il libro dei fatti incredibili ma ver i - parte 4
"Interrompiamo il programma per una speciale premonizione ..."
Le catastrofi sono a volte precedute da visioni, sogni o incubi, che predicono l'evento. La maggior parte di queste premonizioni giunge durante il sonno, ma l'incredibile visione della signora Lesley Brennan comparve, in Inghilterra, sullo schermo del suo televisore.
La mattina del primo di giugno 1974 il film che stava vedendo fu interrotto da una notizia flash del telegiornale: un'esplosione aveva sventrato il vicino stabilimento di FIíxborough della Nypro, un'industria chimica che produceva materiali impiegati nella fabbricazione del nylon, e parecchie persone erano rimaste uccise. Quel giorno, verso le dodici, due sue amiche andarono a trovarla, ed essa chiese loro se avessero saputo della disgrazia. Esse risposero di no.
E nessun altro ne aveva avuto notizia, perché in realtà la conflagrazione avvenne solo alle 16.53. I morti furono ventotto, e molti i feriti. Quando alle tre donne giunse la notizia dell'esplosione, in un primo tempo pensarono che gli annunciatori riferissero in modo impreciso l'ora in cui accadde il disastro. Ma un controllo del giornale del giorno dopo chiarì quand'era avvenuta realmente l'esplosione.
La signora Brennan non fu in grado di fornire una spiegazione. Forse si era addormentata e aveva sognato la notizia flash data dalla televisione. Qualsiasi cosa sia successa aveva riferito la storia del fatto alle sue due amiche cinque ore prima che accadesse realmente.
Il parafulmine umano
Roy Cleveland Sullivan, un guardiaboschi in pensione di Waynesboro, in Virginia, era soprannominato il Parafulmine Umano perché era stato colpito da fulmini ben sette volte nell'arco dei trentasei anni della sua carriera.
Il primo, nel 1942, gli aveva provocato la perdita dell'unghia di un alluce. Ventisette anni dopo una seconda saetta gli bruciò le sopracciglia. L'anno seguente, nel 1970, un terzo fulmine gli ustionò la spalla sinistra.
Dopo che Sullivan ebbe i capelli incendiati da un quarto colpo di fulmine, nel 1972, prese l'abitudine di portare con sé nella sua automobile un secchio d'acqua. Il 7 agosto 1973 stava guidando quando un fulmine uscì da una bassa nuvoletta, lo colpì al capo attraversando il cappello, gli incendiò i capelli, lo scaraventò a circa trenta metri dalla macchina, gli percorse entrambe le gambe e gli fece volar via una scarpa. Sullivan si rovesciò sulla testa il secchio d'acqua per spegnere il fuoco.
Fu colpito a una caviglia per la sesta volta, il 5 giugno 1976. Il settimo episodio avvenne il 25 giugno, mentre stava pescando. Questa volta dovette essere ricoverato per ustioni al petto.
Egli non fu mai in grado di spiegare la sua capacità di attirare i fulmini, ma una volta disse che li vedeva distintamente quando guizzavano verso di lui.
Alle 3 di mattina del 28 settembre 1983, Sullivan, ormai settantunenne, si tolse la vita con un colpo di pistola. Due dei suoi cappelli da guardia forestale, traforati alla sommità da colpi di fulmine, sono oggi custoditi nelle sale delle esposizioni del Guinness dei Primati a New York e a Myrtle Beach, nella Carolina del Sud.
Il bambino congelato
L'inverno del 1984-85 scatenò numerose ondate di freddo memorabili negli Stati Uniti continentali, dal Michigan al Texas, e si verificò anche uno dei casi più straordinari di sopravvivenza degli annali della moderna medicina.
La mattina del 19 gennaio 1985, a Milwaukee, nel Wisconsin, la temperatura era scesa al livello polare di 60 gradi sotto zero. Mentre i suoi genitori dormivano, il piccolo Michael Troche, di due anni, uscì di casa con addosso il suo pigiamino leggero e andò a spasso nella neve.
Dopo una ricerca affannosa, suo padre lo ritrovò, parecchie ore più tardi, letteralmente congelato. Il bambino aveva cessato di respirare, cristalli di ghiaccio si erano formati sia sulla sua pelle sia al di sotto, e le sue membra erano rigide come bastoncini.
