L’origine del mito di Clizia si rinviene nelle “Metamorfosi” di Ovidio, in cui viene raccontata la storia della ninfa greca Clizia, perdutamente innamorata e ricambiata dal dio del Sole, Apollo.
Tuttavia il dio si innamoró della mortale Leucotoe e, assunte le sembianze della madre della ragazza, si introdusse nella sua stanza e la sedusse.
Clizia, offesa e gelosa, si vendicó rivelando al padre di lei, il Re Orcamo, l’accaduto e questi, in preda all’ira, fece seppellire viva la figlia.
Apollo disperato tentò di far resuscitare Leucotie, ma il Destino si oppose. Il dio allora cosparse la sua tomba di un nettare profumato, da cui nacque la pianta dell l’incenso.
Apollo, perduta l’amata Leucòtoe, ripudió Clizia, la quale inizió a deperire, rifiutando di nutrirsi e bevendo solamente la brina e le sue lacrime.
La ninfa trascorse il resto dei suoi giorni seduta a terra, immobile, ad osservare il dio che conduceva il carro del Sole in cielo, seguendolo con lo sguardo.
Tutto ció duró fino a quando Apollo, impietosito, la trasformò in un fiore, in grado di cambiare inclinazione durante il giorno secondo lo spostamento del sole: il girasole appunto.
Del resto il nome Clizia deriva dal greco e significa proprio “colei che si inclina”, ovvero “colei che si inclina, si muta e ha la dedizione verso qualcosa”.
Da Ovidio il mito di Clizia, simbolo dell’amore fedele e infelice, passa a Eugenio Montale, che con lo pseudonimo di Clizia chiamò una delle donne protagoniste della sua produzione poetica e della sua vita, Irma Brandeis.
https://it.wikipedia.org/wiki/Clizia_(ninfa)
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