il culto della grande madre
Venere di Willendorf (Austria, circa XXII millennio a.C.)
Tanti nomi, un solo volto,
Ma con infiniti colori,
Rosso, bianco, nero, giallo, blu,
E infinite espressioni.
Il primo uomo che immaginò il primo dio
Lo vide così: donna, e madre.
Le prime statue che fece con argilla bruna
Così lo rappresentavano: donna, e madre.
Questo fu il suo primo sogno,
Ricordo ancestrale di un grembo caldo,
Due seni come colline morbide nella bruma,
Da cui proveniva, e che lo nutrì.
La cerva si ferma improvvisamente nella agile corsa,
Si volta e fissa l' inseguitore con occhi liquidi,
Colmi di muto rimprovero:
Uomo, come puoi scordare le tue radici?
Con roccia scabra si forgiarono i corpi divini.
- nessuna violenza, nessuna arroganza,
Soltanto la disponibilità infinita di allattare la vita.
Le statue erano tutte piccole, tondeggianti, senza spigoli.
Sugli altari stavano come a casa propria.
Un tempo la pace era la sola condizione conosciuta,
Perché non si pensava esistessero alternative
Per costituire le civiltà umane.
Ma sugli altari c' erano le grandi madri,
E nei cuori umani albergava l'amore.
Cambiavano i nomi. Non cambiava il dio.
Che era dea.
Poi successe qualcosa.
La cerva vide la punta acuminata che correva
Incontro a lei come una amante,
E capì che quello era il suo ultimo giorno.
Quello era l' ultimo giorno della compassione,
L'ultimo giorno dell' essere umano buono.
Con le Madri, scomparvero anche i Figli.
Raffigurazione della Grande Madre in varie antiche culture.
il culto della grande madre
Con il termine Grande Madre si intende generalmente indicare una divinità femminile a carattere primordiale, nelle quale vengono incarnati degli aspetti fondamentali della vita umana: la fertilità e la generazione della vita, la terra nella sua capacità di produrre cibo ed acqua per il sostentamento, e l'aspetto peculiare di mediazione tra il divino e l'umano. Presente in quasi tutte le forme cultuali e le mitologie conosciute, la Grande Madre assume di volta in volta tutti gli aspetti sopra elencati, oppure a volte ne accentua alcuni a discapito di altri, oppure ancora gli stessi aspetti vengono separati e peculiarizzati in più divinità, rigorosamente di genere femminile. Nello specchio riassuntivo presentato al termine dell'articolo, che elenca le varie incarnazioni della Grande Madre nelle località e presso le civiltà più note, ci si rende facilmente conto di quanto il concetto sia universale e ben radicato in culture assai diverse l'una dall'altra.
La dea nel mito
Il culto della Dea Madre risale a tempi molto antichi: al periodo Neolitico (dal 7000 al 3500 a.C.) e, forse, addirittura a quello Paleolitico, se si interpretano in questo senso le tante figurine di donne panciute e dai grandi seni che sono state ritrovate in tutta Europa. A queste figure, che vengono definite "steatopigie" (cioè "dalle grosse natiche", dal greco στεας, "grasso", e πυγε, "natica"), è stato dato spesso il nome di "Veneri", proprio in connessione con il culto della dea.
Con l'evolversi della civiltà, gli attributi e le caratteristiche che inizialmente erano raggruppati in una sola divinità femminile, cominciarono ad essere specializzati e moltiplicati attraverso divinità distinte. Così abbiamo alcune dee più tipicamente rappresentative dell'amore di tipo sessuale (come Ishtar, Astarthe, Afrodite o Venere), altre più legate alla fertilità (come Ecate), altre ancora legate alla caccia (Artemide, Diana), ed infine molte di esse sono associate alla prosperità dei campi ed ai cicli delle stagioni (come Demetra, Cerere, Persefone, Proserpina).
Persefone e Proserpina, al pari di Bona Dea e Mater Matuta, sono anche collegate all'oltretomba ed alla morte: questo perché il ciclo di stagioni segue il paradigma della morte e della rinascita, cioè il seme ha bisogno di morire per generare una nuova pianta, che al termine del ciclo darà altri semi. Ecco perché la dea incarna spesso un aspetto notturno e lunare che in alcune culture è stato travisato e reso come un aspetto negativo e malefico. In realtà, non rappresenta che un principio fondamentale della Natura, e tutti i contadini sanno che il raccolto sarà migliore se piantano i semi nel periodo in cui la luna è in fase di plenilunio.