Portato in tutta fretta all'ospedale pediatrico di Milwaukee, Michael fu sottoposto alle cure di un’équipe di venti infermieri e diciotto medici, compreso il dottor Kevin Kelly, uno specialista di ipotermia. Quando Michael arrivò all'ospedale il dottor Kelly lo diagnosticò "morto, decisamente morto". I medici potevano sentire il suo povero corpicino congelato emettere sinistri scricchiolii. mentre lo sollevavano sul tavolo operatorio. La temperatura interna di Michael era scesa a 16 gradi centigradi, un precipizio dà cui nessuno era mai tornato in vita.
La squadra di medici si mise al lavoro senza indugi, collegando il corpo del bimbo a una macchina cuore-polmoni per riscaldargli il sangue, iniettando farmaci per impedire al cervello di dilatarsi, disgelando il corpo e operando delle incisioni attraverso gli arti perché i tessuti si riempivano d'acqua proveniente da cellule scongelate e minacciavano di scoppiare.
Per tre giorni il bambino giacque in uno stato di semincoscienza, sospeso fra la vita e la morte. Poi, miracolosamente, si ristabilì quasi rapidamente come si era congelato. Subì lesioni di lieve entità ai muscoli di una mano e dovette essere sottoposto a trapianti di cute per cancellare le lunghe incisioni che gli erano state praticate lungo le braccia e le gambe, ma a parte ciò uscì incredibilmente illeso da questa spaventosa esperienza.
E, secondo l'ultimo bollettino medico, lo stupefacente Michael Troche non rivelò nessun sintomo del paventato danno cerebrale che l'avrebbe potuto trasformare in un vegetale. Strano a dirsi, i medici dichiararono che probabilmente era sopravvissuto proprio perché era così giovane e piccolo ed era rimasto letteralmente congelato all'istante dal vento gelido. Il suo piccolo cervello e il suo ridotto metabolismo non necessitavano di molto ossigeno per funzionare. Se Michael fosse stato un po' più grande d'età e di dimensioni corporee, sarebbe entrato nel novero dei decessi di quell'inverno.
continua ........
"Interrompiamo il programma per una speciale premonizione ..."
Le catastrofi sono a volte precedute da visioni, sogni o incubi, che predicono l'evento. La maggior parte di queste premonizioni giunge durante il sonno, ma l'incredibile visione della signora Lesley Brennan comparve, in Inghilterra, sullo schermo del suo televisore.
La mattina del primo di giugno 1974 il film che stava vedendo fu interrotto da una notizia flash del telegiornale: un'esplosione aveva sventrato il vicino stabilimento di FIíxborough della Nypro, un'industria chimica che produceva materiali impiegati nella fabbricazione del nylon, e parecchie persone erano rimaste uccise. Quel giorno, verso le dodici, due sue amiche andarono a trovarla, ed essa chiese loro se avessero saputo della disgrazia. Esse risposero di no.
E nessun altro ne aveva avuto notizia, perché in realtà la conflagrazione avvenne solo alle 16.53. I morti furono ventotto, e molti i feriti. Quando alle tre donne giunse la notizia dell'esplosione, in un primo tempo pensarono che gli annunciatori riferissero in modo impreciso l'ora in cui accadde il disastro. Ma un controllo del giornale del giorno dopo chiarì quand'era avvenuta realmente l'esplosione.
La signora Brennan non fu in grado di fornire una spiegazione. Forse si era addormentata e aveva sognato la notizia flash data dalla televisione. Qualsiasi cosa sia successa aveva riferito la storia del fatto alle sue due amiche cinque ore prima che accadesse realmente.
Il parafulmine umano
Roy Cleveland Sullivan, un guardiaboschi in pensione di Waynesboro, in Virginia, era soprannominato il Parafulmine Umano perché era stato colpito da fulmini ben sette volte nell'arco dei trentasei anni della sua carriera.
Il primo, nel 1942, gli aveva provocato la perdita dell'unghia di un alluce. Ventisette anni dopo una seconda saetta gli bruciò le sopracciglia. L'anno seguente, nel 1970, un terzo fulmine gli ustionò la spalla sinistra.
