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Berlusconi - le urltime 2/300 cose che lo riguardano

Berlusconi - le urltime 2/300 cose che lo riguardano

BERLUSCONI: "RISPETTATEMI"
FINI E SCHIFANI AL QUIRINALE

BERLUSCONI ALLA BINDI: "PIU' BELLA CHE INTELLIGENTE"

Il presidente del Consiglio dovrebbe essere rispettato visto che è l'unica carica eletta dal popolo. Lo afferma il premier Silvio Berlusconi, a quanto riferiscono alcuni partecipanti all'ufficio politico del Pdl, in un passaggio del suo intervento alla riunione.
«L'incontestabile diritto politico di Silvio Berlusconi di governare, conferitogli dagli elettori, e di riformare il Paese, non può fare venir meno il suo preciso dovere costituzionale di rispettare la Corte Costituzionale e il capo dello Stato» ha invece affermato in una dichiarazione il presidente della Camera, Gianfranco Fini.

FINI E SCHIFANI AL QUIRINALE I presidenti di Senato e Camera, Renato Schifani e Gianfranco Fini, secondo quanto si è appreso, si sono recati al Quirinale per un colloquio con il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Al termine del colloquio, in una nota congiunta, hanno "dato atto al Capo dello Stato del suo rigoroso rispetto della Costituzione", esprimendo "l'auspicio che tutti gli organismi istituzionali e di garanzia agiscano per determinare un clima di leale e reciproca collaborazione nell'interesse esclusivo della nazione".

"LA BINDI E' PIU' BELLA CHE INTELLIGENTE" «Il presidente della Repubblica aveva garantito con la sua firma che la legge sarebbe stata approvata dalla Consulta, posta la sua nota influenza sui giudici di sinistra della Corte». Lo ha detto il premier Silvio Berlusconi a proposito del Lodo Alfano, intervenendo telefonicamente a Porta a Porta. Un'affermazione che ha provocato un'immediata reazione in studio da parte di Rosy Bindi, vicepresidente della Camera e deputata del Pd, che ha giudicato gravissima questa posizione. «Ravviso che lei è sempre più bella che intelligente - ha replicato secco Berlusconi - Non mi interessa nulla di quello che lei eccepisce». Anche il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini ha giudicato «un'accusa inaccettabile» nei riguardi di Napolitano le parole del premier. «Non accuso il capo dello Stato - ha risposto Berlusconi - prendo atto di una situazione in cui c'erano certi suoi comportamenti e sappiamo tutti quali relazioni intercorrano tra i capi dello Stato e i membri della Consulta. Sono da anni in politica, so quali siano i rapporti che intercorrono». Il presidente del Consiglio ha anche confermato che «certamente» il governo farà la riforma della giustizia.

LODO ALFANO ILLEGITTIMO Il lodo Alfano è stato dichiarato illegittimo dalla Corte costituzionale. La Consulta - secondo quanto appreso - ha bocciato il 'lodo Alfanò per violazione dell'art.138 della Costituzione, vale a dire l'obbligo di far ricorso a una legge costituzionale (e non ordinaria come quella usata dal "lodo" per sospendere i processi nei confronti delle quattro più alte cariche dello Stato). Il lodo è stato bocciato anche per violazione dell'art.3 (principio di uguaglianza). L'effetto della decisione della Consulta sarà la riapertura di due processi a carico del premier Berlusconi: per corruzione in atti giudiziari dell'avvocato David Mills e per reati societari nella compravendita di diritti tv Mediaset. La decisione della Corte Costituzionale è stata presa a maggioranza (9 a 6).

IL COMUNICATO DELLA CONSULTA Da Palazzo della Consulta è stato diffuso il seguente comunicato: «La Corte costituzionale, giudicando sulle questioni di legittimità costituzionale poste con le ordinanze n. 397/08 e n. 398/08 del Tribunale di Milano e n. 9/09 del GIP del Tribunale di Roma ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'art. 1 della legge 23 luglio 2008, n. 124 per violazione degli articoli 3 e 138 della Costituzione. Ha altresì dichiarato inammissibili le questioni di legittimità costituzionale della stessa disposizione proposte dal GIP del Tribunale di Roma».

