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il gesto dell V come vittoria


il linguaggio dei gesti ( lesson two )

il gesto dell V come vittoria
questo gesto si fa' quando abbiamo raggiunto un traguardo, quando si è vinto una competizione ma anche in altre occasioni che lo richiedono.

ognuno lo associa , oltre ai fatti  noti a tutti , a proprie determinate azioni o elaborazioni che oltrepassano in maniera positiva  una varieta' di aspetti, azioni, pensieri  etc che in origine venivano considerate un ostacolo ma che poi col giusto metodo sono stati superati

ad gesto  possono  essere associati una gran miriade di cose ma tutte aventi in comune quello di essere state alla fine ottenute e con successo

oggi il gesto indica una ottenuta Vittoria sia propria che di gruppo .il superamento di un problema, difficoltà et similare ma non sempre è stato così vediamone un pò la storia

LA STORIA  (E LA LEGGENDA) DEL GESTO DELLA V

Il gesto del medio è al giorno d'oggi l'insulto gestuale più utilizzato e meglio compreso (dato importante, quando si vuole insultare qualcuno) nel mondo occidentale. Non è stato sempre così.

Può capitare che un gesto abbia significati diversi in paesi diversi. Anche se la globalizzazione, riducendo le differenze culturali, rende questa eventualità sempre più rara.
Un esempio: il gesto dell'OK, fatto con l'indice e il pollice che formano una O, significa OK negli USA, e ormai quasi ovunque, ma nell'area mediterranea una volta era un insulto simile a quello del medio sollevato. Con la differenza che quello del medio è un gesto fallico, che attiene al comportamento dell'offensore, mentre la O fatta con le due dita è un gesto anale, che allude all'offeso.
Oggi non è più così (nemmeno in quelle zone).

Per studiare le variazioni di significato di un gesto in relazione al tempo e al luogo in cui viene effettuato, il gesto più interessante è sicuramente quello della V.
Proprio di recente il gesto, molto diffuso in tutto il mondo, di allargare l'indice e il medio della mano a formare la V di "Vittoria", col palmo rivolto verso chi guarda, ha assunto in Italia una particolare e nuova connotazione.
Pur se considerato da tutti un gesto di trionfo, da qualche anno, sull'onda dei "Vaffa day" di Grillo, sta cominciando ad assumere il significato opposto: "Vaffanculo". Anche se, almeno per il momento, se ci vediamo rivolgere una V a dita divaricate non ci offendiamo,ma continuiamo a ritenerlo un gesto di trionfo.

Ci sono peraltro delle altre, interessantissime variazioni di significato che riguardano il gesto della V.

La V nel significato di Vittoria ha una storia breve: è nato infatti in Inghilterra nel luglio del 1941. Ma fino a quel momento, il gesto della V (pur se fatto col palmo della mano rivolto in dentro, verso chi lo esegue), era stato, proprio in Inghilterra, un insulto. Feroce, come quello del medio.
Secondo alcuni studiosi l'origine di questo gesto insultante è araba.
Sarebbe arrivato in Inghilterra ai tempi dell'Impero Britannico, al seguito dei soldati inglesi che l'avevano imparato nei paesi arabi, dove è molto diffuso ancora oggi. Mettere le dita a V e portarle verso il naso è un chiaro riferimento all'atto sessuale, in cui la funzione fallica spetta al naso. In Inghilterra si osservò la sopravvivenza della sola V manuale, senza cioè l'intervento del naso.
Un'ipotesi brillante, ma storicamente insostenibile: gli inglesi usavano la V insultante ben prima che le ragioni del colonialismo portassero i soldati inglesi a contatto con la cultura araba. Il gesto della V con un significato oltraggioso era infatti già conosciuto in Inghilterra nel tardo medio evo.

Ecco perché e' probabile, secondo Claudio Ciaravolo, che ci sia una spiegazione diversa.
All'origine della V fatta con l'indice ed il medio - ecco l' ipotesi di Claudio Ciaravolo - potrebbe essere stato non il gesto arabo, ma il riferimento ad un numero. Un numero romano: in questo tipo di numerazione, "V" significa, com'è noto, "Quinto". V come Enrico V, il re che con la sua lungimiranza (ampiamente riconosciuta dalla storia) condusse alla rovina il regno di Francia, e con esso i francesi tutti.
Enrico V riuscì a sconfiggere i francesi grazie al ruolo fondamentale che aveva conferito, nel proprio esercito, agli arcieri.
La comparsa di questo gesto in Inghilterra risalirebbe, secondo Ciaravolo, a quasi settecento anni fa: all' epoca della guerra dei Cent'anni (1337-1453) tra Francia ed Inghilterra.
Il gesto della V insultante avrebbe una data di nascita ben precisa: 24 ottobre 1415, il giorno prima di quello in cui venne combattuta la battaglia di Azincourt tra i cavalieri francesi di Carlo VI e gli arcieri inglesi di Enrico V, e conclusasi con il trionfo degli inglesi.
Gli arcieri inglesi erano straordinariamente abili, e ad Azincourt furono l'arma vincente: i famosi cavalieri francesi, che pure erano dieci volte di più, finirono sepolti da nugoli di frecce lanciate con perizia dagli arcieri nemici con i loro archi particolarmente lunghi.

