzo, non ha detto la verità su una vicenda che lo riguarda”.

“Non mi interessa sapere chi frequenti abitualmente Marrazzo e se si trovi in contesti in cui l’uso di cocaina sia abbondante. Trovo ignobile il ricatto tanto più se attuato da appartenenti alle forze dell’ordine. Ma rilevo che Marrazzo ha dichiarato che il video che lo riguarda era falso. Dalla semplice lettura dei giornali, che riportano verbali e testimonianze varie, si evince che Marrazzo ha ammesso i fatti ed anche l’esistenza del filmato”.

“Tralasciando, quindi, gli stili di vita personali sui quali ciascuno potrà formarsi un’opinione, è evidente che Marrazzo ha subito un ricatto, che non lo ha denunciato alla magistratura o ad altre autorità e che ha mentito negando l’evidenza dei fatti”. “Questa vicenda sconcertante ed eclatante dovrebbe essere motivo di riflessione per tutti ed in particolare per il Pd che in queste ore dovrebbe interrogarsi sulla sua crisi morale. Per il resto non traggo conclusioni politiche su dimissioni o altri aspetti, ma reclamiamo risposte e chiarezze”.

“Non abbiamo chiesto noi le dimissioni di Marrazzo, ma è evidente che il castello di bugie crolla travolgendo il presidente in fuga e tutto il Pd. Cala il sipario”.

“Marrazzo lo ammette. Ha mentito. Da Castellammare a Roma la presunta superiorità morale della sinistra, antica menzogna, va in archivio”.

MARIO VALDUCCI, deputato Pdl, presidente commissione trasporti.

“Ormai viviamo tutti una psicosi collettiva che ci fa temere di essere spiati, intercettati, in momenti che non hanno nulla a che fare col nostro ruolo istituzionale. La vicenda di Piero Marrazzo è figlia di questo clima e a lui non può che andare la mia solidarietà, la stessa che Silvio Berlusconi non ha avuto dal centrosinistra quando la sua vita privata ha subito l’indecente assalto di Repubblica”. “Ora c’é da aspettarsi, nel rispetto della libertà di stampa che Santoro dedichi una trasmissione al caso Marrazzo: se così non fosse sarebbe inquietante per un verso ma rassicurante per l’altro”.

ROBERTO FORMIGONI, presidente della regione Lombardia.

Il moralismo non deve essere la base dei giudizi politici perché “non è mai un buon consigliere”, ma soprattutto i “comportamenti personali non devono essere oggetto di strumentalizzazione politica”.

“Sono colpito e desolato che simili episodi accadano, bisogna innanzitutto verificare ciò che è accaduto , ma c’é un grande senso di malinconia e angoscia”.

Secondo Formigoni, il centrosinistra ha fatto facile moralismo: “il moralismo non è mai un buon consigliere nella vita normale e tanto più nella vita politica. Nella vita politica si deve giudicare sulla base del comportamento politico. I comportamenti personali e individuali hanno una rilevanza molto importante ma è bene che non siano mai fatti oggetto di strumentalizzazione politica”.

“Contro Berlusconi quest’arma, come tutte le altre, è stata utilizzata del tutto a sproposito”.

MARIASTELLA GELMINI,ministro della Pubblica istruzione.

“Di fronte a vicende come queste, che riguardano fatti personali, credo doveroso il silenzio e un maggior rispetto per le istituzioni. Solo recuperando il rispetto ci può essere la difesa del sistema Paese ci sono toni troppo accesi. Si possono esprimere pareri discordi, e ben venga lo scontro politico quando è sui temi politici, ma oggi lo scontro é soprattutto sul piano personale, che arriva a coinvolgere le istituzioni e il Paese. Siamo caduti molto in basso e non è bello leggere su tutti i giornali del mondo pagine contro l’Italia e le persone che rappresentano le sue istituzioni”.

AMEDEO LABOCCETTA, deputato Pdl, commissione Antimafia.

Vorrebbe porre dieci domande al governatore del Lazio Piero Marrazzo: “Alle dieci e trenta di ieri le due maggiori agenzie di stampa nazionali battevano un virgolettato del governatore Piero Marrazzo in cui si diceva ‘E’ solo gossip, non ho pagato nessunò. E’ di tutta evidenza che Marrazzo ha mentito, ha detto una bugia. Comprendo l’imbarazzo umano, ma credo che egli debba rispondere ad alcune domande: 1) Il video esiste? 2) Lei ha pagato? 3) Quanto ha pagato? 4) Chi ha pagato? 5) Con quali soldi? 6) Fa uso di sostanze stupefacenti? 7) Perché non ha denunciato l’accaduto? Non ritiene debba dare spiegazioni complessive ai cittadini, pur in considerazione del legittimo rispetto della privacy? 9) Se le cose non stanno come raccontano i giornali, cosa faceva in quell’appartamento? 10) Non ritiene che possa essere vittima dell’imbarbarimento del civile dibattito politico prodotto dalla sua stessa parte politica?”. “E’ ovvio che lo schema delle dieci domande serve a far riflettere chi in questi mesi ha imbarbarito la politica italiana spandendo veleni. Se dovessimo adoperare il metro di Franceschini, ora Marrazzo dovrebbe essere metaforicamente ‘lapidato’. Credo però che qualche spiegazione la debba”.

JOLE SANTELLI, deputato Pdl

“La politica italiana sta prendendo una china pericolosissima a causa dell’accanimento e del voyeurismo imperanti, mascherati da etica pubblica, ha aperto la diga verso l’invadenza totale nella vita privata dei personaggi politici”. “La cultura italiana è differente da quella anglosassone e statunitense in particolare: la vita privata va comunque preservata finché non interferisce con gli incarichi istituzionali. E’ evidente peró che se il voyeurismo è accettato come forma di scontro politico, le istituzioni pubbliche saranno sempre più esposte al ricatto”.

“Oggi dobbiamo prestare particolare attenzione alle ripercussioni gravi che tutto ciò può avere sulle vite delle famiglie dei malcapitati”.

GIANFRANCO ROTONDI, ministro per l’attuazione del programma di Governo.

“Al presidente Marrazzo voglio ribadire la mia stima e la mia solidarietà. Invito tutti ad evitare strumentalizzazioni e a lasciare in pace una persona provata, come pure ha chiesto ieri lo stesso Marrazzo con una dichiarazione netta e chiara”.

MAURIZIO LUPI, deputato Pdl, vice presidente della Camera.

“Basta con moralismi che sperano di abbattere l’avversario” puntando su comportamenti personali: “Noi non usiamo mai due pesi e due misure”, “L’avversario non è un nemico da abbattere”, e si deve deprecare “la politica del pettegolezzo, la violazione della privacy e delle scelte personali”.

“Basta con moralismi che sperano di abbattere l’avversario con i comportamenti personali”. “Ciò che sta accadendo sulla vicenda del governatore del Lazio Marrazzo, cui esprimo tutta la mia solidarietà personale, è la dimostrazione della degenerazione della politica nel nostro Paese. Un uomo che ha responsabilità istituzionali va giudicato sui fatti, sulle azioni concrete che compie per rispondere alle esigenze dei cittadini. Purtroppo, negli ultimi tempi tutto questo è passato in secondo piano e ci si è concentrati sulla ricerca ossessiva di gossip per distruggere gli avversari. Mi sembra che, ormai, abbiamo oltrepassato il livello di guardia. Smettiamola con questo imbarbarimento dello scontro politico e torniamo a discutere di come affrontare le emergenze del nostro Paese”.

