Achille - La nascita del Pelìde
Non ha sicuramente bisogno di presentazioni il più grande eroe tra tutti gli Achei. Dopo millenni, si parla ancora delle sue gesta, del suo valore e della sua ferocia in battaglia, come si parla anche della sua invulnerabilità e del suo unico punto debole: il tallone. Tuttavia non tutti conoscono le diverse versioni della sua nascita e della sua vita, come neanche il fatto che inizialmente, nei primi poemi come l'Iliade e l'Odissea, non fosse mai stata menzionata né la sua invulnerabilità né il suo famoso tallone.
Achille, che alla nascita venne chiamato Ligirone (che significa "il piangente") nacque dall’unione tra il re di Ftia, Peleo, che era diretto di discendente di Zeus, e l’oceanina Teti, divinità del mare
Oltre a lui, la coppia ebbe anche altri sei figli, e Teti tentò di renderli tutti immortali: li ungeva di giorno di ambrosia e di notte li ardeva nel fuoco, ma i primi sei non sopravvissero al tentativo. Il settimo, ovvero Ligirone, subì lo stesso trattamento, ma nel momento in cui venne messo in mezzo alle fiamme, le sue urla fecero svegliare di soprassalto Peleo, il quale irruppe nella stanza e colse la moglie nell’atto. Alla vista del figlioletto sofferente in mezzo al fuoco, Peleo cacciò un urlo di spavento. Teti, adirata d quell’ingiustificata reazione, fece cadere il piccolo per terra e, furente col marito, svanì come un sogno e tornò a vivere nelle profondità dell’Oceano. Il piccolo rimase ustionato sulle labbra e sul tallone, per cui Peleo lo affidò alle cura del centauro Chirone, che diede un nuovo nome al bambino: Achille, (che significa: "senza labbra"), poiché la sua bocca non si era mai accostata al seno di sua madre. Inoltre, Chirone sostituì il tallone ustionato del piccolo con quello di un gigante, disseppellito dal centauro stesso. Il nome di quella creatura era Damiso e in vita era famoso per la sua velocità. Grazie al nuovo tallone, il piccolo, crescendo, si distinse particolarmente nella corsa, meritandosi l’appellativo di “Piè veloce".
La versione di Achille unto nell’ambrosia di giorno e ustionato nel fuoco di notte la si legge nelle Argonautiche di Apollonio Rodio, ma secondo la versione più popolare (figlia di un poema romano mai terminato del I secolo d.C., "l'Achilleide" di Publio Papinio Stazio), Achille venne immerso dalla madre Teti nel fiume Stige, le cui acque lo avrebbero reso invulnerabile. Tuttavia, durante l’atto, Teti lo prese per un tallone, impedendo quindi che quel punto venisse toccato dall’acqua.
In ogni caso venne affidato alle cure e all’istruzione del centauro Chirone e di un altro mentore di nome Fenice. Il Centauro lo rinvigorì nutrendolo con interiora di leone e di cinghiale oltre che di midollo di orso, in modo da trasmettergli la forza di questi animali; poi lo addestrò nell'arte della medicina, della musica e delle nobili virtù, come il rifiuto per l'eccesso e la menzogna. Fenice, che col tempo divenne una seconda figura paterna per Achille, invece lo addestrò nell'uso delle armi, facendo di lui un formidabile guerriero nonostante fosse solo un bambino.
Una volta cresciuto e completato l'addestramento, Achille tornò a Ftia da suo padre Peleo e lì strinse un'immortale amicizia con Patrloco. Dopo del tempo, vennero nella città Nestore e Odisseo per comunicare ai due che presto sarebbe partita una spedizione verso Troia, capeggiata dal re di Micene Agamennone, per muovere guerra alla città. Teti profetizzò al figlio che se avesse rinunciato a partire avrebbe vissuto una vita lunga e serena. Tuttavia, dopo la sua morte, sarebbe stato dimenticato. Se invece fosse partito avrebbe vissuto circondato di gloria e ammirazione compiendo gesta eroiche in battaglia. Ma in quel caso, la sua vita sarebbe stata breve. Achille scelse di partire, preferendo una vita corta ma radiosa piuttosto che una vita lunga ma senza fama e gloria.
Secondo altri, invece, all'età di nove anni ad Achille venne fatta una profezia dall'indovino Calcante: egli vaticiniò che presto tutti gli Achei avrebbero mosso guerra alla città di Troia, ma che Achille sarebbe morto sotto le mura di essa. Spaventata per la sorte del figlio, sua madre Teti decise di travestirlo da femmina e lo mandò a Sciro per nasconderlo, presso la corte di re Licomede. Lì visse e crebbe insieme alle figlie del re, confondendosi tra di loro. Venne soprannominato "Pirra", cioè la "Fulva", a causa dei suoi capelli biondissimi. Lì visse per nove lunghi anni, ma neanche un indomito guerriero come lui poteva sfuggire al fato e illudere la tela del destino tessuta dalle Moire.
DAL WEB
https://it.wikipedia.org/wiki/Achille
https://associazioneomero.wordpress.com/2019/10/10/il-pelide-achille-la-leggenda-delleroe-greco/
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