BERLUSCONI STAMANI AL GR1 Silvio Berlusconi va «avanti tranquillamente e serenamente, possibilmente con più grinta». Intervistato dal Giornale Radio Rai, il presidente del Consiglio conferma punto per punto, dopo la sentenza della Corte Costituzionale sul lodo Alfano,le critiche a Consulta, opposizione, stampa e Capo dello Stato. E precisa: Questo Esecutivo «si sente assolutamente necessario alla democrazia, alla libertà e al benessere del Paese». Il premier parla di «due processi farsa» contro di lui, processi che «illustrerà agli italiani» esponendo al «ridicolo» gli accusatori. «Meno male che Silvio C'è - afferma - altrimenti saremmo completamente nelle mani di questi signori della sinistra che hanno una minoranza di magistrati che usa il potere giudiziario a fini di lotta politica, più del 70% della stampa, con in testa "Repubblica", i programmi di approfondimento della tv pubblica pagati con i soldi di tutti e un Capo dello Stato di sinistra, nonché una Consulta con 11 giudici di sinistra che non è un organo di garanzia ma politico». «Il presidente della Repubblica - aggunge - è stato eletto da una maggioranza che non è più maggioranza nel paese, una maggioranza di sinistra, ha radici totalmente di sinistra. Anche l'ultimo atto di nomina di un giudice costituzionale dimostra da che parte sta, tutto qui». «Abbiamo governato senza questo lodo per 5 anni, dal 2001 al 2006, continueremo a governare senza. Ci sono due processi farsa, risibili, assurdi che illustrerò agli italiani,anche andando in tv, mi difenderò nelle aule dei tribunali, esponendo al ridicolo gli accusatori, dimostrando a tutti gli italiani di che pasta sono fatti e di che pasta sono fatto io», conclude.

CALDEROLI: "ANCHE IL COLLE PRESO IN GIRO" «Ma quale patto Bossi-Fini. Sul Veneto non è stata fatta ancora nessuna scelta. Non è vero quel che è stato scritto sul Corriere. C'è gente che la sera mangia gulash e poi sogna». Così Roberto Calderoli, ministro per la Semplificazione amministrativa, ha commentato la notizia uscita oggi sul Corriere della Sera secondo cui il presidente della Camera Gianfranco Fini avrebbe garantito a Umberto Bossi la candidatura leghista in Veneto alle regionali, per evitare di andare alle urne.

BERLUSCONI INTERVIENE A "PORTA A PORTA" «In Italia abbiamo una minoranza di giudici di sinistra, una stampa di sinistra con a capo 'Repubblicà, una Rai che, a parte lei signor Vespa, va contro il governo, e in più un capo dello Stato espressione della vecchia maggioranza di sinistra». Lo ha detto il premier Silvio Berlusconi intervenendo telefonicamente a Porta a Porta, stasera incentrata sulla bocciatura del Lodo Alfano. «Su Napolitano - ha aggiunto Berlusconi, a proposito dei giudizi già espressi in serata - ho detto quello che penso: non ho nulla da modificare sulle mie dichiarazioni che potrebbero essere anche più esplicite e più dirette». «La Consulta non è un organo di garanzia ma un organo politico» e con il pronunciamento odierno sul lodo Alfano «si è contraddetta rispetto a quanto fece 4 anni fa» sul lodo Schifani. Lo ha detto il premier Silvio Berlusconi intervenendo telefonicamente alla registrazione di Porta a Porta, che andrà in onda in seconda serata. «Oggi - ha aggiunto - la Corte è occupata e dominata da 11 giudici di sinistra e 4 che non sono di sinistra. Non c'è nessuna speranza di decisioni autonome». «Il presidente della Repubblica aveva garantito con la sua firma che la legge sarebbe stata approvata dalla Consulta, posta la sua nota influenza sui giudici di sinistra della Corte». Un'affermazione, quella del premier, che ha provocato un'immediata reazione in studio da parte di Rosy Bindi, vicepresidente della Camera e deputata del Pd, che ha giudicato gravissima questa posizione. «Ravviso che lei è sempre più bella che intelligente - ha replicato secco Berlusconi - non mi interessa nulla di quello che lei eccepisce». Anche il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini ha giudicato «un'accusa inaccettabile» nei riguardi di Napolitano le parole del premier. «Non accuso il capo dello Stato - ha risposto Berlusconi - prendo atto di una situazione in cui c'erano certi suoi comportamenti e sappiamo tutti quali relazioni intercorrano tra i capi dello Stato e i membri della Consulta. Sono da anni in politica, so quali siano i rapporti che intercorrono». Il presidente del Consiglio ha anche confermato che «certamente» il governo farà la riforma della giustizia.

IN PRECEDENZA ALTRE ACCUSE «Noi dobbiamo governare cinque anni con o senza il lodo, io non ci ho mai creduto» al fatto che passasse «perché con una corte Costituzionale con undici giudici di sinistra era impossibile che lo approvassero». Lo ha affermato il premier Silvio Berlusconi conversando con i giornalisti mentre usciva da Palazzo Grazioli. «ll Capo dello Stato sapete voi da che parte sta: abbiamo giudici della Corte Costituzionale eletti da tre capi dello Stato della sinistra che fanno della Consulta non un organo di garanzia ma un organo politico» ha poi aggiunto il premier. A chi gli chiedeva un commento alla risposta del Capo dello Stato alle sue precedenti dichiarazioni sul lodo Alfano, il presidente del Consiglio, rientrando a palazzo Grazioli, ha detto: «Non mi interessa quello che ha detto il capo dello Stato, non mi interessa...Mi sento preso in giro e non mi interessa. Chiuso».