VINCENZO PISO, deputato e coordinator regionale Lazio del Pdl.

“Inserire elementi di chiarezza in questa brutta vicenda farà bene a tutti. Non siamo stati noi a chiedere a Marrazzo di dimettersi, ma ora che le dimissioni sono state annunciate dallo stesso governatore, chiediamo che si metta al più presto la parola fine a una situazione illegittima che rischia di trascinarsi per mesi, costringendo la Regione a una presidenza azzoppata e non eletta democraticamente, con tutte le conseguenze del caso”. “I cittadini non meritano polemiche che con la politica non c’entrano nulla. Per questo invitiamo Marrazzo a dimettersi al più presto per andare a elezioni anticipate

MARIA BURANI PROCACCINI, del Pdl, ex presidente della Commissione bicamerale Infanzia.

“Non voglio entrare nel merito della vicenda Marrazzo, anche se da donna dico che capisco la fragilità degli uomini. Esprimo solidarietà alla sua famiglia e spero che il presidente ritrovi l’equilibrio personale”. “Aggiungo che questo clima da voyeurismo è frutto della follia franceschiniana per cui invito tutti i nostri elettori ad andare a votare alle primarie del Pd per Bersani. La politica italiana ha bisogno di una sinistra riformista e seria che non sia guidata da un ragazzotto che giura sulla Costituzione per strada e poi fa politica parlando solo delle vicende personali”. “Mi spiace di dover dire che, ancora una volta, la sinistra mostra di avere una doppia morale. Un fatto immorale”.

GAYLIB (associazione gay di destra) e AZIONE TRANS.

Marrazzo rompa gli indugi, faccia realmente chiarezza e “spenda anche una parola per la dignità ancora una volta violata assieme alla sua, delle persone transessuali”. “Le persone trans non sono carne da festini, droga e prostituzione, ma cittadini italiani che rivendicano il diritto sancito per tutti dalla Costituzione”.

GAETANO QUAGLIARIELLO, vice presidente senatori Pdl

“In momenti come questi non si può invocare lo stress come fa Esterino Montino, né giocare sul filo dell’ambiguità preannunciando percorsi di dimissione ma di fatto temporeggiando con una autosospensione pilatesca e francamente inaccettabile”. “Le alternative sono due. Se Marrazzo non ha violato la legge, non ha ceduto a ricatti e sente che la sua vita privata è stata violata, deve restare al suo posto. Avrà accanto i garantisti veri, coloro che non sono ipocriti, che ritengono che vi sia sempre una dimensione che non può essere violata, e che questo valga per se stessi e per i propri avversari”. “Se invece ha violato la legge o ha ceduto al ricatto si dimetta senza terze vie, mettendo in salvo innanzi tutto la propria dignità”.

FRANCESCO STORACE, segretario della Destra e ex Governatore del Lazio. “L’articolo 44 dello statuto della Regione Lazio prevede che le dimissioni del presidente comportano lo scioglimento del consiglio regionale. Si proceda e si vada a votare rapidamente. Marrazzo si sottragga responsabilmente ad una vicenda molto triste e nel rispetto della legge elettorale ci porti alle urne a fine gennaio”.

“Una buffonata. L’autosospensione del presidente della Regione Lazio e la cessione dei poteri al vicepresidente non stanno in nessun articolo dello statuto regionale. Montino potrà sostituire assessori? Promulgare leggi? Effettuare nomine? La risposta è no. E’ un ulteriore scandalo, un evidente abuso – potrebbe dire il magistrato – per prolungare l’agonia del centrosinistra del Lazio al dispetto della sovranità popolare”. “Nello statuto della Regione, art. 45 comma 2, c’é scritto che il vicepresidente sostituisce il presidente in un caso di impedimento temporaneo. Qual è? Marrazzo si dimetta e basta”.

ANDREA AUGELLO, senatore Pdl “Mi riesce difficile accettare un pasticcio istituzionale in cui Montino diventa presidente della Regione senza alcuna investitura elettorale popolare. Molto più grave che frequentare dei travestiti è travestirsi da presidenti”.. Augello sottolinea come “alcuni giornali abbiano esagerato nell’accanirsi contro Piero Marrazzo e penso che proprio Marrazzo dovrebbe essere il primo a ritrovare lucidità e a liberarsi da una sindrome di Stoccolma che appare francamente inspiegabile. In conclusione, non c’é spazio per le vie di mezzo: se Marrazzo non è più Presidente della Regione bisogna ritornare subito a votare”. Il senatore del Pdl spiega inoltre che “francamente non me ne importa nulla delle debolezze personali dell’ex presidente Marrazzo, che per altro dovrebbero costituire motivo di relativo imbarazzo politico in una coalizione che ha espresso Vladimir Luxuria in Parlamento e che in teoria si dichiara del tutto tollerante rispetto alle diverse preferenze sessuali che ciascuno può esprimere. Dopo tutto sono affari suoi”.

FABIO RAMPELLI, deputato Pdl “L’autosospensione di Marrazzo è semplicemente ridicola. E’ evidente che i fatti riportati dalla stampa non riguardano la sua sola vita privata, ma hanno rilevanza pubblica”. “E’ chiaro che nelle ragioni dell’odioso ricatto c’é la risposta sull’incompatibilità con il ruolo che esercita. E’ pacifico che nelle sue smentite poteva esserci la salvezza, se confermate dai fatti, o le dimissioni, se sbugiardate. Dunque la sinistra cessi i suoi miseri tentativi di evitare le elezioni anticipate e dia a questo scandalo la conclusione che merita: le dimissioni”.

“E a coloro che, anche in buona fede, hanno tentato una qualche giustificazione alle penose vicende di droga e travestiti rischiando di diventare complici inconsapevoli del primo maldestro tentativo d’insabbiare la vicenda, occorre ricordare che prima delle dietrologie esiste il diritto dei cittadini alla verità. L’istituto dell’autosospensione al contrario è un’altra menzogna”. “La sinistra si faccia una ragione del suo fallimento politico e morale e lasci liberi i cittadini di darsi subito un nuovo governo”.


Caso Marrazzo. I trans regnano in via Gradoli, dove fu la prigione di Moro: "Qui viavai di politici e attori"


Marrazzo si è autosospeso: “La situazione ha assunto rilievi pubblici troppo forti”
Il presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo si è autosospeso. I suo poteri sono stati delegati al vicepresidente Esterino Montino.

“Ho detto la verità ai magistrati prima che l’intera vicenda fosse di pubblico dominio - dichiara Marrazzo - L’inchiesta sta procedendo speditamente anche grazie a quelle dichiarazioni, che sono state improntate dall’inizio alla massima trasparenza. Si tratta di una vicenda personale in cui sono entrate in gioco mie debolezze inerenti alla mia sfera privata, e in cui ho sempre agito da solo”.

“Nelle condizioni di vittima in cui mi sono trovato ho sempre avuto come obiettivo principale quello di tutelare la mia famiglia e i miei affetti più cari; gli errori che ho compiuto non hanno in alcun modo interferito nella mia attività politica e di governo”, continua il presidente della Regione Lazio nella nota.

