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o Massesi ma u lo sapete el Masseso ?

mò ch'a sian entrati  ense l'anno nohò arpiglian questa rubrichetta e l'arpigliam cò na poesiola scritta da un Masseso doc,  ma mia oggio e manco ieri o  ierdelà !  luqui chi se chiamave  Ubaldo Bellugi ( ma mia da solo é , i se face-e chiamare da qugli'altri anche se a dirla tutta volendo i se sarebbe anche potuto chiamare da se  ... ensomma alla fine questo i gli'ere el so nomo e cognomo .. oh! ) l'Ubaldo i se sarebbe messo a scriverla anzi i l'ha scritta quasi un secolo fa e de preciso ense l' anno  1924!!.  per el meso o il dì andateglielo a domandarglierlo a lù che de sicuro i lo sa de priciso ( oh 1per farlo a me sa che prima dovete andà al camposanto e non a trova qualcun ma da morto e in prima persona  )


comunque la lezion de stavolta al consiste nell'imparar a memoria la poesia , pò de tradurla , quindi tramandarla ensel mondo ...... e anche oltre .......

ecco la poesiola


"LE FURMICOLE E I BECHI" di Ubaldo Bellugi (1924)

Assù per un ciregio le furmicole
a l’archiappón d’i bechi, de qu’i verdi,
e al cuminción a coionài: “più piccole,
scì, ma più svelte, e i bechi a i possiàn sperd’i”.
In tre colpi a i passón, e llori zitti…
I ghiallungón la pancia e via più fitti…

Le furmicole, ariate ‘n mezz’ai frutti,
a s’impìtten le bocche e forza aggiù!
Al rencontrón i bechi, mezzi strutti
dal sudoro ch’i ne n’ podéne più,
ao coionón dacapo: ” Forza! Dat’i!
A v’artroerén tra pogo scunzumati!”.

E i bechi zitti, e assù. Riati ‘n cimo
i spartìtten la piana in tante zone
segondo i patti combinati primo.
‘Gnun la sua e llì, sóne ch’a te sóne,
‘n dó boccón i finìttene gnicò,
e a star con lori a i n’arvolè ‘ncammó…

Ecchete le furmicole ‘n caroana
ch’a l’arvenghene e al veden lo sciagatto…
-O bechi! – E i bechi zitti. -Che vilana
magnera! O bechi! O ladri! Ma che fatto!
Che prepotenze! – Alora el beco vecchio
i parló ‘n lingua e i disse :- Fate orecchio! -

E i ghiattaccó: – Furmicolette, voi
ci avete coionati per la via;
ora, arivati, coioniamo noi! -
Le furmic’al capìn la zinfunia,
al scesen dala piana per la man
e al cercón un ciregio più luntan.

MORALE:

Trattando de magnare, li a n’ s’i scampe,
a i vó la bocca svelta, no’ le ciampe!.













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Massa d'una volta ---- Piazza Garibaldi come al'ere entel 1902




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