martedì 9 marzo 2010

MAGAZINE N. indovinalodasolo bis

E' morto TONINO CARINO

Volto e voce celebre di 90° minuto, aveva 65 anniE' morto ad Ancona, nella sua abitazione, il giornalista Rai, Tonino Carino.

Carino, 65 anni, era nato a Offida, in provincia di Ascoli Piceno. E all'Ascoli calcio e alla squadra portata in auge da Costantino Rozzi, e' legato il suo nome, grazie anche al tormentone "Tonino carino da Ascoli" che ripeteva ogni volta quando faceva le sue telecronache delle partite a 90° minuto.
Carino aveva cominciato la sua carriera al Corriere Adriatico, poi era entrato in Rai, nella sede regionale di Ancona, dove era stato anche caporedattore dal 1991 al 2002.
Di recente era andato in pensione, ma aveva continuato ad essere ospite di trasmissioni sportive come 'Quelli che il calcio'.

Carino lascia la moglie e due figli, Riccardo e Daria

http://it.wikipedia.org/wiki/Tonino_Carino
http://www.corriere.it/cronache/10_marzo_08/tonino-carino-ascoli-morto_a70457ac-2b03-11df-8ae4-00144f02aabe.shtml
http://www.gazzetta.it/Calcio/08-03-2010/addio-tonino-carino-603242756699.shtml

CIAO TONINO riposa in pace
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la chitarra di randy rhoads un guitar hero scomparso troppo presto


trailler del documentario dedicato a randy

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BELEN senza corona
Belen a Miami per lavoro approfitta di una pausa per godersi il sole, il mare, e la compagnia di nuovi amici.




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Mauro Marin vince Grande Fratello 10 - Secondo Giorgio, terza Cristina

Mauro Marin è il vincitore del Grande Fratello 10. Al trevigiano vanno i 250 mila euro del montepremi. Criticato fino allo stremo in casa, Mauro è stato per la maggior parte delle settimane di reclusione il preferito dal pubblico, che lo ha sostenuto con il televoto. Giorgio Ronchini si classifica secondo, Cristina Pignataro è terza, mentre Alberto Baiocco si aggiudica il quarto posto in una finalissima piena di emozioni e sorprese, condita da una divertentissima intrusione di Paolo Bonolis e la sexy apparizione di Ainette Stevens.

A Maicol Berti l’onore di spegnere le luci di questa maxi-edizione, durata 134 giorni.

Mauro Marin è il vincitore del Grande Fratello 10. L'ultima sfida è stata con Giorgio: una battaglia tutta veneta quella della finalissima. Il pubblico tramite il televoto ha deciso di dare la vittoria al salumiere trevigiano, che porta a casa i 250mila euro. Cristina è la terza classificata, Alberto è quarto.
Nella giornata di martedì sul nostro portale il resoconto completo della serata, intanto il profilo del vincitore e alcuni screenshot dell'ultima puntata.

IL PROFILO DI MAURO MARIN - VINCITORE GF10

•Età: 29
•Data di nascita: 21 Luglio 1980
•Luogo: Castelfranco Veneto (Treviso)
•Vive a: Castelfranco Veneto (Treviso)
•Stato civile: celibe
•Altezza: 175 cm
•Peso: 70 kg
•Occhi: verdi
•Capelli: neri
•Segni particolari: un orecchino all'orecchio sinistro, una cicatrice sull'occhio destro, una sul braccio destro; un tatuaggio sul braccio destro che raffigura il numero sette
•Segno zodiacale: cuspide, cancro - leone
•Studi effettuati: laurea in Marketing e Gestione delle Imprese
•Lingue conosciute: inglese, spagnolo, francese, polacco
•Lavoro: amministra il salumificio di famiglia
•Hobby e Sport: gioca a calcio, pratica il nuoto, la pallavolo e va a cavallo. Ha poco tempo libero per via del lavoro, così appena può approfitta per vedere gli amici che sono "come fratelli di sangue". Ama viaggiare. Si cimenta nella pittura e nella scultura e legge solo i classici della letteratura. Veste comodo, ma elegante e alla moda quando serve ("non sono un narciso, ho persino la pancetta da trentenne").