“Sono consapevole – afferma Marrazzo in una nota – che la situazione ha assunto un rilievo pubblico di tali dimensioni da rendere oggettivamente e soggettivamente inopportuna la mia permanenza alla guida della Regione, anche al fine di evitare nel giudizio dell’opinione pubblica la sovrapposizione tra la valutazione delle vicende personali e quella sull’esperienza politico-amministrativa. Ho quindi deciso di autosospendermi immediatamente e a tal fine ho conferito al vicepresidente la delega ad assumere la provvisoria responsabilita’ di governo e di rappresentanza ai sensi della normativa vigente, rinunciando a ogni indennita’ e beneficio connessi alla carica”.

“In considerazione degli importanti provvedimenti di governo e legislativi che nell’immediato dovranno essere assunti, in virtu’ della particolare congiuntura economica e anche in relazione alle funzioni che svolgo in qualita’ di commissario di Governo, ho deciso di aprire un percorso – conclude Marrazzo – che porti alle mie dimissioni dalla carica di presidente della Regione”.

Un filmato di poco più di un minuto in camera da letto. Si vede un uomo che indossa soltanto una camicia, accanto ha un transessuale seminu­do. «Favorite i documenti» intima una voce fuori campo. L’uomo sgrana gli occhi. «Non mi rovinate, non mi fate del male» risponde. Poi va verso un tavolino. Poco dopo vengono inquadrate alcune strisce di cocaina e una pic­cola cannula per aspirarla. Accanto c’è un tes­serino della Regione Lazio che viene ripreso per captarne i dettagli. È intestato a Piero Marrazzo. Sembra proprio essere lui l’uomo ripreso con un telefoni­no all’interno dell’appartamento che si trova in via Gradoli, zona nord di Roma, anche perché dagli ambienti dove si sa escono particolari.

In particolare, c’è il fatto che davanti ai carabinieri, Marrazzo ha ammesso tutto. Scrive Carlo Bonini su Repubblica: “Ascoltato in Procura come parte lesa, Marrazzo conferma la sua presenza nell’appartamento sulla Cassia. Spiega di aver consegnato tremila euro in contanti al suo compagno di quel giorno e di essere stato derubato dai carabinieri di altri duemila che erano nel portafoglio. Aggiunge che i militari si sarebbero fatti consegnare “con modi intimidatori” i suoi documenti di identità (tesserino della Regione compreso) e che, solo a quel punto, e nonostante le dimensioni ridotte della stanza da letto (non più di 10 metri quadri) avrebbe realizzato che sul tavolino della stanza da letto c’erano “delle strisce di cocaina”.

Fiorenza Sarzanini, sul Corriere della sera, riporta uno stralcio del verbale di interrogatorio di Marrazzo. La vicenda risale a “un giorno ai primi di luglio”, quando “Mar­razzo si tratteneva all’interno di un apparta­mento in compagnia di tale Natalie”. Secondo Bonini, la realtà è un po’ più complessa. Bonini scrive di avere parlato con “Natalie”, che “conferma di conoscere Marrazzo ma nega la circostanza di quell’incontro (”in luglio ero in Brasile”, dice). Sostiene che il “vero luogo” dell’irruzione non sia molto lontano da casa. E che, quella mattina di luglio, Marrazzo fosse in compagnia di una tale “Brenda”. Il dettaglio non è evidentemente secondario per valutare i ricordi e l’attendibilità dei protagonisti di questa storia. Ma non cambia la sostanza delle cose”.
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"Piero lo conosco da sette anni, so che molti mi accusano ma io non c'entro nulla con il filmato"
"Da quando è scoppiata la bufera, visite a raffica dei carabinieri""Glielo dicevo, attento a con chi esci"
il racconto di Natalì, trans brasilianadi MARIA ELENA VINCENZI e PAOLO G. BRERA



Piero Marrazzo
ROMA - "Glielo dicevo, io: Piero, stai attento a con chi esci. Lasciala perdere, la Brendona, quella è drogata ti fa finire nei guai". Natalì, 30 anni, professionista del sesso a cottimo, brasiliana transessuale con studio-abitazione in via Gradoli, nella periferia ordinata lungo la Cassia, ha gli occhi lucidi ma giura che "è solo il collirio". Ci sono volute due ore per sciogliere il muro dei "non so nemmeno chi sia", e per farle raccontare la sua versione dei fatti. "Piero lo conosco da sette anni - dice - e non mi ha mai fatto niente di male, quindi non gliene voglio fare nemmeno io. L'ho sentito anche oggi, mi ha chiamata tre volte. Mi ha detto: "Stai tranquilla, Natalì, che non c'è nessun video. Ti voglio bene, non parlarne con nessuno"".

Dalla comunità trans che la notte si vende al Flaminio e all'Acqua Acetosa, a Prati e alla Moschea, esce un ritratto sconvolgente - e tutto da provare - se riferito al presidente della Regione Lazio. "Marrazzo lo conosciamo tutte benissimo da anni", afferma Luana, anche lei transessuale brasiliana della Cassia: "Quando lo vedono passare - dice - i trans si tirano su le tette per essere scelte: lui paga molto, molto bene. Ci sono "ragazze" come Natalì che ci hanno fatto una fortuna, decine di migliaia di euro. Natalì è la sua preferita, ma stava spesso anche con Brenda, una tipa grande e grossa che chiamiamo la Brendona e che da un pezzo andava in giro a dire che cercava di vendere un video compromettente ma non trovava nessuno che lo comprasse. Una vera stronza: questa è estorsione, mi sa che con questo caos è scappata".

Da quando è scoppiata la bufera, le transessuali che abitano nella zona di via Gradoli hanno ricevuto visite a raffica dai carabinieri del Ros: "Sono andati dalla Palomina sulla Cassia, da Tiffany e Maira in via Gradoli, da Camilla ai Due Ponti, da Brenda e da un sacco di altre. A tutte - dice Natalì - hanno preso i computer e i telefonini per cercare immagini. Ma non troveranno nulla. Lo so che accusano tutti me, ma io giuro che non c'entro proprio niente con le foto e i video. Io sono sicura che non usciranno mai perché non ci sono, ma se spunterà fuori un video vi invito a confrontarlo con me e con casa mia". Un appartamentino ordinato, pulito, arredato con gusto in stile etnico: salotto con cucinino, bagno e camera con il letto in ferro battuto e il quadro di un cherubino dietro la testiera.

"Di Piero non voglio parlare - insiste Natalì ogni volta che si accorge di aver raccontato più di quello che avrebbe voluto - ma una cosa su quei quattro carabinieri la voglio proprio dire. Li conoscevamo tutti, sono vera gentaccia. C'è una questione di droga, dietro tutto questo casino. Quando un cliente ci chiede un festino con la cocaina, c'è uno spacciatore, uno che ora è morto e si chiamava Rino (è citato anche nell'ordinanza di custodia cautelare, ndr), che ce la porta a domicilio a patto che ne acquisti almeno dieci grammi. Quei carabinieri lo lasciavano lavorare a patto che lui li avvertisse sempre della consegna e della situazione: quando la giudicavano interessante facevano irruzione e ci rapinavano, si prendevano droga e soldi ricattando i clienti". Sono le "mele marce" di cui parla il comandante provinciale dei carabinieri, il generale Tommasone.