GELO DEL QUIRINALE «Tutti sanno da che parte sta il presidente della Repubblica. Sta dalla parte della Costituzione, esercitando le sue funzioni con assoluta imparzialità e in uno spirito di leale collaborazione istituzionale». È quanto si legge in una nota diffusa dal Quirinale dopo che il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, parlando con i giornalisti, ha detto tra l'altro: «Il capo dello Stato sapete da che parte sta...».

PDL: "IL GOVERNO VA AVANTI" «È una sentenza politica, ma il presidente Berlusconi, il governo e la maggioranza continueranno a governare come, in tutte le occasioni dall'aprile del 2008, hanno richiesto gli italiani con il loro voto». Paolo Bonaiuti, portavoce del presidente del Consiglio, interviene così, con una nota, sulla decisione della Corte Costituzionale che ha dichiarato l'incostituzionalità del Lodo Alfano.

BOSSI: "SENZA FEDERALISMO, FACCIAMO LA GUERRA" «Andiamo avanti, non ci piegano». Umberto Bossi, prima di entrare in una riunione del gruppo della Lega, commenta così la decisione della Consulta sul Lodo Alfano. E parla del suo incontro, concluso poco fa, con Silvio Berlusconi. «Nemmeno lui vuole le elezioni anticipate - dice - L'ho trovato forte e questo mi ha fatto molto piacere, l'ho trovato deciso a combattere».
«Se si ferma il federalismo facciamo la guerra». Lo ha affermato il leader della Lega Umberto Bossi conversando con i giornalisti subito dopo la notizia della bocciatura del lodo Alfano da parte della Consulta. Il Senatur è stato avvicinato poco prima di entrare a Montecitorio.

I PROCESSI IN CORSO Sono due i dibattimenti in cui è imputato a Milano Silvio Berlusconi e che devono ricominciare dopo la decisione della Consulta di dichiarare illegittimo il Lodo Alfano. Un terzo procedimento, quello cosiddetto Mediatrade è ancora in fase di indagini preliminari e il pm Fabio De Pasquale starebbe lavorando per redigere l'avviso di chiusura delle indagini che, di norma, prelude alla richeista di rinvio a giudizio. In fase di dibattimento si trovano il processo sulle presunte irregolarità nella compravendita di diritti televisivi da parte di Mediaset che vedono imputati il premier e parte del management Fininvest e quello in cui Berlusconi è imputato per corruzione in atti giudiziari con l'avvocato inglese David Mills. In quest'ultimo processo la posizione del premier era stata stralciata e il dibattimento a suo carico sospeso per via del Lodo Alfano, ma i giudici della decima sezione del tribunale di Milano l'hanno proseguito per Mills che è stato condannato a quattro anni e sei mesi. Proprio venerdì, 9 ottobre, comincerà per l'avvocato inglese il processo d'appello in cui Berlusconi è stato chiesto come teste dalla difesa. Diversa la scelta dei giudici della Prima sezione del Tribunale che avevano il processo per tutti nella vicenda della compravendita dei diritti. In questo dibattimento, il premier e gli altri imputati sono accusati di una serie di reati societari per aver, nella ricostruzione dell'accusa, creato fondi neri 'gonfiandò i costi dei diritti. I giudici avevano accolto una contestazione suppletiva del pm de Pasquale relativa a una frode fiscale riferita agli anni 2000-2003 che ha portato allo slittamento in avanti della prescrizione di quattro anni, cioè al marzo del 2012. Nel processo Mills, Berlusconi è invece accusato di aver dato al legale inglese 600mila dollari perchè facesse dichiarazioni reticenti in due vecchi processi milanesi: All Iberian e quello sulla corruzione nella Guardia di Finanza. Il lodo Alfano, infine, avrà un riflesso anche a Roma, dove il gip dovrà decidere sulla richiesta di archiviazione di un procedimento nei riguardi del premier: Berlusconi è indagato per istigazione alla corruzione per un presunto tentativo di avvicinamento, a ridosso dell'approvazione della Legge Finanziaria del governo Prodi, di alcuni parlamentari della maggioranza per convincerli a passare con l' opposizione con l' obiettivo di far cadere il governo. Il gip aveva inviato gli atti alla Corte costituzionale, ritenendo che il lodo Alfano, per la sua formulazione, si applicasse anche alla fase del «procedimento» e non solo a quella del «processo» e pertanto violasse più principi costituzionali.
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Il capo del governo ai suoi: «rispetto per chi è eletto dal popolo»
Berlusconi: «Farò vedere chi sono»
Ma il premier rinuncia alla piazza
«Andremo avanti più forte di prima». Nuovo affondo su Napolitano: «Ha radici totali nella sua storia di sinistra»

Berlusconi e Napolitano (Ansa)
ROMA - «Ho dei nervi d'acciaio. Non vi preoccupate. Smonterò tutto. Non può succedere nulla». Così Silvio Berlusconi nel corso dell'ufficio politico del Pdl sulle conseguenze della bocciatura del lodo Alfano. Il presidente del Consiglio, secondo indiscrezioni, sarebbe anche tornato sulle valutazioni espresse nei confronti di Giorgio Napolitano dicendo di aver espresso soltanto delle osservazioni chiare, chiedendosi invece «se sia possibile che solo io venga sempre criticato per constatazioni evidenti a tutti».

