Passa ai contenuti principali

licantropia

Il Licantropo

Il licantropo (dal greco λύκος (lýkos), "lupo" e ἄνθρωπος (ànthropos), "uomo"), detto anche uomo-lupo o lupo mannaro, è una delle creature mostruose della mitologia e del folclore poi divenute tipiche della letteratura horror e successivamente del cinema horror.
------------------------
Secondo la leggenda, il licantropo è un uomo condannato da una maledizione a trasformarsi in una bestia feroce ad ogni plenilunio: la forma di cui si racconta più spesso è quella del lupo, ma in determinate culture prevalgono l'orso o il gatto selvatico (si veda in seguito). Nella narrativa e nella cinematografia horror sono stati aggiunti altri elementi che invece mancavano nella tradizione popolare, quali il fatto che lo si può uccidere solo con un'arma d'argento, oppure che il licantropo trasmetta la propria condizione ad un altro essere umano dopo averlo morso. Altre volte, invece, per "licantropo" non si intende il lupo mannaro: quest'ultimo infatti, si trasformerebbe contro la propria volontà, mentre il licantropo si potrebbe trasformare ogni volta che lo desidera e senza perdere la ragione (la componente umana).


La credenza che gli uomini possano avere il potere di tramutarsi in animali feroci attraverso riti magici volontari o involontari è decisamente antica, e la possiamo ritrovare in tantissime culture. Altrettanto antica è la genesi di creature metà umane e metà ferine (pensiamo ad esempio al Minotauro), e altrettanto antica è la consuetudine, sopratutto da parte di popoli primitivi o che vivono a stretto contatto con la natura, di coprirsi con pelli di animali per semplicemente per coprirsi, come simbolo di potere o per acquistare magicamente le caratteristiche dell'animale. La figura del licantropo, uomo lupo o lupo mannaro, deriva da tutte queste considerazioni.

Non sempre l'abbinamento uomo e lupo ha una connotazione negativa, perchè il lupo è anche simbolo di forza, agilità e abilità di cacciatore. Tanto che diverse popolazioni si vantavano di discendere direttamente dal lupo (pensiamo ad alcune popolazioni barbare o, in Italian ai Lucani, termine derivante dal greco "lykes", ovvero lupo).
Altre volte, però prevalgono i concetti di bestialità, di ferocia. Il lupo, soprattutto per la cultura contadina ha una connotazione fortemente negativa. Esso è la bestia che uccide le greggi, che può attaccare l'uomo, e da questo deriva la sua figura cattiva usata soprattutto come monito per i bambini (pensiamo anche alle favole, e al luogo comune del "lupo cattivo").

Secondo la tradizione, l'uomo lupo subisce una trasformazione in seguito all'influsso della luna piena. Quando gli uomini cominciarono ad addomesticare canidi simili ai lupi per usarli nella caccia, notarono che essi erano soliti ululare alla luna. Nel tempo i concetti di luna, di caccia, di lupo si intrecciarono in mitologie sempre più complesse. Ad esempio la dea della Luna era spesso fusa con la dea della caccia (Diana nei miti romani, Artemide in quelli greci, Ishtar in quelli babilonesi), e i suoi cani da caccia erano spesso uomini che lei stessa aveva tramutato in lupi.
Spesso il licantropo non è consapevole del suo stato, e non ricorda le sue trasformazioni e i delitti di cui si macchia; chi è morso da questo diviene a sua volta un licantropo (tema in comune con figure come il vampiro). Ma è possibile ucciderli, attraverso proiettili benedetti, meglio se d'argento.

Il Licantropo: le cronache medievali

La figura del lupo mannaro nasce prevalentemente in Europa, diffondendosi soprattutto nel Medioevo con le leggende e i miti provenienti dalla Scandinavia, dalla Francia, dalla Germania, dalla Sicilia e dalla Grecia, ma possiamo trovare analogie con gli uomini-tigre o gli uomini-iena della cultura africana e negli uomini-giaguaro di quella sud-americana.
Nelle cronache, soprattutto medievali, non mancano casi di processo a uomini-lupo. Era òìepoca della caccia alle streghe, ed in tato furore di repressione diabolica anche molti lupi mannari furono condannati al supplizio ed al rogo.
Peter Stump, giustiziato in GErmania nel 1598, confessò di aver ricevuto dal demonio il potere di trasformarsi in lupo. Per 25 anni, egli si era nutrito di carne umana, uccidendo centinaia tra donne e bambini, compreso il suo stesso figlio. Nella Francia dell'epoca, il principale esperto di lupi mannari era l'implkacabile giudice Henry Boguet, che operava in Borgogna. Fu lui a mandare al rogo Gilles Garnier, assassino di bambine noto come l'eremita di St. Bonnot, ed un'intera famiglia di licantropi, i Gandillon, che anche chiusi in cella ululavano e camminavano a quattro zampe.
Diverso fu il caso di Jean Grenier, un pastorello di 13 anni della regione di Bordaux, che si vantava di trasformarsi in lupo e di uccidere in quella forma cani, pecore e bambine. Si scoprì che di notte, in preda a raptus probabilmente epilettici, si vestiva di pelli e girava nei boschi ringhiando e ululando. Fu risparmiato al rogo e affidato al convento francescano di Bordeaux.

