in occasione del centocinquantennale dello stato Italiano
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VITTORIO ALFIERI Asti, 16 gennaio 1749 – Firenze, 8 ottobre 1803
prefazione di: Angiò di pallesecche
in realtà io di Vittorio so poco e nulla e quel poco che so mezzo me lo son scordato e il resto non ve lo posso dire che son cose private, fatto questa dovuta premessa passiamo alle l' uniche cose che posso narrarvi che poi sono 2 o 3 :
la prima è che se avessi ancora le monete stampate dalla zecca Italiana nel 1999 le venderei tutte e subito che allora valevano 1000 lire mentre oggi molto di più e mi farebbe comodo un bel gruzzoletto altro che discorsi.
la seconda forse più importante è che quell' ometto lì che a vederlo pare uno spaventapasseri grazie ai suoi scritti mise in moto nell' animo degli Italiani la voglia di libertà e rivincita verso gli oppressori , il risorgimento Italiano deve anche a lui la sua nascita ed è per questo che per Vittorio bisogna aver rispetto , non perche era un riccone, non perche era un avventuriero, non perche era un professorone, uno scrittore fino o meglio non solo per questo ma sopratutto per la sua capacità di trasmettere attraverso la scrittura la voglia di essere un popolo vero unito contro tutti e tutto a prescindere dallo stato sociale e da altri tipi di divisioni
come ultima cosa , la meno importante c'è il fatto che alle medie frequentai proprio la scuola Vittorio Alfieri e anche se non lo vidi mai ne' di persona ne raffigurato in qualche maniera, qualcosa di lui m' influenzò ........ era la voglia di salare a scuola , di girare in libertà. di sfuggire a ruoli e costrizioni insomma di non farmi rompere le palle oltremodo da una vita precompilata a tavolino e pensata da quei grandi pensatori che col tempo ci han trasformato in schiavi di non si sà chi, in persone che se non lavorano sempre e per forza non hanno ruolo ne possibilità di vivere degnamente , praticamente obbligandoci ad uno stile di vita che pian piano è peggiorato sempre più tanto da farci pensare che i pensatori e tecnici di oggi vogliano farci tornare al medioevo, al tempo dei servi della gleba dove loro hanno i ruoli migliori e noi popolo siamo quelli da sfruttare fino alla morte e oltre ...................
...... che cè? non ve l aspettavate un discorso così ? volete sapere dell' altro ? vabbè ormai è fatta e per non peggirare le cose la finisco qui che è meglio ...
vi lascio con un pour pourri delle meglio massime che mi diceva sempre mio nonno leggetele e ragionateci un po su poi domandatevi " aveva ragione a dir così o no ? "
" o te", ma ti levi di culo?" , ...... " o trogolo un ci' andà nel campo che rovini le seme " .... " ahooo!!!ma questi ci voglion morti io gli vò ma in culo! altroche pagà l' ici" , ......... "a quanto è arrivato di gas ? maremma cane!! e qui bisogna ma principià a imbottiglià le scoregge e a scoprì come tirarci fuori i gasse metano altroche chiacchere" ... ...
continua.... ( in un prossimo post con commento abbinato )
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Vittorio Alfieri
Nato ad Asti il 16 gennaio 1749 da Antonio Amedeo, conte di Cortemilla, di antica nobiltà che muore quando il figlio aveva solo 3 anni. Viene quindi affidato a un parroco.
Studia presso l’accademia militare di Torino dalla quale esce con il grado di sottotenente. Ricordando gli anni dell’infanzia confesserà di avere subito una ineducazione che lo ha portato ad essere asino fra asini e sotto un asino.
A causa di una madre bigotta che non lo fa uscire tenta di uccidersi, poi per reagire alla sua malinconia e per sottrarsi al chiuso e provinciale ambiente de Piemonte, inizia a viaggiare. Le prima mete sono italiane poi europee: dall’odiata Francia all’amata Inghilterra, pio in Olanda, Svezia, Finlandia, Russia, Spagna, Portogallo, in una fuga da quella noia che lo coglie a ogni sosta troppo prolungata. E’ di questi anni la storia d’amore con l’inglese Penelope Pitt conosciuta a Londra.
Tornato in Italia nel Maggio del 1772, da vita a Torino a un circolo letterario ispirato alla cultura francese dove vengono studiati Montesquieu, Voltaire, Rousseau e i classici come vite parallele del greco Plutarco.
Trova poi un’altra vocazione, le tragedie, la prima fu Cleopatra, rappresentata al teatro Carignano di Torino.
Abbandona il Piemonte per andare a Pisa, Siena e Firenze a contatto con la parlata toscana.
Conosce poi Luisa Stolberg, moglie del pretendente cattolico al trono d’Inghilterra Carlo Edoardo Stuart.
Rinuncia ai beni familiari in favore della sorella Giulia in cambio di una cospicua pensione.
Si trasferisce a Roma con la Stolberg che voleva allontanasi dal vecchio marito che non voleva concederle la separazione legale.
Scrive tragedie tra cui Filippo, Agamennone, Della Tirannide.