E' verosimile - prosegue Ciaravolo - che, da quel momento, mostrare la V ai francesi significasse offenderli: li costringeva infatti a ricordarsi di Enrico V, il Sovrano d'Inghilterra che li aveva umiliati grazie ai suoi formidabili arcieri.
Questo gesto, per un processo di generalizzazione, può essere diventato nel tempo un comune gesto offensivo, da usare nei confronti di chiunque, nelle circostanze adatte. Via via si sarebbe perso del tutto il ricordo del riferimento ad Enrico V come è accaduto per la spiegazione della diffusissima credenza che il numero 17 porti sfortuna.
Il 17 (in numeri arabi) scritto in numeri romani diventa XVII.
Gli antichi romani, "anagrammando" questi numeri: spostandoli cioè di posto, ottennero VIXI: in latino, "vissi". Dunque, sono morto. Un buon motivo, allora, per collegare il 17 ad eventi negativi.
Eppure è incredibile ma vero che ancora oggi c'è chi continua ad evitare il 17, e non sa assolutamente perché. Diteglielo.

Claudio Ciaravolo non è il solo a far risalire l'origine del gesto della V alla battaglia di Azincourt.
Molti credono che, durante la battaglia, agli arcieri inglesi che riuscivano a catturare i francesi tagliassero l'indice e il medio per impedire loro di scoccare in seguito anche una sola freccia.
Questa però è soltanto una leggenda. Come esperto di leggende, Ciaravolo ha cercato spesso di smentire questa spiegazione dell'origine del gesto della V insultante: una spiegazione suggestiva, ma inverosimile.
Questo presunto evento cruento non si è mai verificato. E' perciò falso che in risposta a questa pratica efferata gli arcieri inglesi cominciassero a mostrare ai francesi attestati di fronte a loro l'indice ed il medio tenuti in alto, in segno di sfida, a significare: "io le dita ce le ho, e le userò per tirare la freccia che ti ucciderà", e successivamente solo per insultare in senso generico.
Questo del taglio delle dita degli arcieri è una leggenda che, secondo Ciaravolo, ha avuto origine da un discorso di Enrico V ai suoi arcieri, questo sì riportato dalle cronache dell'epoca. La sera prima della battaglia di Azincourt, Enrico V, grande motivatore, spaventa i suoi uomini, e racconta loro, per spingerli a combattere fino alla morte, che se verranno fatti prigionieri i francesi taglieranno loro l'indice e il medio.
"I francesi vi faranno quello che i barbari facevano agli arcieri romani tanto tempo fa!", disse il Re, citando furbescamente un evento a quell'epoca noto ad ogni arciere; evento che, anche se privo di prove storiche, ha buone probabilità di essersi davvero verificato, almeno in qualche caso.
Ecco da dove trae origine la leggenda che i francesi tagliassero due dita agli arcieri inglesi catturati: l'indice ed il medio, indispensabili per tirare con l'arco.
Questa leggenda si è diffusa enormemente, nonostante gli storici abbiano confutato in pieno l'ipotesi di base: non c'è alcun documento in tal senso. E soprattutto, a quell'epoca, a meno che non fossero nobili (per il codice cavalleresco), e ricchi (per ottenere un riscatto), i prigionieri di guerra non li mutilavano: li uccidevano, e basta. Era molto più rapido, ed economico.
Nonostante ciò, questa storia si è sovrapposta all'ipotesi, molto più plausibile, dell'origine del gesto insultante della V dal numero romano V di Enrico V. A dare una mano alla teoria delle dita mozzate arrivò in seguito perfino internet.
Non sembri strano che praticamente quasi tutti i siti internet -controllare per credere- che si occupano dell'argomento riportino, come origine del gesto - la storia delle due dita tagliate, e non l'usanza araba delle dita a V che circondano il naso, o quella - ancor più attendibile - del numero romano V. Tra tutte le storie, si tende a considerare vera quella più articolata, più bella da raccontare: la complessità vince sulla semplicità. Se poi c'è qualche elemento particolarmente efferato, ancora meglio.
Si è verificato inoltre un fenomeno tipico di internet: il "copia e incolla". Spessissimo gli estensori dei siti e dei blog non si documentano in modo approfondito sulle notizie che danno: lo fanno su internet. Limitandosi quasi sempre a copiare quello che riportano gli altri. Senza nemmeno preoccuparsi di cambiare il testo più di tanto.