La Terra
La Dea con i serpentiL'aspetto principale del culto della Grande Madre è il suo carattere fortemente tellurico. La Terra, infatti, incarna da sempre l'aspetto femminile e sacro della divinità, perché genera le piante, produce i frutti e permette alla vita di perpetuarsi. In questo, dunque, essa si oppone al Cielo, a cui è sempre stata attribuita una valenza maschile. Per questo, nel simbolismo universale, un elemento orizzontale rappresenta l'aspetto femminile, mentre quello verticale l'aspetto femminile; il più elementare dei simboli, la croce, non è altro che, in prima analisi, l'unione di questi due aspetti fondamentali, il modo più semplice per esprimere il Dualismo insito nella Natura.
La terra, nel suo aspetto scuro e umido, ricorda il grembo e quindi l'utero nel quale la vita viene generata; non fa meraviglia, dunque, il fatto che il simbolo che da sempre le è stato associato è un triangolo equilatero che rivolge la punta verso il basso, che in aggiunta presenta un trattino orizzontale in corrispondenza del vertice inferiore. Per lo stesso motivo, molti dei culti tributati alla Grande Madre si svolgevano in cavità sotterranee (ipogei). Il termine per definire questo aspetto della divinità è "ctonio", che deriva dal greco χθονιος; e significa "sotterraneo". Questo fornisce un altro aspetto, meno noto, ai culti della Grande Madre: il legame con le energie telluriche. L'argomento in questione è troppo vasto ed articolato per essere trattato in questa sede; è bene tenere in mente, per il momento, che queste energie sottili scorrono sotto terra e formano dei reticoli invisibili. Nei punti nodali di questi reticoli le energie sono più forti, e quasi sempre corrispondono, in superficie, a siti importanti, ritenuti sacri fin dall'antichità, nei quali sono stati edificati un tempio dopo l'altro, dalle culture che vi si sono avvicendate. Colline (naturali o artificiali), grotte e specchi d'acqua contraddistinguono queste località, così come la presenza di rocce (come le pietre della fertilità) e sorgenti (pozzi e fonti sacre) dalle caratteristiche particolari e dalle proprietà taumaturgiche. Uno dei tanti simboli da sempre utilizzato per indicare queste correnti telluriche sotterranee è quello del serpente, ed è per questo motivo che in molte raffigurazioni delle dee madri compare questo animale. Si noti ancora che esistono altri culti, non specificamente tributati ad una divinità femminile, che si ispirano alle stesse tematiche: il mitraismo, primo fra tutti, ma anche il culto di Sabazio. Non è infrequente, perciò, che essi venissero celebrati insieme nelle stesse locazioni, come abbiamo avuto più volte occasione di rimarcare, sia a proposito dei mitrei di Ostia Antica, sia riguardo a quelli situati in Inghilterra lungo il Vallo Adriano, in particolare il mitreo di Carrawburgh.
I "nomi" della Grande Madre
Di seguito, inseriamo un piccolo elenco delle diverse identità che la Grande Madre ha avuto attraverso culture e luoghi tra essi distanti e spesso molto diversi.
Inanna per i Sumeri,
Ishtar per gli Accadi,
Astarthe per i Fenici,
Anahita per i Persiani,
Anat presso Ugarit,
Ninhursag in Mesopotamia (V millennio a.C.),
Atargatis in Siria,
Iside in Egitto,
Artemide/Diana ad Efeso,
Baubo a Priene,
Afrodite/Venere a Cipro,
Rea o Dictinna a Creta,
Demetra ad Eleusi,
Orthia a Sparta,
Bendis in Tracia,
Cibele a Pessinunte,
Ma in Cappadocia,
Gea/Gaia e Atena per i Greci,
Brigit per l'Irlanda,
Dana/Anu per i Celti,
Bellona o Bona Dea per i Romani,
Mater Matuta presso gli Etruschi,
Vacuna per i Sabini,
Tanit per i Cartaginesi,
Quan-Yin o Guan Yin in Cina,
Kannon o Kanzeon in Giappone,
Gwan-eum o Gwan-se-eum in Corea,
Avalokitesvara in Tibet,
Durga (Kali/Parvati/Sarasvati/Lakshmi) in India,
Lada in Russia.
https://it.wikipedia.org/wiki/Grande_Madre
https://www.angolohermes.com/Approfondimenti/Grande_Madre/Grandemadre.html
Venere di Willendorf (Austria, circa XXII millennio a.C.)
