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LA NATURA E LE SUE MERAVIGLIE : IL CERVO maschio RACCONTATO TRAMITE FOTO SERVIZIO A CURA DI I.O. ____________________________________________________________________________________________________________________________.

--------------------------------------- da giovane e scapolo



.---------------------------- DOPO 3/4 MESI DI FIDANZAMENTO


----------------------------- SUBITO DOPO ESSERE ANDATO A CONVIVERE




-------------------------- QUALCHE TEMPO DOPO DOPO IL MATRIMONIO



------------------------------- DOPO ANNI DI MATRIMONIO


------------------------------------------- DOPO MORTO



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BANDO ALLE CIANCE - Il Cervo - Nome scientifico (Cervus elaphus)

Descrizione – Lunghezza dalla testa all’attaccatura della coda 165 – 250 cm; coda 12 – 15 cm; altezza alla spalla 120 – 150 cm. Il corpo del cervo si presenta allungato, rientrante agli inguini, diritto e piano al dorso, leggermente rialzato al garrese, arrotondato nella regione sacrale. Il collo è lungo e compresso ai lati, la testa è lunga, alta e larga all’occipite, assottigliata anteriormente. Le dimensioni del cervo seguono un gradiente progressivamente maggiore procedendo dalle popolazioni occidentali a quelle orientali, ad esempio in Francia il peso risulta compreso tra 100 e 200 kg, in Belgio tra 100 e 250 kg, in Olanda tra 90 e 125 kg, Inghilterra 125 – 215 kg, Scozia 95 – 160 kg, Germania 160 220 kg. le femmine sono più piccole, fino ad 1/3 o 1/4 delle dimensioni del maschio. Il mantello estivo è bruno rossastro durante i mesi estivi; in inverno muta verso una tinte bruno grigia. Soltanto i giovani presentano macchie biancastre. Soltanto il maschio è dotato di corna a palchi ben sviluppati, con rami a sezione trasversale circolare che aumentano di numero al crescere dell’età. Dopo la stagione degli amori le corna cadono, per essere sostituite da un nuovo paio in primavera.

Abitudini – Nelle zone più densamente abitate il cervo ha abitudini prevalentemente notturne. Vive in branchi, con i sessi separati per la maggior parte dell’anno. La composizione del branco varia a secondo delle stagioni. Tranne che durante il periodo riproduttivo, le femmine vivono assieme ai giovani in branchi guidati da una vecchia cerva. dopo la stagione degli amori, i maschi si radunano in branchi sparsi. I maschi anziani vivono da solitari.

Caccia – Il cervo ha sempre rappresentato la preda per eccellenza in epoca medioevale e rinascimentale, come dimostrano numerose opere d’arte ispirate alla sua caccia. Veniva cacciato sia con il metodo dell’agguato, sia in grandi battute, a piedi o a cavallo e con l’ausilio dei cani. Attualmente la caccia viene esercitata come selezione, nei tempi e con le modalità consentite.

Alimentazione – l’alimentazione è variabile a seconda delle disponibilità stagionali. In inverno si compone degli scarsi vegetali erbacei disponibili, corteccia e germogli di alberi, ghiande, erica, foglie di rovi ed altre sostanze simili. Durante la primavera e fino all’autunno il cervo arricchisce la propria dieta con gemme e germogli, fogliame, erbaggi, bacche e frutti. Talvolta compie irruzione nei coltivati per cibarsi di cereali ed ortaggi.

Riproduzione – La stagione degli amori inizia verso settembre e si protrae all’incirca fino alla metà di ottobre. Durante questo periodo, i maschi tentano di aggiudicarsi il controllo su di un harem di femmine, emettendo forti bramiti di richiamo e sfidandosi in continui duelli a colpi di corna. La gestazione dura circa quaranta settimane. Le nascite avvengono generalmente tra maggio e giugno. Durante le prime settimane di vita, il piccolo rimane nascosto tra la vegetazione, la madre si reca ad allattarlo giornalmente stando attenta a non richiamare l’attenzione dei predatori.

