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MARIO BIONDI - NUOVO DISCO

Anticipato dal primo singolo “Be Lonely”, venerdì 6 novembre 2009 esce “IF”, l’atteso disco d’inediti di Mario Biondi


La voce black della musica italiana torna sulle scene dopo tre dischi di platino e oltre 300.000 copie vendute in tutto il mondo con i due precedenti album (Handful of Soul nel 2004 e I love you more – Live nel 2007). Il suo ultimo album “IF” contiene undici tracce inedite e tre classici della musica, riarrangiati e rivisitati con lo stile inconfondibile dell’artista catanese.

Un album che è già un successo prima ancora di uscire. Le 70.000 copie prenotate sono una grande dimostrazione di fiducia da parte del pubblico
Appena ho avuto questa notizia il mio cuore si è rasserenato. Dopo aver investito tanto tempo e impegnato il lavoro di molte persone, c’era la paura di aver esagerato. La notizia che If è già disco di platino, ancora prima di uscire, è una grandissima soddisfazione soprattutto in un periodo in cui la vendita del disco è in crisi.
Come hai costruito il percorso dei brani che costituiscono il cuore pulsante di IF?
Le canzoni nascono dalle mie diverse tourné, tre anni trascorsi in giro per il mondo senza il classico “fermo biologico”. Durante un soundcheck è nata “I wanna make it”, durante un volo invece “Ectasy”, perfino durante una doccia a Palermo è uscita fuori “No mo’ Trouble”.
All’interno dell’album troviamo anche una versione “inglesizzata” di “E se domani”
I know it’s Over (E se domani) nasce da un progetto-tributo a Carlo Alberto Rossi, grande compositore nazionale. Ho cantato i suoi più grandi successi, tradotti in inglese. Ho fatto prima un’analisi della canzone insieme a Beppe Vessicchio, ascoltando tutte le versioni che erano già state fatte, per capire in quale linguaggio musicale la canzone fosse stata già “tradotta”. E se domani è sempre stata una ballata seriosa. A me è venuto in mente l’artista Israel Kamakawiwo’ole, trasformandola in una ballata caraibica passando poi per il rock e lo ska, venendo fuori poi una versione scanzonata.
Tutti i testi delle canzoni diffondono ottimismo e speranza. È solo un caso, oppure è un periodo particolarmente felice per lei?
Tendenzialmente sono un ottimista di natura, uno di quelli che vedono sempre il bicchiere mezzo pieno. Oggi, sembra che essere vittime della vita faccia più nobile la persona. Io invece penso che non essere vittima delle sofferenze sia un modo più civile per vivere la propria vita.
Nel corso della sua carriera ha duettato e collaborato con tantissimi artisti di livello internazionale. Da Ray Charles a Renato Zero, passando per Claudio Baglioni e Burt Bacharach
Sono stato molto fortunato nella mia vita. Vengo da una famiglia di musicisti, mio padre mi ha “sbattuto” su un palco a 12 anni, davanti a 4.000 persone. Intorno ai 16 anni ho iniziato a frequentare gli ambienti musicali della Sicilia, incontrando persone che mi hanno permesso di crescere come artista e come uomo. Parliamo di Ray Charles, Peppino di Capri, Fred Bongusto, Franco Califano, Barry White e tanti altri.
Per lei Burt Bacharach ha scritto due canzoni, ma nell’album c’è ne solo una…
Per l’esattezza “Something that was beautiful”. Ovviamente l’altra me la conservo gelosamente. Non si sa mai quando potrà tornare utile!

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