Gli antichi conoscevano la licantropia, o morbo lupino. Nel II secolo d.C., il medico Claudio Galeno la definiva una forma di "melanconia cerebrale", per cui gli uomini perdono la loro identità e vanno in giro di notte, solitamente nel mese difebraio, credendosi lupi e comportandosi come tali. Nell'antica Roma, i lupi mnnai, come testimonia Petronio nel Satyricon ,erano chiamati Versipellis (rovescia-pelle): di fuori avevano aspetto di uomini, ma il pelo cresceva all'interno, e per trasformarsi in lupi si rivoltavano come un guanto.
Lupo Mannaro deriva dal latino medievale Lupus Hominarius, uomo lupo. Identico significato hanno il termine inglese Werewolf e il francese Loup-Garou; anche licantropo ha il medesimo significato, ma deriva dal greco.
Secondo i racconti, i tratti distintivi del licantropo erano i denti all'infuori, orecchie piccole e appuntite, sopracciglia folte ed unite, una peluria fuori dal normale, unghie lunghe.
Per diventare un lupo mannaro sarebbe stato possibile attraverso rituali magici, ma anche innavertitamente, bevendo ad esempio da una pozzanghera calpestata da un lupo, mangiando carni di lupo, o addirittura mangiando ad esempio le carni di una pecora uccisa da un lupo.

------------
Licantropia: La parola alla Scienza


La medicina ha più volte cercato di spiegare il fenomeno della licantropia. Da un punto di vista psicologico, essa può rientrare in una patologia in cui chi ne è affetto, crede di diventare un lupo, amplifica la sua forza e la sua ferocia, e mostra un atteggiamento ferino, digrignando i denti, e rignghiando.
A questo proposito, uno dei casi più famosi è quello riferito a Bill Ramsey, capomastro di Southend, nella contea inglese di Essex, che nel 1987 venne ritrovato mentre ringhiava e ululava come un lupo.
Venne sottoposto a perizie mediche nonchè a pratiche esorcistiche.

La scienza ha proposto anche un'altra possibilità, da ricondurre ad un fungo parassita della segale, l'ergot. Questo, se assunto accidentalmente è in grado di produrre uno stato allucinatorio simile a quello dell'acido lisergico (LSD). E' quindi possibile che i contadini mangiassero segale contaminata da questo fungo e caduti in delirio, credessero di essersi veramente trasformati in aminali.

C'è anche da considerare che sono ben note patologie cutanee che riguardano uno sviluppo pilifero abnorme, come l'impetigine, che danno a chi ne è affetto un inconsueto aspetto "bestiale".

Un caso famoso è il russo Jojo, che fu portato in giro per il mondo come freak nei circhi di inizio secolo. Egli era presentato proprio come "uomo lupo", è per questo che non è sbagliato dire che la sua immagine contriobuì a formare una versione "moderna" sull'aspetto dell'uomo lupo.

Non è fuori luogo pensare che chi mostrasse un aspetto simile in epoche e in contesti dove l'ignoranza e al superstizione erano parte integrante della cultura popolare, potesse essere scambiato per un'uomo-animale, con tutto ciò che ne consegue.
----------------------------------------------------------------------------------------
SURPLUS - backstage,chiarimenti,varie ed eventuali