Intanto la sua irregolare relazione con la contessa d’Albany era diventata oggetto di pettegolezzo così che fu costretto a lasciare Roma e a vagare tra diverse città italiane: ad Arquà visita la casa di Petrarca, a Ravenna la tomba di Dante, a Roma quella di Tasso e a Milano vuole conoscere Parini.
Viaggia ancora per l’Europa, a Colmar in Alsazia e a Parigi.
Scrive ‘del principe e delle lettere’ per l’amico Gori e ‘la virtù sconosciuta’. Entrambe le opere trattano della libertà.
Durante la rivol francese compone l’ode ‘Parigi sbastigliato’.
Torna in Italia e si stabilisce a Firenze con la sua donna.
Muore l’8 ottobre del 1803 e viene sepolto in santa croce dove la contessa d’Albany gli fa erigere da Canova un grandioso monumento funebre.
Una personalità ‘post-illuministica’
Negli scritti di Alfieri si trovano motivi illuministici, temi come la visione meccanicistica del mondo, l’idea di una letteratura quale strumento per illuminare le coscienze, l’amore per la libertà e l’avversione ai tiranni.
Il critico Di Benedetto chiamò post-illuminism quello di Alfieri.
Egli rappresenta la crisi di quel razionalismo che aveva mortificato le aspirazioni e la personalità dell’individuo.
Contrappone all’ottimismo illuministici un pessimismo così come al cosmopolitismo (l’uomo è cittadino del mondo) sente piuttosto la necessità dell’uomo libero di avere una patria.
La lotta contro il proprio tempo
Alfieri, che era aristocratico, vive un conflitto con la propria classe d’appartenenza. Tuttavia si batte con le armi della poesia per salvaguardare l’aristocrazia dello spirito in contrapposizione alla borghesia. Da qui prese spunto il suo progetto di un rinnovamento morale e civile che però era accessibile a pochi, ad un élite.
Alfieri protoromantico
Come per gli scrittori tedeschi dello Strum und Drang è la concezione della passione come sentimento individuale.
Questa esaltazione del forte sentire è per Alfieri prima di tutto un esaltazione del proprio personale forte sentire.
Dalla tonalità di scontentezza e dall’umor nero, caratteristiche del poeta, derivano alcune costanti della sua stessa biografia, come l’irrequietezza e l’ansia di viaggiare che in lui dipendono dall’ansia perennemente insoddisfatta di riconciliarsi con il mondo e con gli altri.
Il termine protoromantico dato da Benedetto Croce inquadra la figura di Alfieri nel periodo del passaggio al romanticismo.
Il Saul e la Mirra
Sono considerati capolavori del teatro italiano nei quali l’autore da un lato tratta la tematica del tiranno dall’altra elimina la politica per mettere in evidenza gli stati d’animo.
Trova nel vecchio testamento il soggetto della sua tragedia.
Il Saul racconta l’ascesa al trono del sovrano benedetto da Dio, i suoi successi militari ben presto oscurati dalle prodezze del giovane David, e il suo rapido declino determinato da un suo progressivo allontanamento da Dio e per questo andando incontro alla sconfitta e al suicidio.
Anche i personaggi minori si trovano nella fonte: da Gionata figlio di Saul a Micol moglie di David.
In realtà non è David il suo vero avversario bensì quel Dio per cui tutti i personaggi non sono altro che i suoi strumenti.
Il sovrano non accettando i suoi limiti umani trova solo nella morte la sua libertà.
fonte etc
http://doc.studenti.it/appunti/letteratura/6/vittorio-alfieri.html
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link utili
http://it.wikipedia.org/wiki/Vittorio_Alfieri
http://alfieri.letteraturaoperaomnia.org/index.htm
http://alfieri.scarian.net/index.html
http://www.lemonete.com/index/catalogo/Repubblica_Italiana_Commemorativa/Argento/1.000_Lire_Vittorio_Alfieri_1999_Argento.htm
http://cronologia.leonardo.it/storia/biografie/alfieri.htm
http://it.wikipedia.org/wiki/Vittorio_Alfieri
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materiale youtube ---------------- materiale youtube ---------------- materiale youtube ---------------- materiale youtube ----------------
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VITTORIO ALFIERI Asti, 16 gennaio 1749 – Firenze, 8 ottobre 1803
prefazione di: Angiò di pallesecche
Vittorio Alfieri
Studia presso l’accademia militare di Torino dalla quale esce con il grado di sottotenente. Ricordando gli anni dell’infanzia confesserà di avere subito una ineducazione che lo ha portato ad essere asino fra asini e sotto un asino.
A causa di una madre bigotta che non lo fa uscire tenta di uccidersi, poi per reagire alla sua malinconia e per sottrarsi al chiuso e provinciale ambiente de Piemonte, inizia a viaggiare. Le prima mete sono italiane poi europee: dall’odiata Francia all’amata Inghilterra, pio in Olanda, Svezia, Finlandia, Russia, Spagna, Portogallo, in una fuga da quella noia che lo coglie a ogni sosta troppo prolungata. E’ di questi anni la storia d’amore con l’inglese Penelope Pitt conosciuta a Londra.