Tanti nomi, un solo volto,
Ma con infiniti colori,
Rosso, bianco, nero, giallo, blu,
E infinite espressioni.
Il primo uomo che immaginò il primo dio
Lo vide così: donna, e madre.
Le prime statue che fece con argilla bruna
Così lo rappresentavano: donna, e madre.
Questo fu il suo primo sogno,
Ricordo ancestrale di un grembo caldo,
Due seni come colline morbide nella bruma,
Da cui proveniva, e che lo nutrì.
La cerva si ferma improvvisamente nella agile corsa,
Si volta e fissa l' inseguitore con occhi liquidi,
Colmi di muto rimprovero:
Uomo, come puoi scordare le tue radici?
Con roccia scabra si forgiarono i corpi divini.
- nessuna violenza, nessuna arroganza,
Soltanto la disponibilità infinita di allattare la vita.
Le statue erano tutte piccole, tondeggianti, senza spigoli.
Sugli altari stavano come a casa propria.
Un tempo la pace era la sola condizione conosciuta,
Perché non si pensava esistessero alternative
Per costituire le civiltà umane.
Ma sugli altari c' erano le grandi madri,
E nei cuori umani albergava l'amore.
Cambiavano i nomi. Non cambiava il dio.
Che era dea.
Poi successe qualcosa.
La cerva vide la punta acuminata che correva
Incontro a lei come una amante,
E capì che quello era il suo ultimo giorno.
Quello era l' ultimo giorno della compassione,
L'ultimo giorno dell' essere umano buono.
Con le Madri, scomparvero anche i Figli.
Raffigurazione della Grande Madre in varie antiche culture.
il culto della grande madre
Con il termine Grande Madre si intende generalmente indicare una divinità femminile a carattere primordiale, nelle quale vengono incarnati degli aspetti fondamentali della vita umana: la fertilità e la generazione della vita, la terra nella sua capacità di produrre cibo ed acqua per il sostentamento, e l'aspetto peculiare di mediazione tra il divino e l'umano. Presente in quasi tutte le forme cultuali e le mitologie conosciute, la Grande Madre assume di volta in volta tutti gli aspetti sopra elencati, oppure a volte ne accentua alcuni a discapito di altri, oppure ancora gli stessi aspetti vengono separati e peculiarizzati in più divinità, rigorosamente di genere femminile. Nello specchio riassuntivo presentato al termine dell'articolo, che elenca le varie incarnazioni della Grande Madre nelle località e presso le civiltà più note, ci si rende facilmente conto di quanto il concetto sia universale e ben radicato in culture assai diverse l'una dall'altra.
La dea nel mito
Il culto della Dea Madre risale a tempi molto antichi: al periodo Neolitico (dal 7000 al 3500 a.C.) e, forse, addirittura a quello Paleolitico, se si interpretano in questo senso le tante figurine di donne panciute e dai grandi seni che sono state ritrovate in tutta Europa. A queste figure, che vengono definite "steatopigie" (cioè "dalle grosse natiche", dal greco στεας, "grasso", e πυγε, "natica"), è stato dato spesso il nome di "Veneri", proprio in connessione con il culto della dea.
Con l'evolversi della civiltà, gli attributi e le caratteristiche che inizialmente erano raggruppati in una sola divinità femminile, cominciarono ad essere specializzati e moltiplicati attraverso divinità distinte. Così abbiamo alcune dee più tipicamente rappresentative dell'amore di tipo sessuale (come Ishtar, Astarthe, Afrodite o Venere), altre più legate alla fertilità (come Ecate), altre ancora legate alla caccia (Artemide, Diana), ed infine molte di esse sono associate alla prosperità dei campi ed ai cicli delle stagioni (come Demetra, Cerere, Persefone, Proserpina).
Persefone e Proserpina, al pari di Bona Dea e Mater Matuta, sono anche collegate all'oltretomba ed alla morte: questo perché il ciclo di stagioni segue il paradigma della morte e della rinascita, cioè il seme ha bisogno di morire per generare una nuova pianta, che al termine del ciclo darà altri semi. Ecco perché la dea incarna spesso un aspetto notturno e lunare che in alcune culture è stato travisato e reso come un aspetto negativo e malefico. In realtà, non rappresenta che un principio fondamentale della Natura, e tutti i contadini sanno che il raccolto sarà migliore se piantano i semi nel periodo in cui la luna è in fase di plenilunio.