Le storie sulla licantropia hanno origini remotissime, già in un passo della Bibbia si narra della vicenda del re Nabucodonosor, il quale, a causa della sua vanità, fu trasformato in una specie di lupo e assunse un comportamento animale. Non è certa la fonte dalla quale è nata la credenza sui licantropi (dal greco lykos, che significa lupo e anthropos, uomo) e che in seguito furono definiti "lupi mannari" (dal latino lupus hominarius, che sta per lupo simile all'uomo), resta il fatto che in numerosissime leggende o storie è onnipresente questa inquietante figura.
In alcuni ambienti, fino a qualche anno fa, esisteva la credenza diffusa che la licantropia non fosse, come si riteneva in epoche antichissime, l'espressione di una forza malvagia e oscura o di uno spirito animale in grado di impossessarsi di un uomo e agire attraverso di lui, ma che fosse una sorta di malattia facilmente spiegabile in termini medici. Tale malattia, ovviamente di natura sconosciuta, induceva un uomo ad assumere, in certi momenti della sua vita o in certi periodi, le sembianze di un lupo; alcuni ritenevano addirittura che la peluria del corpo potesse aumentare in modo vistoso e che unghia e denti assumessero la forma tipica di quelli di un lupo. In queste condizioni, "il malato" era indotto a vagare per i boschi nascondendosi dagli altri uomini e aggredendo i poveri sfortunati che incontrava sul suo cammino. Terminata la crisi, l'uomo tornava alla normalità, conducendo una vita normale e non ricordando nulla di ciò che gli era accaduto.
Una visione del genere, non meno fantasiosa di quella della licantropia ottenuta per possessione di uno spirito animale, fu alimentata soprattutto a partire dagli anni Trenta con la produzione di film horror sull'argomento. Oggi, nonostante la gente consideri l'esistenza del licantropo solo una leggenda, vi è ancora, per alcuni, la credenza che la licantropia sia una malattia ben definita che, ovviamente senza l'aumento di peli e la crescita dei denti, induca ugualmente un uomo ad assumere l'atteggiamento di un lupo, facendolo ululare e camminare a quattro zampe nelle notti di luna piena. Tuttavia, la licantropia intesa come malattia rappresenta un equivoco.
Non esiste una nosografia specifica nella quale inquadrare tale disturbo, si tratta soltanto di una forma di delirio che si può esprimere in diversi disturbi psichiatrici di personalità di tipo paranoide o in alcune forme di psicosi. Tale delirio, definito "zooantropico" è rappresentato dalla convinzione patologica di un soggetto di trasformarsi in un animale o che alcuni organi del suo corpo si stiano tramutando in quelli di animali, nulla di più. In psichiatria, la condizione in cui vi è la convinzione di trasformarsi in lupo è definita anche "licantropia di Nabucodonosor" così denominata per rappresentare soltanto una delle tante modalità di esprimersi che ha un pensiero delirante. Non ci sono né peli, né ululati nelle notti di luna piena, ma solo un'idea patologica.

http://it.wikipedia.org/wiki/Licantropo







LICANTROPIA
Una indagine tra Magia e Superstizione alla ricerca delle Origini
di A. Romanazzi

Le storie e i racconti sulla licantropia ( da lycos che significa lupo e anthropos che significa uomo) affondano le loro radici nella notte dei tempi quando l’uomo, vivendo tra le braccia della mater natura e circondato dalla sua immanenza che si tramutava in alberi ed animali, si sentiva parte integrante della stessa. Moltissime sono così le tradizioni degli uomini-cambiaforma, o meglio degli uomini lupo sparse in tutto il mondo; forse la più antica la ritroviamo nella Bibbia ove re Nabucodonosor, a causa della sua vanità, fu trasformato da Dio in un lupo. Esempi di divinità dalle sembianze animalesche le troviamo anche nella cosmogonia egizia ove si parla di Anubi, il dio sciacallo o ancora il dio lupo Ap-uat che aveva la funzione di traghettare i morti nell’aldilà mentre nella cosmogonia nordica, di cui parleremo in seguito, e dove il lupo è simbolo di vita, troviamo come fedeli compagni di Odino i canidi Freki e Geri, mentre simbolo della apocalisse finale è il lupo Fenrir.

Il mito narra che il dio Tyr, per incatenare definitivamente il malvagio animale, lo sfidò a rompere un laccio sacro e indistruttibile. Fenrir fiutò l’inganno e disse di accettare solo se qualcuno avesse posto la mano tra le sue fauci. Ovviamente, come previsto, il lupo non riuscì a rompere il magico laccio, ma Tyr perse l’arto.

Questo particolare ci permette di legare l’episodio a quei riti di smembramento tipici del culto del lupo e già incontrati in altre civiltà, lo smembramento e la seguente dispersione nei campi delle “parti” non e’ altro che un rituale di fertilità: la morte stessa genera rinascita nella natura.

E’ così che in Irlanda alcune dee madri sono raffigurate in compagnia di piccoli cani e in uno dei santuari celti più importanti, la fonte di Haughey, nei pressi del sito di Emhain Macha, furono trovate delle ossa di questo animale mentre in Germania nell’Europa centrale lo ritroviamo come fedele compagno della dea germanica Holle che guida i morti negli inferi.

Tracce di questi antichi ricordi le troviamo poi nella cultura classica, ad esempio nella cultura greca ne parla Ovidio nelle sue celebri “Metamorfosi” o nei miti riguardanti il re dell’Arcadia Licaone, che, per aver cercato di ingannare Giove fu trasformato dallo stesso in un lupo. In realtà sembrerebbe che questi miti fossero legati ad ancor più antiche usanze di feste pagane di tradizione sciamanica ove era abitudine consumare carne di lupo e venerare l’animale come un dio. Era infatti l’animale che, tramutatosi in guida per il sacerdote, gli suggeriva comportamenti e rituali. Il cibarsi della carne dell’animale totemico così, non era una gozzoviglia ma un sacramento solenne, un modo per il primitivo di acquistare ed assorbire una parte di divinità.