IL DOCUMENTO - Nel documento approvato al termine dell'ufficio di presidenza, il Pdl attacca la sinistra: «Per comprendere quello che sta avvenendo si deve aggiungere che la sinistra è diventata addirittura succube di poteri extrapolitici: da una parte, il superpartito di Repubblica e dall'altra parte un movimento violentemente giustizialista ed eversivo come quello rappresentato da Di Pietro». «In concomitanza con questa prolungata e sistematica campagna di diffamazione e alla vigilia del pronunciamento della Corte Costituzionale, al decisione di un giudice monocratico del tribunale di Milano di condannare la Fininvest al risarcimento della cifra incredibile di 750 milioni di euro alla Cir, è apparsa non solo ingiusta e totalmente infondata, ma soprattutto come l'ennesimo tassello di un rigurgito di giustizialismo ad orologeria». Poi l'affondo sulla Consulta: il mutamento di indirizzo della Corte «oltre che una scelta politica si configura anche come violazione del principio di leale collaborazione tra gli organi costituzionali che ha avuto la conseguenza di sviare l'azione legislativa del Parlamento».. «Il responso della Corte Costituzionale rischia di alterare nel tempo il corretto equilibrio fra i poteri dello Stato, i quali traggono tutti origine e legittimità dalla sovranità del popolo». «Il cosiddetto Lodo Alfano infatti -ricorda l'ufficio di presidenza del Pdl - è stato approvato dal Parlamento della Repubblica seguendo pedissequamente quanto dettato nel 2004 proprio dalla Corte Costituzionale, così come a più riprese attestato dal capo dello Stato. Il mutamento di indirizzo della Corte, pertanto, oltre che una scelta politica si configura anche come violazione del principio di leale collaborazione tra gli organi costituzionali che ha avuto la conseguenza di sviare l'azione legislativa del Parlamento».

NUOVO AFFONDO SU NAPOLITANO - Il comunicato arriva al termine di una giornata durante la quale Berlusconi è tornato alla carica dopo la dura reazione seguita alla bocciatura del lodo Alfano. Il premier inizia di buon mattino, con un'intervista al Gr1. Il tono è ormai quello della sfida aperta: «Farò vedere agli italiani di che pasta sono fatto». E ancora, come già ribadito mercoledì: «Andremo avanti più forte di prima». Il premier è poi tornato a battere il tasto forse più delicato dello scenario politico: il conflitto aperto con il Quirinale. «Il presidente della Repubblica è stato eletto da una maggioranza di sinistra - ha detto Berlusconi al Gr1 -. Ha radici totali nella sua storia di sinistra e anche il suo ultimo atto di nomina di uno dei giudici della Corte Costituzionale dimostra da che parte stia».

«MENO MALE CHE SILVIO C'È» - Anche alla radio ha ripetuto un "concetto" già espresso mercoledì: «Per fortuna che Silvio c'è. Altrimenti - ha spiegato alla radio il Cavaliere - il Paese sarebbe nelle mani della sinistra che ha una organizzazione di una minoranza della magistratura che usa il potere giudiziario ai fini di lotta politica, ha più del 70% della stampa che è tutta di sinistra con in testa Repubblica e gli altri giornali, ha tutti i programmi di cosiddetto approfondimento politico con la tv pubblica pagata con i soldi di tutti».

«PREMIER VA RISPETTATO» - Nel pomeriggio, durante l'ufficio politico del Pdl, Berlusconi - che avrebbe detto ai suoi di non voler ricorrere a una manifestazione di piazza - ha ribadito che il presidente del Consiglio «è eletto dal popolo» e quindi «deve essere rispettato». Il premier, spiegano alcuni partecipanti al vertice, non avrebbe fatto alcun riferimento alle polemiche di questi giorni, ma si è espresso in particolar modo riguardo alle «aggressioni» ricevute da parte dei media in questi mesi. Inoltre il premier avrebbe aggiunto inoltre che bisogna cambiare la par condicio prima delle regionali.

FRANCESCHINI - «Il Capo dello Stato ha operato in modo ineccepibile nel rispetto del ruolo di garanzia che ricopre» ha detto il segretario del Pd, Dario Franceschini, intervistato da Sky Tg24 . Franceschini, dopo le posizioni espresse ieri, è tornato a commentare le reazioni del premier alla sentenza della Consulta sul lodo Alfano, afferma: «Direi a Berlusconi: 'la smetta con questi toni, non vada avanti con questi attacchi a organi istituzionali. Se andrà avanti troverà un muro nel Pd, un muro di compattezza». Franceschini ha affermato che il suo partito è pronto al voto, ma «non credo si possano ottenere le elezioni solo gridando che serve andare al voto», «Berlusconi si deve battere sul terreno politico».
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Reazioni dopo l'intervento di Berlusconi a Porta a Porta
Le democratiche rilanciano: "Il premier più alto che educato"Insulti alla Bindi, insorge il Pd
"Sgomento e indignazione"Lettera aperta di un gruppo di giornaliste a chi era presente alla trasmissione:
"Stupore e indignazione per il silenzio colpevole che è sceso nello studio"