Habitat e Area di Distribuzione – I cervi vivono generalmente in aree boscose, principalmente nei boschi di latifoglie anche se si possono incontrare in arre a conifere. Prediligono i terreni boscosi molto aperti, intervallati da aree pianeggianti. in Scozia i cervi si sono adattati a vivere fuori dai boschi, s’incontrano infatti anche nelle brughiere più alte: In montagna i cervi si spingono fino a poco più di 2000 m di quota. La specie è diffusa nella fascia temperata di Europa, Asia e nel Nord Africa, in modo pressoché continuo dal Portogallo alle coste sull’ Oceano pacifico dell’Asia. Per scopi sia venatori sia estetici (riserve private) è stata introdotta in buona parte del mondo, come nelle americhe ed in Nuova Zelanda.
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IL Cervo ( VERSION 2 )

nome di Ruminanti della fam. Cervidi (sottofam. Cervini, Odocoileini, Idropotini e Cervulini) e più propriamente dei Cervini del gen. Cervus, che comprende numerose specie diffuse in Europa, Asia, America Settentrionale e in una piccola parte dell'Africa settentrionale.

ZOOLOGIA
La specie più importante e nota è il c. nobile o c. elafo o c. europeo o c. rosso (Cervus elaphus) lungo 1,60-2,50 m, alto al garrese 100-150 cm e del peso di 90-250 kg. La coda è lunga 12-15 cm. Il manto è bruno fulvo, tendente al rossiccio in estate e grigiastro in inverno; nei giovani è bruno chiaro maculato di bianco superiormente, sino alla muta del primo autunno. Le corna sono eleganti e talora imponenti, con fusto cilindrico a leggera concavità interna; il primo corno si sviluppa tra il primo e il secondo anno, quindi ogni anno le corna cadono e vengono rinnovate di norma tra marzo e giugno. Il c. è silvicolo, attivo soprattutto dal crepuscolo all'alba, mentre se ne sta appartato nel bosco nelle ore di luce e di sole. I branchi sono formati da femmine con i giovani; i maschi si uniscono alle femmine solo all'epoca della riproduzione (autunno); la gravidanza dura 33-34 settimane e da maggio a giugno vengono partoriti 1-2 cerbiatti. Vivono in media sui 20 anni. Forme simili sono il c. corsicano (Cervus elaphus corsicanus), che vive in Sardegna, e il c. canadese o wapiti. Altre specie sono il piccolo c. porcino (Cervus=Axis porcinus), alto solo 60 cm, dell'Asia merid. (eccetto l'India); il c. pomellato (Cervus=Axis axis), dell'India, vistosamente maculato di bianco; il c. sika (Cervus nippon), pure maculato, proprio dell'Asia orient.; il c. di Thorold o c. dalle labbra bianche (Cervus albirostris), di alcune regioni dell'Asia centr.; il c. di Duvaucel o c. di palude o barasinga; il c. di Schomburgk (Cervus schomburgki) del Siam; il c. di Eld o tameng; il c. di Aristotele o sambar; il Cervus timorensis di Sula, Celebes, Lombok, Flores e isole vicine; il Cervus mariannus delle Filippine e il daino che diversi autori considerano un genere a sé (Dama). Al gen. Elaphurus appartiene il c. di Padre David (Elaphurus davidianus), tipico per la forma e la grandezza delle corna, per la coda piuttosto lunga e per i larghi zoccoli: scomparso dalla Cina dove un tempo era protetto in un grande parco presso Pechino, sopravvive soltanto nei giardini zoologici d'Europa, America e Australia. Il gen. Odocoileus della sottofam. Odocoileini è rappresentato da c. di mole media (110-200 cm di lunghezza e 70-100 di altezza al garrese) con muso allungato, occhi piccoli, lacrimatoi ben sviluppati. Vi appartengono il c. della Virginia o c. dalla coda bianca (Odocoileus virginianus), il più grosso di tale genere, che vive negli Stati Uniti orient. e merid.; il c. mulo o c. dalla coda nera o cervo dalle grandi orecchie (Odocoileus hemionus), diffuso nella parte centrale e occidentale dell'America Settentrionale; il cervo delle paludi (Odocoileus dichotomus) si trova nelle zone molto umide del Brasile, Paraguay, Uruguay e di parte dell'Argentina nelle cui pampas vive pure il c. detto appunto delle pampas (Odocoileus bezoartico); il c. andino (Odocoileus bisulcus) che frequenta, come l'affine Odocoileus antisensis, le zone tra i 3000 e i 5000 m della catena andina (questi ultimi due vengono da alcuni autori attribuiti al gen. Hippocamelus). Coi termini di c. abbaiatore e di c. dal ciuffo vengono indicate le due specie della sottofam. Cervulini, con quello di c. acquatico cinese l'idropote della sottofam. Idropotini, mentre con quello di c. nani sono definiti impropriamente i Tragulidi.