Ne parla anche la Luana (che in realtà si chiama con un altro nome) di Rino che portava la droga e dei clienti rapinati e ricattati per questo dai quattro carabinieri. Una situazione in cui, afferma Luana, avrebbe riguardato anche il governatore del Lazio. Anche di questo, dice Luana, "della cocaina", tutti sapevano tutto nel mondo romano della prostituzione transessuale. "Lui, Marrazzo, andava quasi sempre con Natalì - insiste Luana - che aveva conosciuta alla Moschea, dove batteva fino a qualche anno fa. Ma stava spesso anche con Tabata, che è morta sei mesi fa. E anche con Paloma e Brenda: non sapete che liti, quando lui sceglieva una anziché l'altra".
"I carabinieri non mi hanno ancora trovata, e mi sono già rivolta a un avvocato - dice Natalì: ma i Ros busseranno alla sua porta mezzora più tardi - e domattina me ne vado, parto e sto via un mese. Se mi avete filmato, dico che eravate solo una coppia in cerca di sesso estremo. Addio".

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Il tesserino, la cocaina, gli assegni
nel filmato del ricatto a Marrazzodi CARLO BONINI

ROMA - Cosa è accaduto a Piero Marrazzo in un appartamento della Cassia abitato da una transessuale? Cosa documentano le immagini del video di due minuti girato in quella circostanza? Quale rispondenza hanno le dichiarazioni pubbliche del Governatore ("Una bufala. Un falso") con quanto sin qui accertato dalla Procura della Repubblica, il Ros e il Nucleo provinciale dei carabinieri di Roma? Marrazzo ha pagato davvero chi lo ricattava? E perché, per tre mesi, ha taciuto il ricatto?

La scena si apre in un giorno feriale della prima settimana del luglio scorso. E' tarda mattina. I carabinieri Luciano Simeone, 30 anni, e Carlo Tagliente, 29, del Nucleo di polizia giudiziaria della stazione carabinieri Trionfale, fanno irruzione in un appartamento che le indagini collocano in via Gradoli, indirizzo carico di ben altre suggestioni della nostra storia repubblicana. E' una casa che sanno essere l'alcova di una transessuale brasiliana che si fa chiamare "Natalì" dove - dicono - è stata segnalata "una grossa partita di cocaina". Non è dato sapere, al momento, chi gli indichi proprio quell'indirizzo ("Un confidente", sostengono genericamente giovedì pomeriggio nelle loro dichiarazioni spontanee al momento dell'arresto). Né è dato sapere (i due carabinieri lo negano) se siano al corrente che in casa c'è un ospite dal nome importante, Piero Marrazzo.

Rintracciata da "Repubblica", "Natalì" conferma di conoscere il Governatore, ma nega la circostanza di quell'incontro ("in luglio ero in Brasile", dice). Sostiene che il "vero luogo" dell'irruzione non sia molto lontano da casa. E che, quella mattina di luglio, Marrazzo fosse in compagnia di una tale "Brenda".

Il dettaglio non è evidentemente secondario per valutare i ricordi e l'attendibilità dei protagonisti di questa storia. Ma non cambia la sostanza delle cose. Perché è un fatto (per altro confermato da Marrazzo nell'interrogatorio che rende come parte lesa alla Procura della Repubblica mercoledì 21 ottobre), che al momento della loro rumorosa irruzione (sia via Gradoli o un condominio non lontano), i carabinieri si trovano di fronte un transessuale ("Natalì" o "Brenda", o come si faccia chiamare, lo accerteranno presto le indagini) che si copre frettolosamente il busto con uno scialle e il governatore del Lazio con indosso la sola camicia.

Nella stanza da letto del piccolo appartamento - a stare ancora alle dichiarazioni spontanee dei due carabinieri arrestati - su un tavolino accanto al letto, c'è il portafoglio di Marrazzo, la sua tessera plastificata per gli ingressi alla Regione e una striscia di cocaina. I due carabinieri sostengono di aver identificato i due uomini e di aver quindi lasciato la casa dopo aver verificato che la cocaina sul tavolo non supera la "modica quantità". Negano di aver girato un video che ritrae la scena.

I carabinieri Simeone e Tagliente, con tutta evidenza, mentono e non a caso dell'irruzione di quel giorno non lasciano alcuna traccia documentale nei registri di servizio. Ma fino a che punto mentono?
Il video, girato con un telefonino, e della durata di circa due minuti, esiste. Ritrae Marrazzo e il suo compagno esattamente nelle condizioni di tempo e di luogo dell'irruzione. Le immagini indugiano sulle nudità. Sui dettagli della striscia di cocaina, il portafoglio, il tesserino plastificato. Si distingue la voce di Marrazzo articolare parole di disperazione ("È una rovina". "Mi rovinate"). Solo loro possono averlo girato. E che siano loro, lo confermerà il tentativo, a partire dal settembre scorso, con cui il loro commilitone, Antonio Tamburrino, prova a trattarne la vendita (tra gli 80 e i 100 mila euro) con un'agenzia fotografica di Roma, una di Bologna, e Massimiliano Scarfone, il fotografo dello scatto a Sircana, portavoce di Prodi, su un marciapiede di Roma frequentato da transessuali. Il professionista che, in qualità di mediatore, prenderà contatto con "testate giornalistiche nazionali" (mercoledì scorso, i carabinieri hanno chiesto una acquisizione di atti alla redazione di Milano del "Giornale") per sondare l'interesse alla "merce".

Se si può dunque dare per scontato - come del resto fanno gli inquirenti - che il video venga girato dai due carabinieri al momento della loro irruzione, altro discorso è stabilire se si tratti di una messa in scena. Ascoltato in Procura mercoledì scorso come parte lesa, Marrazzo conferma la sua presenza nell'appartamento sulla Cassia. Spiega di aver consegnato tremila euro in contanti al suo compagno di quel giorno e di essere stato derubato dai carabinieri di altri duemila che erano nel portafoglio. Aggiunge che i militari si sarebbero fatti consegnare "con modi intimidatori" i suoi documenti di identità (tesserino della Regione compreso) e che, solo a quel punto, e nonostante le dimensioni ridotte della stanza da letto (non più di 10 metri quadri) avrebbe realizzato che sul tavolino della stanza da letto c'erano "delle strisce di cocaina". Marrazzo non ricorda neppure che i carabinieri abbiano girato un video. È convinto che abbiano introdotto la cocaina nell'appartamento (circostanza che la Procura al momento accoglie, stigmatizzando nel decreto di fermo sia che la "presenza della cocaina è un'intenzionale messa in scena, effetto reso ancor più evidente dalla collocazione accanto allo stupefacente del tesserino di Marrazzo"). Aggiunge che le minacce dei carabinieri lo convincono a staccare e consegnare immediatamente ai due militari tre assegni in bianco per un importo di circa 20 mila euro. E che quegli assegni - come avrà modo di verificare tempo dopo - non verranno incassati, tanto da convincerlo a denunciarne lo smarrimento. Marrazzo non è altrettanto preciso su quel che accade tra luglio e le settimane scorse. Parla di nuovi contatti con la banda in divisa. Ma non è in grado di precisare né dove, né quando, né come i militari tentino di estorcergli nuovo denaro minacciando la diffusione del video. Né è in grado di spiegare perché, né quel giorno di luglio, né i giorni che seguirono, scelse di tacere il ricatto alla magistratura, all'Arma dei carabinieri, alla polizia.
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Ricattato per un video con un trans
Marrazzo si difende: "E' tutto falso"