Dopo che Sullivan ebbe i capelli incendiati da un quarto colpo di fulmine, nel 1972, prese l'abitudine di portare con sé nella sua automobile un secchio d'acqua. Il 7 agosto 1973 stava guidando quando un fulmine uscì da una bassa nuvoletta, lo colpì al capo attraversando il cappello, gli incendiò i capelli, lo scaraventò a circa trenta metri dalla macchina, gli percorse entrambe le gambe e gli fece volar via una scarpa. Sullivan si rovesciò sulla testa il secchio d'acqua per spegnere il fuoco.
Fu colpito a una caviglia per la sesta volta, il 5 giugno 1976. Il settimo episodio avvenne il 25 giugno, mentre stava pescando. Questa volta dovette essere ricoverato per ustioni al petto.
Egli non fu mai in grado di spiegare la sua capacità di attirare i fulmini, ma una volta disse che li vedeva distintamente quando guizzavano verso di lui.
Alle 3 di mattina del 28 settembre 1983, Sullivan, ormai settantunenne, si tolse la vita con un colpo di pistola. Due dei suoi cappelli da guardia forestale, traforati alla sommità da colpi di fulmine, sono oggi custoditi nelle sale delle esposizioni del Guinness dei Primati a New York e a Myrtle Beach, nella Carolina del Sud.
Il bambino congelato
L'inverno del 1984-85 scatenò numerose ondate di freddo memorabili negli Stati Uniti continentali, dal Michigan al Texas, e si verificò anche uno dei casi più straordinari di sopravvivenza degli annali della moderna medicina.
La mattina del 19 gennaio 1985, a Milwaukee, nel Wisconsin, la temperatura era scesa al livello polare di 60 gradi sotto zero. Mentre i suoi genitori dormivano, il piccolo Michael Troche, di due anni, uscì di casa con addosso il suo pigiamino leggero e andò a spasso nella neve.
Dopo una ricerca affannosa, suo padre lo ritrovò, parecchie ore più tardi, letteralmente congelato. Il bambino aveva cessato di respirare, cristalli di ghiaccio si erano formati sia sulla sua pelle sia al di sotto, e le sue membra erano rigide come bastoncini.
Portato in tutta fretta all'ospedale pediatrico di Milwaukee, Michael fu sottoposto alle cure di un’équipe di venti infermieri e diciotto medici, compreso il dottor Kevin Kelly, uno specialista di ipotermia. Quando Michael arrivò all'ospedale il dottor Kelly lo diagnosticò "morto, decisamente morto". I medici potevano sentire il suo povero corpicino congelato emettere sinistri scricchiolii. mentre lo sollevavano sul tavolo operatorio. La temperatura interna di Michael era scesa a 16 gradi centigradi, un precipizio dà cui nessuno era mai tornato in vita.
La squadra di medici si mise al lavoro senza indugi, collegando il corpo del bimbo a una macchina cuore-polmoni per riscaldargli il sangue, iniettando farmaci per impedire al cervello di dilatarsi, disgelando il corpo e operando delle incisioni attraverso gli arti perché i tessuti si riempivano d'acqua proveniente da cellule scongelate e minacciavano di scoppiare.
Per tre giorni il bambino giacque in uno stato di semincoscienza, sospeso fra la vita e la morte. Poi, miracolosamente, si ristabilì quasi rapidamente come si era congelato. Subì lesioni di lieve entità ai muscoli di una mano e dovette essere sottoposto a trapianti di cute per cancellare le lunghe incisioni che gli erano state praticate lungo le braccia e le gambe, ma a parte ciò uscì incredibilmente illeso da questa spaventosa esperienza.
E, secondo l'ultimo bollettino medico, lo stupefacente Michael Troche non rivelò nessun sintomo del paventato danno cerebrale che l'avrebbe potuto trasformare in un vegetale. Strano a dirsi, i medici dichiararono che probabilmente era sopravvissuto proprio perché era così giovane e piccolo ed era rimasto letteralmente congelato all'istante dal vento gelido. Il suo piccolo cervello e il suo ridotto metabolismo non necessitavano di molto ossigeno per funzionare. Se Michael fosse stato un po' più grande d'età e di dimensioni corporee, sarebbe entrato nel novero dei decessi di quell'inverno.
continua ........
Commenti
Posta un commento