ETOLOGIA

Il cervo nobile esprime la sua organizzazione sociale con la formazione di gerarchie e forme di riconoscimento individuale all'interno dei branchi. Questi durante la stagione riproduttiva sono costituiti da alcune decine di individui di ambedue i sessi e di tutte le classi d'età, mentre in inverno i maschi adulti si mantengono isolati e i branchi sono costituiti essenzialmente dalle femmine, dai loro piccoli (fino a due anni d'età), e talvolta da alcuni maschi giovani. Questi branchi sono capeggiati da una vecchia femmina, che ne dirige gli spostamenti e il cui rango gerarchico superiore è riconosciuto da tutti i componenti. I maschi giovani, con la crescita, resteranno sempre più alla periferia del branco di femmine, fino a distaccarsene per formare branchi autonomi, talvolta seguiti da qualche maschio giovanissimo. Spesso i quartieri invernali e quelli estivi si trovano in luoghi differenti, più a valle d'inverno: le aree familiari dei branchi possono estendersi per diverse centinaia di ettari. I maschi adulti, dal canto loro, possono compiere, nel corso di un intero anno, spostamenti di alcune decine di chilometri, vere migrazioni, benché su scala ridotta, fra i pascoli d'alta quota e le valli. La stagione degli amori, nei c. italiani, dura un mese o poco più, fra settembre e ottobre. In questo periodo sia i branchi di femmine sia i maschi isolati convergono in luoghi, "arene", (sempre gli stessi se poco disturbati) dove i maschi daranno luogo a esibizioni di dominanza e a lotte per la conquista delle femmine. Intorno ai gruppi così formati si riuniscono anche i maschi subadulti. I maschi adulti e anche quelli non pienamente sviluppati, esibiscono la propria forza con il bramito, una sorta di muggito breve e profondo. In questa stagione i maschi bramiscono spontaneamente, a prescindere dalla presenza di altri maschi, ma la presenza di potenziali competitori provoca un aumento dell'eccitazione e della frequenza dei bramiti emessi dai singoli. In alcuni casi la frequenza del bramito e lo sviluppo dei palchi sono sufficienti a regolare le posizioni di rango fra i maschi, che, probabilmente dallo sviluppo e dalle fattezze dei palchi, mostrano di riconoscersi individualmente e di saper paragonare la propria forza a quella degli altri senza il confronto diretto, ma altrettanto frequentemente, quando si incontrano maschi di sviluppo paragonabile, insorge la lotta. I c. si fronteggiano e, abbassando il capo, scontrano i palchi con violenza, ciascuno spingendo contro l'avversario e tentando di atterrarlo. Le lotte possono durare parecchie ore e talvolta hanno esiti drammatici, come quando uno dei contendenti colpisce l'altro su un fianco infliggendogli una ferita che può risultare mortale. Il c. più debole, tuttavia, normalmente si ritira dalla lotta prima di essere così stremato da non riuscire a parare i colpi. I c. vincitori, o quelli la cui sfida non venga accettata da altri, riescono a radunare e a controllare attorno a sé un numero di femmine maggiore, con le quali si accoppiano a mano a mano che esse giungono al culmine dell'estro. Nel periodo che precede l'accoppiamento, il maschio segue la femmina molto dappresso, frequentemente impartendole un colpo con una zampa anteriore e posandole il collo sul groppone, comportamenti tipici di molti Ungulati. Spesso ne saggia olfattivamente e con la lingua la regione genitale, arricciando poi il labbro superiore in una smorfia caratteristica (flehmen). L'accoppiamento è breve e può essere ripetuto. Durante tutta la stagione riproduttiva i c., impegnati nelle lotte e negli accoppiamenti, non si nutrono; al più bevono e prendono bagni di fango, forse alleviando così la stanchezza. Comunque affronteranno l'inverno in gravi condizioni di stress fisico, talvolta fortemente dimagriti, alcuni feriti, e poiché si ritireranno in solitudine, potranno soccombere più facilmente ai predatori e comunque non sopravvivere fino alla primavera successiva. Fra maggio e giugno le femmine gravide si isolano per dare vita ai piccoli, che poi accudiscono per qualche settimana finché essi saranno in grado di seguirle. Il parto avviene in un luogo appartato e il piccolo resta nascosto e silenzioso, talvolta comunicando con la madre per mezzo di un flebile belato al quale essa risponde. In questo periodo le madri sono molto sospettose e prudenti, e passano la giornata fra il pascolo e il ricovero del piccolo, col quale trascorrono alcuni intervalli, durante il giorno, per l'allattamento.

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