Una foto di archivio di Piero Marrazzo
+ "L’estorsione era basata su una bufala"
+ Marrazzo ricattato con un video privato



Le immagini girate con un cellulare,
quattro carabinieri finisti in manette.
I magistrati: si vede anche la cocaina
è una messa in scena «intenzionale».
Il governatore: non ho pagato niente
ROMA
Un video hard compromettente con un trans, soldi, un uomo politico importante. La location: un appartamento frequentato da transessuali. E poi carabinieri arrestati da altri carabinieri e, sullo sfondo, un ricatto. E poi smentite e polemiche in una vicenda dai molti contorni ancora da chiarire. Di certo è bufera. Bufera politica, giudiziaria e personale. Ma, allo stato dei fatti, ci sono due verità nel ciclone giudiziario che ha inghiottito il presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo e «quattro mele marce» dei carabinieri (come li ha definiti il comandante provinciale dell’Arma Vittorio Tomasone), arrestati, dagli investigatori del Ros, con accuse che sono macigni. Accuse che vanno dall’ estorsione, alla rapina, violazione della privacy, violazione di domicilio.

Il tutto nell’atmosfera rarefatta che precede le elezioni regionali del Lazio nelle quali, al momento, Piero Marrazzo è candidato. La vicenda che vede coinvolto il Governatore del Lazio sarebbe cominciata in una calda estate dei primi giorni di luglio, in un appartamento, sembrerebbe, frequentato da trans. In quella casa, stando alle prime ricostruzioni, hanno fatto irruzione alcuni militari dell’arma, forse due, della compagnia Trionfale. Un controllo? Una soffiata? Un complotto? Chissà. E questo sarà uno dei nodi da sciogliere nelle prossime tappe dell’inchiesta. Forse già domani negli interrogatori di garanzia che saranno effettuati dal gip Sante Spinaci.

Altro nodo è quello che riguarda il video al centro del ricatto. Nell’appartamento dove sarebbe stato girato c’era quindi il presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo in atteggiamenti intimi e c’era anche un transessuale così come hanno scritto i magistrati nel decreto di fermo dei quattro militari. Sarebbe stata proprio la natura scabrosa del video, girato sembra con un telefonino, a far scaturire il ricatto al Governatore. Resta da chiarire, e al momento non è stato accertato, se il video sia stato girato proprio dai carabinieri, o se, come gli stessi militari avrebbero dichiarato, il video sia stato girato da un altro transessuale e poi "ceduto" ai carabinieri. Agli atti dell’indagine ci sarebbero anche assegni, firmati dallo stesso Marrazzo e mai incassati. Assegni, per una somma che sfiora i 20 mila euro, che sono ora al centro di due versioni contrastanti fornite da Marrazzo e dagli arrestati. Questi ultimi avrebbero sostenuto che il denaro sarebbe stato "offerto" dal presidente della regione Lazio e non estorto con ricatto, mentre il Governatore avrebbe dichiarato di essere stato derubato sia degli assegni sia di una somma in contante.

I quattro carabinieri, come detto, rigettano anche l’accusa di aver girato loro il video nell’appartamento romano. Ai quattro militari della compagnia Trionfale, i carabinieri del Ros, sono arrivati attraverso alcune intercettazioni relative ad un’altra inchiesta. Inizialmente, si è appreso, i carabinieri del Ros erano all’oscuro che le persone intercettate fossero colleghi di un reparto territoriale. E i magistrati che hanno firmato il decreto di fermo dei quattro carabinieri infedeli, Luciano Simeone (30 anni), Carlo Tagliente (29), Antonio Tamburrino (28), Nicola Testini (37) hanno fatto riferimento anche al fatto che «nel filmato con Piero Marrazzo che si intratteneva con un transessuale all’interno di un’abitazione», vi è stata anche una «intenzionale messa in scena» con la ripresa di una polvere bianca, forse cocaina, accanto ad un tesserino di identità di Marrazzo. Poi per avvalorare la tesi del ricatto i magistrati fanno riferimento «alla trattativa» per vendere il video. Una trattativa che, come nelle migliori sexy-story, ha coinvolto anche il fotografo Massimiliano Scarfone coinvolto nella vicenda Sircana, quando il portavoce di Prodi, allora premier, fu immortalato mentre parlava con un trans in strada.

Marrazzo intanto si difende. Lo dice scandendo le parole: «Io sono la vittima». Il Presidente, prima di delegare al suo legale di fiducia, l’avvocato Luca Petrucci, qualsiasi futura dichiarazione, si è presentato ai cronisti per dire che «pur con grande amarezza, continuerò con serenità e determinazione il mio lavoro fino all’ultimo giorno della legislatura», ma anche che ha «una famiglia alla quale tengo più di ogni altra cosa e che voglio preservare con tutte le mie forze». «Se un video esiste è falso, non ho mai pagato alcuna somma di denaro», ha assicurato il governatore. Del futuro non ha parlato e non parla. Poi si è rivolto all’Arma dei carabinieri che da una parte lo ha colpito e dall’altra lo ha difeso: «Sono dispiaciuto che questa bruttissima storia veda coinvolti alcuni carabinieri. Voglio comunque rivolgere un ringraziamento all’ Arma e alla magistratura per il lavoro svolto».
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Lazio, Marrazzo si autosospende
"E' stata una debolezza privata"

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Il governatore: «Sono una vittima»
I quattro fermati restano in carcere
ROMA
Una «vicenda personale in cui sono entrate in gioco mie debolezze inerenti alla mia sfera privata». Con queste parole Piero Marrazzo, per oltre 4 anni governatore del Lazio, ha deciso di autosospendersi dalla sua carica, travolto da uno scandalo ’a luci rossè che lo ha visto ricattato da quattro carabinieri in possesso di un video in cui l’ormai ex governatore si intratteneva con un transessuale in una abitazione di via Gradoli 96, a Roma: un indirizzo e un civico noti come covo delle Br che parteciparono al sequestro di Aldo Moro 31 anni fa e oggi tornati alla ribalta per un affare di sesso.

Ieri il governatore aveva definito la vicenda ’una bufalà ma oggi, dopo le indiscrezioni e i dettagli sul video e su presunti pagamenti ai ricattatori Marrazzo ha ceduto al pressing fatto dalla maggioranza in Regione e anche dai vertici nazionali del Pd e ha deciso di lasciare. Non di dimettersi immediatamente, però, bensì di autosospendersi e firmare le dimissioni tra qualche settimana, per arrivare all’election day, il 28 e 29 marzo e non costringere il Lazio a elezioni anticipate.