ROMA - "Grande è lo sgomento, grande è l'indignazione, ma ancor più grande è la nostra convinzione: la democrazia è un bene non disponibile per Berlusconi, così come non lo è la dignità delle donne". Insorgono le donne del Pd dopo gli insulti in diretta a Porta a Porta del premier a Rosy Bindi nel giorno in cui la Consulta ha dichiarato incostituzionale il Lodo Alfano. "Lei è più bella che intelligente", ha detto il premier all'allibita parlamentare, che ha subito replicato: "Evidentemente io sono una donna che non è a sua disposizione". E oggi la Bindi puntualizza il senso delle sue parole: "Ci tengo a precisare che ho reagito non per difendere me dalle offese di Berlusconi che non mi sfiorano minimamente, mi sono sentita di reagire perché penso di doverlo fare in nome di tutte le donne, questo Presidente del Consiglio ha una concezione strumentale delle donne, veicola messaggi pericolosi a questo paese ed è arrivato il momento che le donne reagiscano davvero"

L'insulto del premier fa scoppiare un vero e proprio caso tanto che il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Paolo Bonaiuti tenta un'improbabile difesa: "Questi sono momenti di estrema concitazione, sono cose che possono succedere".

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"Più alto che educato" - Le prime repliche al premier arrivano in mattinata. Giovanna Melandri, responsabile Cultura del Pd, non usa mezzi termini e risponde a tono a Silvio Berlusconi: "Questa volta, il presidente del Consiglio ha dimostrato di essere più alto che educato", dice aggiungendo che "una giornata non proprio felice" ha fatto perdere al premier "ogni freno inibitorio". Ma l'ex ministro delle Politiche Giovanili non è la sola a intervenire. Marina Sereni, vicepresidente dei parlamentari del PD, alza il tiro, sottolineando che le offese di Berlusconi sono "un insulto alla buona educazione, alla vicepresidente della Camera, a una democratica e alle donne". Offese gratuite che "dimostrano ancora una volta, semmai ce ne fosse stato bisogno, tutta la pochezza della concezione che Berlusconi ha delle donne", commenta Anna Finocchiaro, aggiungendo che "la profonda volgarità dell'attacco a Rosy Bindi parla da sola". Un Berlusconi semplicemente "sguaiato", per Barbara Pollastrini.

La telefonata di Franceschini - Il segretario del Pd Dario Franceschini ha telefonato stamattina alla Bindi esprimendo la sua solidarietà "per le offese volgari del presidente del Consiglio". Per Antonello Soro, capogruppo del Pd a Montecitorio, le parole del premier sono un "segno ulteriore della degenerazione di una stagione politica in cui al governo siedono persone prive di equilibrio e di senso delle istituzioni''.

Emma Bonino, "Modi inaccettabili" - Per Emma Bonino le parole di Berlusconi e Castelli sono state "uno spettacolo impressionante". Ma la leader dei Radicali non si stupisce e in un'intervista all'Agenzia Radiofonica Econews dichiara: "Questo modo inaccettabile di rivolgersi alle donne esprime una visione di fondo che si ha del mondo femminile".

La solidarietà su Facebook - Sulla pagina Facebook di Rosy Bindi le attestazioni di stima e solidarietà da parte delle donne italiane sono centinaia. E migliaia di utenti scandalizzati postano sulle loro pagine messaggi contro le parole del premier. Sul sito di Democratici Davvero, l'associazione della Bindi, nessun commento ufficiale. Solo un link al video che riprende le affermazioni di Berlusconi e Castelli a Porta a Porta. Le immagini parlano da sole.

Quel silenzio nello studio. Un gruppo di giornaliste esprime "stupore e indignazione per il silenzio colpevole che è sceso nello studio sull'insulto greve e intollerabile" rivolto da Berlusconi alla Bindi. E lo fa in una lettera aperta a tutti quelli che erano a Porta a Porta (il ministro della Giustizia Angelino Alfano, il viceministro alle Infrastrutture Roberto Castelli, il presidente dell'Udc Pier Ferdinando Casini, Bruno Vespa e Riccardo Barenghi). Donne della realtà, così si chiama il gruppo di giornaliste già firmatarie di un appello contro modelli femmini distorti e imepranti anche nei mezzi di ifnromazione, denuncia "l'incapacità di indignarsi e di reagire con fermezza" dimostrata dai presenti "di fronte a un commento volgare, ingiustificato ed estraneo a corretti rapporti personali". "Le donne della realtà non sono nella disponibilità del premier né di chiunque pensi di poterle usare a proprio piacimento. le donne della realtà vivono, lavorano, soffrono, gioiscono, ma prima di tutto esigono rispetto. Da tutti".