Claudio Ciaravolo ha smentito la leggenda delle dita mozzate più di una volta. Sta cercando di farlo anche adesso, con voi, qui sul web, sul quale state leggendo queste parole.
Ha provato a farlo, pur sapendo fin dall'inizio (è lui che ha scoperto i meccanismi della smentita delle leggende metropolitane!) che sarebbe stato molto difficile, ma non impossibile.
Ne ha parlato per la prima volta nel 1981 in Rai, a RAIDUE, in una sua trasmissione: "La storia del far gesti."
Fin da allora Claudio Ciaravolo era convinto che il gesto della V fosse derivato dal V romano: spiegazione, questa, frutto di un approfondimento personale (i gesti erano, e sono da sempre uno dei suoi territori favoriti). E' poi ritornato sull'argomento nel 1989, nel periodo in cui veniva invitato a più riprese a trasmissioni televisive per parlare di leggende.
Più precisamente, ospite in RAI,in moltissime trasmissioni televisive, come esperto di marketing virale in occasione dell'esperimento della sua maglietta di sicurezza, la prima leggenda della storia di cui sia nota la paternità (è figlia di C.C., e non di n.n.), Claudio Ciaravolo spiega - appunto - i meccanismi di diffusione delle leggende: di quelle storie che tanti considerano vere, ma che in realtà non lo sono. E per mostrare la difficoltà di smentita di tutte le leggende come quella della maglietta, cita spesso quella della V e il presunto taglio dell'indice e medio.
Ha smentito inoltre ancora molti anni dopo la leggenda della V insultante, nel 2002. Lo ha fatto a chiare l'etere, dedicandole alcune puntate della sua trasmissione radiofonica "Incredibile, ma falso" in onda su RADIOUNO tutte le mattine, poco prima del GR delle sette, e quindi molto ascoltata.
Anche quest'ultima smentita, come sempre accade per le leggende, pur se molto documentata, non è servita a fermare al momento la storia degli arcieri mutilati ma di rinforzare un lento e complesso processo di smentita affidato al passaparola. L'unico che si è rivelato,secondo Ciaravolo, anche se in tempi lunghi, efficacissimo. Parola di legendbuster.

Ma le leggende che accompagnano questo gesto non finiscono qui: anche sul significato di Vittoria del gesto della V c'è da fare chiarezza.


Tutti credono che l'abbia inventato Winston Churchill durante la seconda guerra mondiale: invece fu, il 14 gennaio 1941, l'avvocato belga Victor De Lavelaye, alla radio. Per una campagna di comunicazione contro i nazisti, De Lavelaye , in una trasmissione radio della BBC, propose di utilizzare il segno della V nel senso di "V"ictoir -vittoria, o - in olandese, "V"rijeid-libertà.
LA BBC realizzò questa campagna nel luglio del 1941. Fu utilizzato anche l'alfabeto Morse (punto.punto.linea-) per rendere "sonora" la V, in molte occasioni: ad esempio, battendo le mani.
A Winston Churchill la cosa piacque: raccolse perciò anche lui il suggerimento, e fece un uso intensivo della V tutte le volte che appariva in pubblico, utilizzando il gesto che sarebbe diventato il simbolo della vittoria sui nazisti.
Così, grazie a lui, le due dita a V hanno assunto universalmente il significato di Vittoria. Il ruolo di Churchill nella diffusione di questo gesto è indubbiamente vero, ma è falso quello che quasi tutti credono: che l'abbia inventato lui.



Secondo Ciaravolo, pur senza togliere all'illustre testimonial il ruolo di protagonista nella diffusione di questo gesto, Churchill aveva trovato terreno favorevole in Inghilterra: come s'è detto, la V insultante era infatti presente da secoli nella cultura inglese.
Churchill invertì peraltro il verso del palmo della mano, che nella V di Vittoria è rivolto verso l'esterno, mentre nella V insultante è orientato all'interno. Tanto per dare a Churchill quel che è di Churchill ...

fonte - http://www.inmediostatvirtus.it/storia.html
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http://issuu.com/ceppo07/docs/gesti_italiani

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