Da oggi i poteri passano al vicepresidente della Regione, Esterino Montino. Marrazzo ha anche fatto sapere di non avere intenzione di ricandidarsi e la corsa per chi sarà presentato dal Pd alla presidenza della Regione è già aperta. E se la scelta di Marrazzo è definita da tutti, anche dalla ’triadè in corsa per il posto di segretario nazionale del Pd, come «una scelta di responsabilità», dall’opposizione si grida al ’papocchiò e si chiedono le dimissioni per potere permettere ai cittadini di tornare alle urne, visto che Montino «non è mai stato eletto». Con il Presidente dei senatori Maurizio Gasparri che si spinge a contestare la legittimità dell’autosospensione, prevista solo come temporanea interruzione della presidenza e non come ’adicazionè alla stessa.

Montino intanto ha già assunto la reggenza del Lazio. Ed è lui stesso a delineare il percorso in vista delle prossime elezioni: nel centrosinistra ci saranno elezioni primarie nel Lazio per scegliere il candidato alla Pisana, in un «percorso aperto e democratico, dando un segno di forte novità». E Montino, garanhte di questa transizione, si dice «indisponibile» a candidarsi.

Marrazzo nella nota in cui annuncia l’autosospensione dice: «La mia permanenza è inopportuna. Ho detto la verità ai magistrati prima che l’intera vicenda fosse di pubblico dominio. L’inchiesta sta procedendo speditamente anche grazie a quelle dichiarazioni, che sono state improntate dall’inizio alla massima trasparenza. Si tratta di una vicenda personale in cui ho sempre agito da solo. Nelle condizioni di vittima in cui mi sono trovato ho sempre avuto come obiettivo principale quello di tutelare la mia famiglia e i miei affetti più cari. Gli errori che ho compiuto non hanno in alcun modo interferito nella mia attività politica e di governo», precisa, perchè la paura di tutti oggi è che privato e pubblico si sovrappongano nell’immaginario della gente e che ciò comporti un danno a livello elettorale.

Intanto, è stato convalidato il fermo dei quattro carabinieri accusati di aver ricattato il presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo. Il Gip del tribunale di Roma Sante Spinaci ha anche emesso un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti degli indagati: Luciano Simeone, 29 anni; Carlo Tagliente, 30; Antonio Tamburrino, 28; Nicola Testini, 37 anni, accusati a vario titolo di estorsione, ricettazione, violazione della privacy e violazione del domicilio.
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L’irruzione e la coca nella casa di Natalie
Marrazzo: «Non mi rovinate». E firma tre assegni da 20 mila euro. Filmato per 90 secondi con solo una camicia
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Piero Marrazzo (Eidon)
ROMA — Il filmato parte dalla camera da let­to. Si vede un uomo che indossa soltanto una camicia, accanto ha un transessuale seminu­do. «Favorite i documenti» intima una voce fuori campo. L’uomo sgrana gli occhi. «Non mi rovinate, non mi fate del male» risponde. Poi va verso un tavolino. Poco dopo vengono inquadrate alcune strisce di cocaina e una pic­cola cannula per aspirarla. Accanto c’è un tes­serino della Regione Lazio che viene «zooma­to » per captarne i dettagli. È intestato a Piero Marrazzo. È lui l’uomo ripreso con un telefoni­no all’interno dell’appartamento che si trova in via Gradoli, zona nord di Roma.

Il video du­ra un minuto e mezzo ed è servito a tenerlo poi sotto ricatto. Perché in quel momento il Governatore, minacciato e per questo preso dal panico, consegna ai due militari che han­no compiuto l’irruzione tre assegni per un to­tale di 20.000 euro. Titoli che non risultano in­cassati, ma che da quel momento lo hanno messo in scacco. Sono i primi di luglio. Mar­razzo lascia l’appartamento e decide di non de­nunciare quanto è successo. Probabilmente non sa che sarà costretto a incontrare nuova­mente queste persone, a soddisfare alcune lo­ro richieste. Non può neanche immaginare che cosa accadrà in seguito.

Per le immagini 140.000 euro - Circa un mese dopo la vicenda finisce al cen­tro di un’inchiesta. La versione ufficiale accre­dita l’ipotesi che gli accertamenti siano comin­ciati captando casualmente una conversazio­ne durante la quale si parlava di vendere a un giornale o a una tv «il video di un politico mol­to noto con un trans». Ma non è escluso che sia stata invece una «soffiata» a mettere gli in­vestigatori del Ros, il Raggruppamento opera­tivo speciale dell’Arma, sulla pista giusta. Nel­le carte processuali sin qui raccolte si rintrac­cia comunque il filo di una storia che ha anco­ra molti punti oscuri, soprattutto per le versio­ni discordanti dei protagonisti.

La persona che al telefono offre il materiale si chiama Antonio Tamburrino è un giovane carabiniere in servizio alla Compagnia Trionfa­le. Le sue parole forniscono la traccia per indi­viduare i tre complici: Luciano Simeone, Carlo Tagliente e Nicola Testini. Si scopre che pure loro sono carabinieri. Si attivano così altre in­tercettazioni, i quattro vengono pedinati. Le conversazioni registrate dimostrano che i ten­tativi per piazzare il filmato sono continui. Si parte da una richiesta iniziale di 140.000 euro, ma poi le pretese sono sempre più modeste. Ad aiutarli c’è Max Scarfone. È il paparazzo di­ventato noto per aver immortalato il portavo­ce del governo Prodi Silvio Sircana mentre si avvicinava con l’auto a un transessuale. Agli inizi di luglio viene contattata la direzione del settimanale Oggi. Un inviato esamina il filma­to, ma dopo qualche giorno comunica di non essere interessato. Si prova con alcuni quoti­diani, ancora una volta senza successo.

Il 5 ot­tobre scorso Tamburrino parte per Milano. Il biglietto del treno è stato acquistato via inter­net dalla società Photo Masi. Gli accertamenti entrano nella fase finale. Qualche giorno dopo Scarfone viene convoca­to per un interrogatorio. Conferma il viaggio dell’amico. «Altre copie del video — dichiara — sono state consegnate ad alcune testate e gruppi editoriali». Il 20 ottobre scattano le per­quisizioni. Nella sede della Photo Masi il Ros rintraccia un dvd che contiene le immagini. Nulla viene invece trovato invece a casa dei ca­rabinieri indagati, alimentando il sospetto che l’originale duri molto più a lungo e per questo sia stato nascosto.
«Il festino con la cocaina»- I carabinieri negano. La loro versione dei fat­ti viene ricostruita dal pubblico ministero nel­l’ordinanza di fermo: «Gli indagati hanno so­stenuto che il video sarebbe stato loro conse­gnato da Gianguarino Cafasso, soggetto a con­tatto con alcuni transessuali, deceduto per cau­se naturali nel settembre scorso. Tagliente for­nisce un particolare ulteriore: nei primi giorni del mese di luglio, egli e Simeone furono avvi­sati da Cafasso che presso un’abitazione roma­na era in corso un festino con alcuni transes­suali. Entrarono nell’appartamento, si qualifi­carono come carabinieri e riconobbero Marraz­zo che gli chiese di mantenere riserbo sull’ac­caduto. Poi andarono via e soltanto dopo rice­vettero da Cafasso il filmato realizzato in una occasione diversa rispetto a quella del loro in­tervento». A questa ricostruzione i magistrati non danno alcun credito. Il giorno dopo viene ascoltato il presidente della Regione.