Tornato in Italia nel Maggio del 1772, da vita a Torino a un circolo letterario ispirato alla cultura francese dove vengono studiati Montesquieu, Voltaire, Rousseau e i classici come vite parallele del greco Plutarco.
Trova poi un’altra vocazione, le tragedie, la prima fu Cleopatra, rappresentata al teatro Carignano di Torino.
Abbandona il Piemonte per andare a Pisa, Siena e Firenze a contatto con la parlata toscana.
Conosce poi Luisa Stolberg, moglie del pretendente cattolico al trono d’Inghilterra Carlo Edoardo Stuart.
Rinuncia ai beni familiari in favore della sorella Giulia in cambio di una cospicua pensione.
Si trasferisce a Roma con la Stolberg che voleva allontanasi dal vecchio marito che non voleva concederle la separazione legale.
Scrive tragedie tra cui Filippo, Agamennone, Della Tirannide.
Intanto la sua irregolare relazione con la contessa d’Albany era diventata oggetto di pettegolezzo così che fu costretto a lasciare Roma e a vagare tra diverse città italiane: ad Arquà visita la casa di Petrarca, a Ravenna la tomba di Dante, a Roma quella di Tasso e a Milano vuole conoscere Parini.
Viaggia ancora per l’Europa, a Colmar in Alsazia e a Parigi.
Scrive ‘del principe e delle lettere’ per l’amico Gori e ‘la virtù sconosciuta’. Entrambe le opere trattano della libertà.
Durante la rivol francese compone l’ode ‘Parigi sbastigliato’.
Torna in Italia e si stabilisce a Firenze con la sua donna.
Muore l’8 ottobre del 1803 e viene sepolto in santa croce dove la contessa d’Albany gli fa erigere da Canova un grandioso monumento funebre.
Una personalità ‘post-illuministica’
Negli scritti di Alfieri si trovano motivi illuministici, temi come la visione meccanicistica del mondo, l’idea di una letteratura quale strumento per illuminare le coscienze, l’amore per la libertà e l’avversione ai tiranni.
Il critico Di Benedetto chiamò post-illuminism quello di Alfieri.
Egli rappresenta la crisi di quel razionalismo che aveva mortificato le aspirazioni e la personalità dell’individuo.
Contrappone all’ottimismo illuministici un pessimismo così come al cosmopolitismo (l’uomo è cittadino del mondo) sente piuttosto la necessità dell’uomo libero di avere una patria.
La lotta contro il proprio tempo
Alfieri, che era aristocratico, vive un conflitto con la propria classe d’appartenenza. Tuttavia si batte con le armi della poesia per salvaguardare l’aristocrazia dello spirito in contrapposizione alla borghesia. Da qui prese spunto il suo progetto di un rinnovamento morale e civile che però era accessibile a pochi, ad un élite.
Alfieri protoromantico
Come per gli scrittori tedeschi dello Strum und Drang è la concezione della passione come sentimento individuale.
Questa esaltazione del forte sentire è per Alfieri prima di tutto un esaltazione del proprio personale forte sentire.
Dalla tonalità di scontentezza e dall’umor nero, caratteristiche del poeta, derivano alcune costanti della sua stessa biografia, come l’irrequietezza e l’ansia di viaggiare che in lui dipendono dall’ansia perennemente insoddisfatta di riconciliarsi con il mondo e con gli altri.
Il termine protoromantico dato da Benedetto Croce inquadra la figura di Alfieri nel periodo del passaggio al romanticismo.
Il Saul e la Mirra
Sono considerati capolavori del teatro italiano nei quali l’autore da un lato tratta la tematica del tiranno dall’altra elimina la politica per mettere in evidenza gli stati d’animo.
Trova nel vecchio testamento il soggetto della sua tragedia.
Il Saul racconta l’ascesa al trono del sovrano benedetto da Dio, i suoi successi militari ben presto oscurati dalle prodezze del giovane David, e il suo rapido declino determinato da un suo progressivo allontanamento da Dio e per questo andando incontro alla sconfitta e al suicidio.
Anche i personaggi minori si trovano nella fonte: da Gionata figlio di Saul a Micol moglie di David.
In realtà non è David il suo vero avversario bensì quel Dio per cui tutti i personaggi non sono altro che i suoi strumenti.
Il sovrano non accettando i suoi limiti umani trova solo nella morte la sua libertà.
fonte etc
http://doc.studenti.it/appunti/letteratura/6/vittorio-alfieri.html
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link utili
http://it.wikipedia.org/wiki/Vittorio_Alfieri
http://alfieri.letteraturaoperaomnia.org/index.htm
http://alfieri.scarian.net/index.html
http://www.lemonete.com/index/catalogo/Repubblica_Italiana_Commemorativa/Argento/1.000_Lire_Vittorio_Alfieri_1999_Argento.htm
http://cronologia.leonardo.it/storia/biografie/alfieri.htm
http://it.wikipedia.org/wiki/Vittorio_Alfieri
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