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Fini: premier rispetti Consulta e Napolitano
Berlusconi: io devo essere rispettato
Presidenti di Camera e Senato: dal Colle rigoroso rispetto della Carta. Napolitano: supereremo questo momento difficile. Di Pietro: dimissioni. Franceschini: pronti al voto. Pdl: no piazza e critiche al Colle

ROMA (8 ottobre) - I Presidenti di Camera e Senato dopo essere stati convocati dal presidente della Repubblica hanno comunicato che dal Quirinale viene richiesta una leale collaborazione tra le istituzioni. continua intanto lo scontro tra Fini e Berlusconi. «Il premier va rispettato perché è eletto dal popolo» ribatte così il presidente del Consiglio al presidente della Camera Gianfranco Fini che lo aveva invitato a rispettare la Corte Costituzionale dopo la bocciatura del Lodo Alfano. La Lega attacca: quello che è incostituzionale è che nella Corte Costituzionale 9 giudici su 15 siano campani.

Fini e Schifani: dal Colle rigoroso rispetto della Costituzione. «I presidenti del Senato e della Camera, Renato Schifani e Gianfranco Fini, hanno dato atto al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, del suo rigoroso rispetto delle prerogative che la Costituzione gli riconosce»: lo affermano Schifani e Fini in una nota congiunta diramata al termine del colloquio con il Capo dello Stato all'indomani della sentenza della Corte costituzionale sul Lodo Alfano.

Napolitano: è un momento difficile. «Di momenti difficili ne ho passati tanti, supereremo anche questo». È quanto ha affermato il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, all'uscita del concerto "Giovani contro la guerra" alla presenza di Papa Benedetto XVI all'Auditorium della Conciliazione, rispondendo ad una domanda dei giornalisti sulla situazione politica dopo la bocciatura del Lodo Alfano. Ai giornalisti che gli domandavano come stesse il Capo dello Stato ha risposto «Sto bene».

Berlusconi: ridicolizzerò gli oppositori. Va «avanti tranquillamente e serenamente, possibilmente con più grinta». Intervistato dal Giornale Radio Rai, il presidente del Consiglio conferma punto per punto le critiche a Consulta, opposizione, stampa e Capo dello Stato. E precisa: questo Esecutivo «si sente assolutamente necessario alla democrazia, alla libertà e al benessere del Paese».

Il premier parla di «due processi farsa» contro di lui, processi che «illustrerà agli italiani» esponendo al «ridicolo» gli accusatori «e farò vedere a loro e agli italiani di he pasta sono fatto».

«Meno male che Silvio c'è - afferma - altrimenti saremmo completamente nelle mani di questi signori della sinistra che hanno una minoranza di magistrati che usa il potere giudiziario a fini di lotta politica, più del 70% della stampa, con in testa Repubblica, i programmi di approfondimento della tv pubblica pagati con i soldi di tutti e un Capo dello Stato di sinistra, nonchèuna Consulta con 11 giudici di sinistra che non è un organo di garanzia ma politico».

«Il presidente della Repubblica - aggiunge - è stato eletto da una maggioranza che non è più maggioranza nel paese, una maggioranza di sinistra, ha radici totalmente di sinistra. Anche l'ultimo atto di nomina di un giudice costituzionale dimostra da che parte sta, tutto qui».

Calderoli: anche il Quirinale preso in giro. «Non sto dalla parte di nessuno - afferma Roberto Calderoli, ministro per la Semplificazione amministrativa - La Costituzione dice che tutti sono uguali davanti alla legge ma io chiedo che le leggi siano uguali per tutti». «Se vedo una persona presa in giro, devo dire che è il presidente della Repubblica, anzi diciamo che è fifty - fifty». Calderoli parla di «atti di aggressione al presidente del Consiglio».

Secondo il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Paolo Bonaiuti il premier è un bersaglio, «sono la sinistra e certi gruppi mediatici che ci attaccano continuamente per tenerci sotto tiro».

Fini: rispetti la Corte e il Capo dello Stato. «L'incontestabile diritto politico di Silvio Berlusconi di governare, conferitogli dagli elettori, e di riformare il Paese, non può fare venir meno il suo preciso dovere costituzionale di rispettare la Corte Costituzionale e il capo dello Stato». Lo afferma in una dichiarazione il presidente della Camera Gianfranco Fini.

Bondi: Fini non comprende la sostanza dei problemi. «La posizione espressa dal presidente della Camera è ineccepibile dal punto di vista formale, ma - spiega ministro della Cultura e coordinatore del Pdl Sandro Bondi - al pari di quella resa nota ieri dal capo dello Stato, appare a mio avviso incapace di comprendere la sostanza dei problemi storici e politici che stiamo vivendo da oltre un decennio».