Così il magistrato nel provvedi­mento sintetizza il suo interrogatorio: «In un giorno ai primi di luglio scorso, mentre Mar­razzo si tratteneva all’interno di un apparta­mento in compagnia di tale Natalie, fecero in­gresso due uomini che si presentarono come carabinieri. Gli stessi, con modi palesemente intimidatori, si fecero consegnare dalla parte lesa il portafoglio contenente, oltre a una som­ma di denaro, i documenti di identità e chiese­ro una somma ingente, lasciando intendere, in caso di rifiuto, gravi conseguenze. La vitti­ma rifiutò di versare denaro contante, ma rila­sciò tre assegni dell’importo complessivo di 20.000 euro. Prima di andare via i due lasciaro­no un numero di cellulare chiedendo di essere contattati in quanto volevano altri soldi». Il Governatore ammette dunque di aver pa­gato, cedendo così al ricatto. Scrive ancora il magistrato: «Marrazzo aggiunge che una volta recuperato il proprio portafogli, mancava la somma di 2.000 euro che vi custodiva. Inoltre Natalie appariva contrariata, come se i due si erano impadroniti anche di una somma di ul­teriori 3.000 euro (il prezzo della prestazione ndr ) che era stata lasciata su un tavolino. Sem­pre secondo tali dichiarazioni, nella stanza era presente anche polvere bianca che il teste ( Marrazzo ndr ) identifica come cocaina, pur non avendone fatto uso. Riferisce poi che non fu lui a collocare il suo tesserino nella posizio­ne che si vede nel video e deve pertanto rite­nersi che il documento fu asportato dai milita­ri, collocato accanto alla polvere e intenzional­mente filmato».

«Ho pagato per paura dell’arresto» - Alla fine Marrazzo dichiara: «C’era la cocai­na, ho pagato perché avevo paura di essere ar­restato». Alle 15 del giorno successivo gli inve­stigatori si presentano nella caserma del Trion­fale e ammanettano i loro quattro colleghi. Agli atti ci sono già le tracce degli altri contatti con il presidente della Regione per chiedere al­cuni favori. Gli accertamenti dovranno adesso stabilire se Marazzo gli abbia versato anche soldi in contanti. I militari finiti in carcere non hanno mai messo all’incasso gli assegni, dun­que è possibile che li abbiano utilizzati come strumento di pressione per ottenere altro ed è su questo che si concentrano le verifiche. Del resto è stato lo stesso Scarfone a raccontare che «hanno a disposizione ingenti risorse pa­trimoniali». Il governatore ha detto di aver pre­sentato una denuncia di smarrimento di quei titoli pochi giorni dopo la consegna. Finora questa sua affermazione non ha però trovato riscontro.
--------Politica
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Piero Marrazzo (foto M. Di Vita)
MILANO - Per adesso l'auto-sospensione. Ma la strade è segnata: Piero Marrazzo lascia la presidenza della Regione Lazio. La decisione è arrivata al termine di una giornata convulsa: in mattinata la riunione con i suoi collaboratori principali a proposito del caso del video-ricatto, nel pomeriggio il comunicato che ufficializza la sua posizione. In questo modo, tutti i poteri passano al vicepresidente regionale Esterino Montino.

LA NOTA- «Sono consapevole - afferma Marrazzo in una nota - che la situazione ha assunto un rilievo pubblico di tali dimensioni da rendere oggettivamente e soggettivamente inopportuna la mia permanenza alla guida della Regione, anche al fine di evitare nel giudizio dell'opinione pubblica la sovrapposizione tra la valutazione delle vicende personali e quella sull'esperienza politico-amministrativa. Ho quindi deciso di auto-sospendermi immediatamente e a tal fine ho conferito al vicepresidente la delega ad assumere la provvisoria responsabilità di governo e di rappresentanza ai sensi della normativa vigente, rinunciando a ogni indennità e beneficio connessi alla carica. In considerazione degli importanti provvedimenti di governo e legislativi che nell'immediato dovranno essere assunti, in virtù della particolare congiuntura economica e anche in relazione alle funzioni che svolgo in qualità di commissario di Governo, ho deciso di aprire un percorso - conclude - che porti alle mie dimissioni dalla carica di presidente della Regione».


LA GIORNATA- Dopo le notizie sul ricatto ai danni del governatore (che sarebbe stato filmato in compagnia di un trans), la giornata si era aperta con una riunione tra i più stretti collaboratori politici di Marrazzo: presenti sia il vicepresidente della giunta regionale, Esterino Montino, che del legale del governatore, Luca Petrucci. Una riunione per mettere a punto una exit strategy che correggesse la rotta intrapresa in un primo momento dal governatore, ovvero quella di non lasciare e concludere la legislatura (scadenza naturale tra 155 giorni), ora che i contorni dell'inchiesta che vedono Marrazzo vittima di un'estorsione e quattro carabinieri in carcere sono più nitidi. Tra le ipotesi era circolata anche quella di dimissioni immediate da parte del governatore. Ma c'è anche chi spingeva verso una soluzione soft: restare «per senso del dovere», soprattutto perché la Regione ha in campo questioni aperte del calibro del piano sanitario e del piano rifiuti, ma di fatto passare le «consegne» al vicepresidente Esterino Montino. Quest'ultima ipotesi evita il commissariamento e soprattutto evita al Pd di precipitare in campagna elettorale subito e di votare tra 90 giorni. Alla fine, è stata proprio questa la strada intrapresa. In questo modo viene rispettata la scadenza elettorale già prevista. Se invece Marrazzo avesse deciso di andarsene subito le nuove elezioni si sarebbero dovute tenere verosimilmente a gennaio.


RESPONSABILITA' - Nel tardo pomeriggio viene diffusa una nota, concordata tra i tre candidati alla segreteria del Pd (Bersani, Franceschini e Marino): «La scelta di Marrazzo di dimettersi, attraverso un breve percorso che garantisca il funzionamento della Regione Lazio, è un atto di responsabilità» si legge nel comunicato.

MONTINO- Marazzo, afferma Montino, è in questo momento «un uomo ferito nell'animo e negli affetti». «L'ho trovato molto debilitato, scosso - racconta. - È anche per questa ragione che ha scelto di autosospendersi. Si tratta di un modo per avere il tempo di preparare l'amministrazione alle dimissioni vere e proprie», spiega ancora Montino: «Dopo questo passaggio, ci saranno comunque le dimissioni».

GASBARRA: INDISPONIBILE - L'ex presidente della Provincia di Roma Enrico Gasbarra, intanto, si tira indietro: «Questa è una vicenda molto amara. Sono sconcertato su come si possano infangare le persone e le famiglie. Di come assurdamente la vittima paghi più dei criminali. Ritengo assurdo il gioco del toto-presidente, me ne sottraggo e comunque ribadisco la mia indisponibilità». «In questo momento difficile - aggiunge - il Pd deve rassicurare politicamente i militanti e gli elettori, facendo sentire nel contempo a Piero sincera solidarietà e sostegno politico e umano. Marrazzo ha battuto la destra, ha assicurato la vittoria della coalizione avviando con la sua giunta un ottimo e onesto lavoro per i cittadini del Lazio. Sono certo - ha concluso Gasbarra - che presto il presidente saprà chiarire ogni cosa. Questa vicenda rafforza ancora di più la mia amicizia personale con Piero e la sua famiglia».