La Terra
La Dea con i serpentiL'aspetto principale del culto della Grande Madre è il suo carattere fortemente tellurico. La Terra, infatti, incarna da sempre l'aspetto femminile e sacro della divinità, perché genera le piante, produce i frutti e permette alla vita di perpetuarsi. In questo, dunque, essa si oppone al Cielo, a cui è sempre stata attribuita una valenza maschile. Per questo, nel simbolismo universale, un elemento orizzontale rappresenta l'aspetto femminile, mentre quello verticale l'aspetto femminile; il più elementare dei simboli, la croce, non è altro che, in prima analisi, l'unione di questi due aspetti fondamentali, il modo più semplice per esprimere il Dualismo insito nella Natura.
La terra, nel suo aspetto scuro e umido, ricorda il grembo e quindi l'utero nel quale la vita viene generata; non fa meraviglia, dunque, il fatto che il simbolo che da sempre le è stato associato è un triangolo equilatero che rivolge la punta verso il basso, che in aggiunta presenta un trattino orizzontale in corrispondenza del vertice inferiore. Per lo stesso motivo, molti dei culti tributati alla Grande Madre si svolgevano in cavità sotterranee (ipogei). Il termine per definire questo aspetto della divinità è "ctonio", che deriva dal greco χθονιος; e significa "sotterraneo". Questo fornisce un altro aspetto, meno noto, ai culti della Grande Madre: il legame con le energie telluriche. L'argomento in questione è troppo vasto ed articolato per essere trattato in questa sede; è bene tenere in mente, per il momento, che queste energie sottili scorrono sotto terra e formano dei reticoli invisibili. Nei punti nodali di questi reticoli le energie sono più forti, e quasi sempre corrispondono, in superficie, a siti importanti, ritenuti sacri fin dall'antichità, nei quali sono stati edificati un tempio dopo l'altro, dalle culture che vi si sono avvicendate. Colline (naturali o artificiali), grotte e specchi d'acqua contraddistinguono queste località, così come la presenza di rocce (come le pietre della fertilità) e sorgenti (pozzi e fonti sacre) dalle caratteristiche particolari e dalle proprietà taumaturgiche. Uno dei tanti simboli da sempre utilizzato per indicare queste correnti telluriche sotterranee è quello del serpente, ed è per questo motivo che in molte raffigurazioni delle dee madri compare questo animale. Si noti ancora che esistono altri culti, non specificamente tributati ad una divinità femminile, che si ispirano alle stesse tematiche: il mitraismo, primo fra tutti, ma anche il culto di Sabazio. Non è infrequente, perciò, che essi venissero celebrati insieme nelle stesse locazioni, come abbiamo avuto più volte occasione di rimarcare, sia a proposito dei mitrei di Ostia Antica, sia riguardo a quelli situati in Inghilterra lungo il Vallo Adriano, in particolare il mitreo di Carrawburgh.
I "nomi" della Grande Madre
Di seguito, inseriamo un piccolo elenco delle diverse identità che la Grande Madre ha avuto attraverso culture e luoghi tra essi distanti e spesso molto diversi.
Inanna per i Sumeri,
Ishtar per gli Accadi,
Astarthe per i Fenici,
Anahita per i Persiani,
Anat presso Ugarit,
Ninhursag in Mesopotamia (V millennio a.C.),
Atargatis in Siria,
Iside in Egitto,
Artemide/Diana ad Efeso,
Baubo a Priene,
Afrodite/Venere a Cipro,
Rea o Dictinna a Creta,
Demetra ad Eleusi,
Orthia a Sparta,
Bendis in Tracia,
Cibele a Pessinunte,
Ma in Cappadocia,
Gea/Gaia e Atena per i Greci,
Brigit per l'Irlanda,
Dana/Anu per i Celti,
Bellona o Bona Dea per i Romani,
Mater Matuta presso gli Etruschi,
Vacuna per i Sabini,
Tanit per i Cartaginesi,
Quan-Yin o Guan Yin in Cina,
Kannon o Kanzeon in Giappone,
Gwan-eum o Gwan-se-eum in Corea,
Avalokitesvara in Tibet,
Durga (Kali/Parvati/Sarasvati/Lakshmi) in India,
Lada in Russia.
https://www.angolohermes.com/Approfondimenti/Grande_Madre/Grandemadre.html
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