Ironico e goliardico, sempre con la battuta pronta, dopo una laurea in Marketing e Gestione delle Imprese e un viaggio-studio di un anno in Belgio, Mauro ora si occupa di amministrare il salumificio di famiglia. Energico e vitale, non si perde mai d'animo. Il suo motto infatti è: "se cadi, tirati su e ricomincia". E' anche un ragazzo buono e sincero, ma crede che queste qualità non siano sempre dei punti di forza perché "le persone spesso se ne approfittano". Per niente superbo, si accetta così come è, sicuro che "si può sempre migliorare". Leader e disponibile allo stesso tempo, detesta la falsità e la retorica: "non sopporto chi parla tanto e non fa niente".

Vive a Castelfranco Veneto, nella stessa casa dei genitori e dei fratelli, in uno spazio che, però, è riuscito a rendere indipendente. Tormentato in amore, ha amato e continua a inseguire una sua vecchia fiamma: una hostess che avrebbe dovuto sposare e che, invece, gli ha restituito l'anello di fidanzamento. Insegue da 10 anni il sogno di entrare nella Casa del Grande Fratello. Ha un grande senso dell'umorismo vagamente surreale, un po' per scherzo e un po' seriamente si definisce "puro fascino".

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Oscar 2010: Trionfa The Hurt Locker



The Hurt Locker

Un film di Kathryn Bigelow. Con Jeremy Renner, Anthony Mackie, Guy Pearce, Ralph Fiennes, Brian Geraghty, David Morse, Christian Camargo, Evangeline Lilly
Drammatico, durata 131 min. - USA 2008.

Un racconto solido, tra coraggio e alienazione, su quell'immmenso contenitore di alibi che è la guerra
Marianna Cappi
I 40 giorni al fronte, in Iraq, di una squadra di artificieri e sminatori dell'esercito statunitense, unità speciale con elevatissimo tasso di mortalità. Quando tutto quel che resta del suo predecessore finisce in una "cassetta del dolore", pronta al rimpatrio, a capo della EOD (unità per la dismissione di esplosivi) arriva il biondo William James, un uomo che ha disinnescato un numero incredibile di bombe e sembra non conoscere la paura della morte. Uno che non conta i giorni, un volontario che ha scelto quel lavoro e da esso si è lasciato assorbire fino al punto di non ritorno.
A distanza di sei anni da K-19, Kathryn Bigelow torna a parlare di guerra e di dipendenza, al confine –già più volte esplorato- tra coraggio e alienazione.
Il racconto procede dritto e ansiogeno, come la camminata dell'artificiere dentro la tuta, vera e propria passeggiata sulla luna di un dead man walking; ci sono i crismi del genere – il soldato che ha paura, le scazzottate alcoliche- ma ridotti all'osso; e c'è l'eroe, un Davide che affronta il Golia dell'esplosivo a mani nude, del quale siamo portati a pensare che non abbia più niente da perdere, ma è vero il contrario.
La Bigelow si è mossa, negli anni, fuori e dentro da Hollywood, ma a nulla varrà cercare in The Hurt Locker la denuncia estrema di Redacted, la messa in discussione di ciò che guardiamo, (non) sappiamo, permettiamo. L'immagine che la regista restituisce dell'Iraq non è nuova ed è certamente parziale, ma non è questo il punto. Quel che conta è il deserto dell'anima, il buio della guerra che s'avvicina e attira a sé un uomo intelligente (in grado di capire in pochi secondi il nemico che ha di fronte, il tipo di bomba) come il fuoco attira una falena.
Gestendo il ritmo in modo straordinario, perché del ritmo (delle onde, del cervello, dell'azione) ha fatto da sempre l'oggetto della sua riflessione cinematografica, Kathryn Bigelow ha girato un film potente, che cede solo in qualche interstizio alla tentazione della spiegazione e del cameo inutili. Affidandosi alle cronache del reporter Mark Boal, ha elaborato e raccontato un danno apparentemente collaterale ma in realtà sostanziale, entrando come mai prima nella questione di genere (il maschile).
Chi dice che l'autrice è una donna che fa film da uomini, infatti, non dice tutto. In The Hurt Locker c'è un unico personaggio femminile, che occupa un numero insignificante di fotogrammi e una sola battuta del dialogo, eppure ne intuiamo subito la libertà, compresa la libera scelta di essere fedele ad un uomo che non c'è e non glielo chiede. Lo stesso uomo che ci viene mostrato, al contrario, schiavo del pericolo, dell'emozione forte a tutti i costi, di quell'immenso contenitore di alibi che è la guerra. Perché, per dirla in perfetto stile hollywoodiano, morire è facile, è vivere che è difficile. E questo, impossibile negarlo, è un giudizio chiaro e tondo.
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LITIZZETTO SHOW

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