SMENTITO DAGLI SVILUPPI - Venerdì Marrazzo aveva dichiarato l’intenzione di continuare il suo mandato: «Continuerò con serenità e determinazione a essere presidente», tutto è «basato su una bufala», aveva detto, seppure visibilmente scosso. Ma è stato smentito dagli sviluppi della vicenda. Aveva affermato di non aver pagato i ricattatori, mentre esistono gli assegni, sia pure non incassati, e addirittura di non aver nemmeno saputo del ricatto, mentre dai verbali emerge il contrario. Smentita anche la non esistenza del video: il maresciallo Antonio Tamburrino, uno dei quattro indagati sentiti sabato dal gip, ha consegnato una copia del cd ai carabinieri. Infine, il trans Natalie ha riferito in un'intervista che il presidente l'avrebbe chiamata venerdì «per tre volte» chiedendole di «non parlare con nessuno» in merito alla vicenda. Natalie asserisce, tra l'altro, di conoscere Marrazzo da sette anni.

MARONI: «NON SI DIMETTA» - Commentando la vicenda Marrazzo, il ministro dell'Interno Roberto Maroni ha affermato: «È una vicenda personale, non credo debba dimettersi». Parlando a margine dell'Assemblea federale degli eletti nella Lega in Lombardia, Maroni ha detto: «È una brutta vicenda, che mi addolora molto perché vede il coinvolgimento di 4 carabinieri. Stiamo verificando per capire cosa possa essere successo e per questo sono in contatto con il comandante generale dell'Arma». «Dopo di che - ha aggiunto - essendo stato vittima di un ricatto, come ha detto lui, non credo debba dimettersi. Sono sempre dell'idea che la vita personale è personale e ognuno può fare ciò che crede». «Se una persona subisce un ricatto - ha concluso - diventa vittima del reato quindi non può essere condannata. Bisogna condannare chi compie i reati. Però ci sono ancora lati oscuri della vicenda per i quali ci sta pensando la magistratura».

CASINI: «DEVE LASCIARE» - Di parere opposto il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini: «Non conosco i dettagli del caso Marrazzo se non da quello che ho letto sui giornali. Una cosa voglio dire con chiarezza: un uomo politico che cede a un ricatto deve smettere di fare politica, deve ritirarsi. Se ha ceduto a un ricatto, dico se - perché è giusto che usi il condizionale - allora ha terminato il discorso con la politica». Pro dimissioni anche Francesco Storace, segretario nazionale de La Destra: «L'articolo 44 dello statuto della Regione Lazio prevede che le dimissioni del presidente comportino lo scioglimento del consiglio regionale. Si proceda e si vada a votare rapidamente. Marrazzo si sottragga responsabilmente ad una vicenda molto triste e nel rispetto della legge elettorale ci porti alle urne a fine gennaio».

DI PIETRO: GIOCO SPORCO - «Sulla questione Marrazzo ci sono alcuni aspetti che vanno chiariti al più presto», afferma in una nota il presidente dell'Italia dei Valori Antonio Di Pietro. «Il primo - dice di Pietro - riguarda la posizione dello stesso governatore del Lazio. Marrazzo ha l'obbligo di dirci se è ancora in grado di governare la Regione o se si trova in uno stato di potenziale ricatto che gli impedisce di svolgere quel ruolo. In questo caso, come purtroppo temiamo, è necessario che rassegni subito le dimissioni». «Il secondo aspetto - osserva il leader Idv - riguarda l'umiliazione dell'Arma dei carabinieri che, a causa di alcune mele marce, si ritrova con la divisa sporca. Chiediamo che i carabinieri coinvolti siano sottoposti ad una pena esemplare». Di Pietro accusa poi «il sistema di dossieraggio, di veleni e veline che sta inquinando la vita politica italiana. È grave che, per sconfiggere l'avversario politico, vengano ordinati e costruiti appositi dossier. È un gioco sporco in cui si rischia il massacro, è un'operazione antidemocratica che azzera il confronto sul piano politico per dar spazio ai dossier. È una strategia mafiosa che va subito bloccata».

LA BINDI: «NON MI CANDIDO» - «Mi auguro che Marrazzo chiarisca presto la sua vicenda. Ma non sono disponibile ad una candidatura a presidente della regione Lazio», ha affermato Rosy Bindi da Milano, dove è candidata all’Assemblea nazionale del Pd nel collegio 15. «Le voci sul mio nome - ha sottolineato in una nota - sono del tutto prive di fondamento e mi stupisce che possano circolare con tanta facilità. Ricordo che sono toscana e vivo a Sinalunga. Chiunque si candiderà a presidente del Lazio sarà un candidato o una candidata con una biografia, una storia e radici espressione di questa regione e il Pd del Lazio saprà individuare, anche attraverso primarie di coalizione, la persona giusta
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cosa dice il popolo sovrano


- mettiamo solo commenti pubblicabili -

.............................stronzo, .... testa di merda, .. ladro!, .......maiale pervertito! , depravato!,....culo-rotto, ..........puttaniere !,....
il resto è impubblicabile in quanto formato da sole parolacce e improveri vari.
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 tra le canzoni goliardiche più famose certamente c'è " la canzone del cosacco" che sull'aria di una popolare canzone russa cantava un testo dissacrante , maleducato ma non osè, e quindi adatto anche a ragazzetti cresciutelli. la canzone è meglio conosciuta come la canzone di Natasha quella che fa la piscia ...  originalmente la canzone era una canzone triste che narrava le tristi emozioni di una donna il cui uomo era partito per andare in guerra, nel tempo alla prima stesura del testo se ne aggiunsero molti altri che, se dapprima ricalcavano lo spirito triste dell'originale, pian piano iniziarono a discostarsene fino ad arrivare a versioni decisamente dissacranti una delle quali è quella che qui proponiamo ecco il testo da cantare " Ohi Natasha hai fatto tu la piscia sì Dimitri ne ho fatti sette litri Fosti tu che allagasti la steppa dove sorge il sol dell'avvenir Fosti tu che allagasti la steppa dove sorge il sol dell'avvenir Ohi cosacca hai fatt

I MISTERI GODURIOSI V.M.18 prima parte

componimento maleducati  c' è gente  che compone poesie piene di phatos o d'amore e poi  di dolcezza,tristezza,saggezza e un tot di roba che finisce con ...ezza etc poi c'è anche qualcuno e meno male che compone qualcosa di scollacciato al limite del maleducato, ma che alla fine bisogna dire e ammettere ha un unico scopo quello di far ridere o almeno sorridere e QUESTO SCOPO spesso l'ottengono bene queste  componimenti compariranno in codesti post  a cura di I. O. ************************************************************************************************************** I MISTERI  GODURIOSI   ( da 1 a 10 ) Nel primo mistero godurioso si contempla san Cirillo che col cazzo fatto a spillo inculava i microbi. Era un fenomeno! Nel secondo mistero lussurioso si contempla sant'Ilario che col cazzo sul binario deragliava i rapidi. Era un fenomeno! Nel terzo mistero peccaminoso si contempla santa Cecilia che con la fica fatta a conchiglia catturava i bigoli. Era un fenom