Mancino: no a riforme minatorie, rispetti la sentenza. «C'è bisogno di rasserenare il clima e di proposte di riforma che non siano nè dispettose nè minatorie» dice il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura Nicola Mancino, in risposta all'annuncio fatto ieri dal premier che ora si faranno le riforme sulla giustizia». «È una minaccia?», risponde Mancino. «Le riforme si fanno sapendo che devono durare oltre la legislatura». Mancino inoltre sottolinea che «la Corte Costituzionale ha svolto il suo ruolo, la sentenza sul lodo Alfano va rispettata». In relazione alle accuse mosse ieri dal priemer a Napolitano, Mancino ha detto: «La rozzezza delle accuse stavolta non ha proprio avuto un limite».

A Mancino risponde Daniele Capezzone: «Anziché pretendere di dare lezioni di galateo, il vicepresidente del Csm Mancino farebbe bene a preoccuparsi di evitare ulteriori sconfinamenti politici del Consiglio Superiore della Magistratura, come troppe volte è accaduto. È questo, semmai, che ha leso e lede la credibilità delle istituzioni».

«Le sentenze della Corte Costituzionale si rispettano e l'Anm non intende commentarle» afferma il presidente dell'Associazione Nazionale Magistrati Luca Palamara.

Franceschini: Pd pronto al voto. «Mi pare che le minacce di elezioni anticipate siano state usate da Bossi e Berlusconi per condizionare le scelte della Corte. Abbiamo visto con quali risultati. Dopo la sentenza infatti si sono rimangiati tutti e adesso vogliono continuare fino al termine della legislatura. Comunque, se dovessero ripensarci ancora sappiano che il partito democratico sarebbe pronto, in qualsiasi momento, ad affrontare il voto degli italiani». Lo ha detto il segretario del Pd, Dario Franceschini in un'intervista a La Repubblica.

«Nuovo lodo? Si rassegnino». Franceschini, invita il centrodestra a evitare riedizioni del lodo Alfano, anche se attraverso leggi di riforma del processo penale. L'opposizione dinanzi a una tale ipotesi reagirebbe «in modo durissimo, intransigente».

«Non ci fanno paura i suoi soldi, il suo potere e le sue minacce - dice Franceschini - Smetta di attaccare il presidente della Repubblica e la Corte Costituzionale». «Aver vinto le elezioni - ha aggiunto - non significa essere sopra la legge e sopra le regole costituzionali. Si rassegni».

Bersani. No alle «picconate alle mura portanti della nostra convivenza civile - afferma ha detto Pier Luigi Bersani -Bisogna richiamare tutti, l'opinione pubblica, ad un presidio fondamentale della nostra Costituzione» e con essa alla Corte costituzionale, al Parlamento, al presidente della Repubblica.

Di Pietro:il premier e Alfano devono dimettersi. «Chiedo le dimissioni di Berlusconi per ragioni tecniche, non per odio personale. Berlusconi o si difende o fa il premier. Da domani succederà che tra un rinvio e l'altro i processi non si faranno e non sapremo se è colpevole o innocente». Antonio Di Pietro, leader dell'Idv, ospite di Radio 24, critica inoltre la posizione del Pd che non ha chiesto al premier di dimettersi. Quanto alla tensione altissima tra Quirinale e Palazzo Chigi, Di Pietro aggiunge: «Berlusconi reclama da Napolitano un intervento che c'è stato eccome. Nel firmare questo atto il presidente è andato molto più in là, assumendosi una responsabilità diretta, dicendo "questa legge è costituzionale».

«Faremo una piazza Navona due per chiedere il ritorno alle urne» ha aggiunto Di Pietro.

Pericolo prescrizione per il processo Mills. Di Pietro sottolinea che grazie all'entrata in vigore del lodo bocciato ieri dalla Consulta, Berlusconi ha potuto comunque stralciare la sua posizione dal processo che dovrà ricominciare e potrà cadere in prescrizione. «Manca un anno mezzo alla prescrizione - ha sottolineato - un anno e mezzo che volerà e il processo a carico del corruttore Berlusconi finirà in prescrizione».

Finocchiaro: attacco eversivo a Napolitano. «Chi è stato legittimamente nominato presidente del Consiglio (non eletto direttamente) ha il diritto di governare, e tutti i doveri che derivano dalla sua funzione e che sono stabiliti dalla nostra Costituzione. Berlusconi invece ritiene di avere solo diritti». Lo afferma Anna Finocchiaro, capogruppo del Pd al Senato. «Questo suo modo di concepire il ruolo di presidente del Consiglio - rileva Finocchiaro - è fuori dai limiti previsti dalla nostra Carta».

Casini: il premier isoli i cattivi consiglieri. «Chi ha a cuore le Istituzioni ragioni isolando gli sfasciacarrozze» commenta il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini. «Mi auguro - prosegue - che, una volta smaltita l'ira e la delusione, il Presidente del Consiglio torni a ragionare e isoli i cattivi consiglieri, che certo hanno a cuore più i loro possibili futuri benefici che il suo destino». Casini inoltre esprime «solidarietà incondizionata» al Presidente Napolitano.

Riguardo alle elezioni anticipate, Casini ha sottolineato come l'Udc, partito d'opposizione sia «sempre pronto» ed ha considerato l'ipotesi come un «evento non luttuoso ma una possibilità che vediamo con favore» ed ha aggiunto: « Oggi il destino della legislatura è nelle loro mani. Ed è giusto che sia così. La fine di questo lodo non è la fine della politica o il giudizio universale».

Lega: strano che 9 giudici su 15 siano campani. «Ci sembra alquanto strano che ben 9 dei 15 giudici della Consulta siano campani» osservano due consiglieri regionali veneti della Lega Nord, Emilio Zamboni e Luca Baggio. «È quasi incredibile - affermano Zamboni e Baggio - che un numero così elevato di giudici provenga da una sola regione, guarda caso la Campania. Siamo convinti che questo dato numerico debba far riflettere non solo l'opinione pubblica ma anche i rappresentanti delle istituzioni». «Il Lodo Alfano è stato bocciato perché ritenuto incostituzionale. Ma cosa c'è di costituzionale - si chiedono Baggio e Zamboni - nel fatto che la maggior parte dei giudici della Consulta che ha bocciato la contestata legge provenga da Napoli? Come mai c'è un solo rappresentante del Nord?».

Ufficio presidenza Pdl. Tre ore di confronto tra i maggiori esponenti del Pdl a Palazzo Grazioli. No alle elezioni anticipate ma l'intenzione di andar avanti fino a fine legislatura. Nessuna ipotesi di manifestazione e ribadite le critiche alla Consulta. Nessuna critica a Napolitano. Sono questi, a quanto si apprende, alcuni punti del documento finale dell'ufficio di presidenza del Pdl. «I compiti del Pdl divengono ancora maggiori. Occorre proseguire nell'impegno di governo, che gode di un sempre crescente consenso nell'opinione pubblica. E occorre proseguire nel rafforzamento del partito, scudo e polmone politico essenziale del governo, con il condiviso obbiettivo di dare piena attuazione alla volontà popolare realizzando tutte le riforme contenute nel programma elettorale del Popolo della Libertà». È quanto si legge nel documento finale diffuso al termine dell'ufficio di presidenza del Pdl.
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“Vi farò vedere di che pasta sono fatto”. Berlusconi in quattro mosse: media, piazza, Codice, campagna elettorale
“Vi farò vedere di che pasta sono fatto”: è l’ultima promessa, o minaccia, a seconda delle orecchie di chi ascolta, pronunciata, anzi scandita sillaba per sillaba, da Silvio Berlusconi. Dove lo farà vedere lo aveva detto qualche ora prima a Matrix e a Porta a Porta. “Andrò in tv, sui giornali, per spiegare agli italiani che i processi contro di me sono una farsa”. Un pezzo abbondante di Pdl gli chiede di farlo vedere di che pasta è fatto anche in piazza. Gasparri e Cicchitto: “Coinvolgere i cittadini, coinvolgere la gente, coinvolgerla pubblicamente”.

Come lo farà vedere un po’ già lo si sa: modifiche legislative al Codice in modo che le sentenze già passate in giudicato non possano essere usate come prove in altri processi. Ad esempio, la condanna a Mills non sarà una “prova” nel processo che per la medesima vicenda riparte a carico del premier. E modifiche per dare alla difesa maggiori armi legali nel dibattimento. In ogni caso nei processi che ripartono Berlusconi rischia davvero poco: nuovi collegi giudicanti e tempi del dibattimento accompagnano facilmente i processi all’estinzione per decadenza dei termini, insomma per prescrizione.

Un po’ già lo si sa e il resto un po’ è stato già detto: le prossime elezioni regionali di marzo saranno giocate dal Pdl come un “giudizio di popolo”. Il popolo verrà chimato a pronunciarsi non solo su chi deve governare gli Enti locali, sarà chiamato a pronunciarsi “contro” le magistrature di sinistra”, Corte Costituzionale e presidente della Repubblica compresi.

Perchè “farà vedere di che pasta è fatto” Berlusconi dice e non dice. Lo dice quando grida: “Viva l’Italia, viva Berlusconi”, identificando la sua persona “offesa” con la totalità del paese. Non lo dice quando omette di specificare che questa e non altra sarà il primo impegno, la prima riforma del governo e della maggioranza: ristabilire il suo diritto, derivante dal voto, ad essere “più uguale degli altri”.

Dunque, campagna mediatica, riforma del Codice, forse la piazza e campagna elettorale. Rispettivamente, la cosa che a Berlusconi riesce più facile perchè con i media gioca in casa, la cosa più abituale dei suoi governi e cioè rimettere mano alle regole della giustizia, la cosa più adrenalinica e cioè il bagno di folla e infine la cosa che gli riesce meglio da sempre e cioè la mobilitazione elettorale. Questo il piano, per nulla segreto. Questa la “pasta” che passa il convento. Ottima e abbondante come una calda minestra fumante ma anche minestra riscaldata, in fondo la stessa da quindici anni.
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MhAAAAAAA'!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

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