Lo stesso Apollo, dio della luce, termine caratterizzato dalla stessa radice della parola lupo, “luke”, fu partorito da Latona che assumeva spesso sembianze di lupo e sembra che la stessa divinità, conosciuta anche con il nome di Apollo Liceo, avesse potere su questi animali.

Tradizioni legate all’adorazione dell’animale le troviamo anche nella cultura romana, del resto i fondatori dell’Urbe, Romolo e Remo, furono proprio allattati da una Lupa che poi divenne lo stesso simbolo della città. La tradizione voleva anche che i due re avessero vissuto proprio con un branco di lupi e che, accoppiatisi con tali belve, avessero dato origine a creature per metà umane e per metà fiere. Petronio nel suo Satyricon parla per la prima volta dei “versipellis”, uomini all’interno dei cui corpi crescevano folti peli e così che bastava si rivoltassero come un guanto per cambiare il loro aspetto. Inoltre nelle date attorno al 15 Febbraio a Roma si celebravano i famosi “Lupercali”, feste in onore del dio Lupesco protettore delle greggi e degli armenti. Questi rituali, basati spesso su riti orgiastici con sacrifici animali erano stati a loro volta ereditati dai romani dalle popolazioni autoctone che vedevano nell’animale una divinità.

La scelta del lupo, o delle fiere locali come divinità non era casuale, infatti l’animale, che con i suoi comportamenti era considerato grande predatore, era in competizione con gli stessi uomini cacciatori e così il selvaggio, per propiziare una buona caccia, cercava di onorare l’animale sia per ingraziarselo e evitare che gli sottraesse il sostentamento, sia per poter ereditare dallo stesso la sua stessa capacità di caccia. Ecco così che il lupo diventa il dio-protettore-cacciatore adorato in moltissime culture animiste e che ritroviamo tra i Germani, i popoli nordici, i Mongoli, gli Indiani d’America e in moltissime altre tradizioni. Il culto del lupo lo troviamo anche nelle tradizioni sciamaniche-finniche dell’area russa o slava, le cui tradizioni legate a uomini che si trasformavano in lupi furono descritte dallo stesso Erodoto che ci parla del popolo dei Neuri e che ritroviamo anche in un passo del famoso “canto di Igor”, ove si narra delle trasformazioni in lupo del principe Vseslav, e nelle numerosissime leggende locali. L’antico nome che questi popoli davano agli uomini-lupo era vulko-dlak, pelle di lupo, forse per una tradizione legata a uomini che si vestivano con le loro pelli e dunque forse guerrieri come nelle tradizioni nordiche o sciamani. Del resto per il primitivo, secondo i principi della magia empatica o imitativa, travestirsi con le pelli dell’animale equivaleva a trasformarsi nello stesso acquisendo i suoi poteri e le sue capacità come testimoniato dai cacciatori Pawnee o i Mau-Mau, gli uomini leopardi piaga e terrore dei soldati inglesi o ancora i guerrieri nordici come i ulfhednar, le teste di lupo o i non lontani cugini Berseker, i camici d’orso.

Si narra che questi terribili guerrieri andassero in battaglia solo vestiti della pelle del loro animale totemico, urlando, ringhiando e ululando come lupi e che erano presi da una furia così devastante, definita poi dai latini con il termine di “furore” che non sembravano avvertire il dolore delle ferite loro inflitte o che uccidevano con disumana forza sia i nemici che i loro compagni per poi morire spesso con il cuore scoppiato. Sicuramente per favorire il connubio tra uomo e bestia e dunque assorbire tutte le caratteristiche dell’animale essi, come in molte tradizioni sciamaniche, facevano sicuramente uso di droghe come quelle ottenute dal micidiale fungo della Amanita Muscaria, che provocava visioni e grandi scariche adrenaliniche e che era poi mescolata con delle bevande alcoliche. Tradizioni di guerrieri-lupi le troviamo poi anche nelle tradizioni italiche ove

Si parla del popolo dei Reti abitanti nell’area che oggi è il Trentino e il Veneto settentrionale e che crearono numerosi problemi alle mire espansionistiche di conquista dei romani e dei popoli dei Peleghetes, Lastojeres, Cajutes, letteralmente orsi, cani e lupi.

LA MELANCONIA CELEBRALE

Il lupo e i suoi sacerdoti così hanno sempre avuto una valenza benefica, essi erano intermediari tra l’uomo e le forze naturali rappresentate appunto dalle fiere dalle quali, a scopo magico, guerriero o semplicemente per caccia, l’uomo cercava di acquistare la forza. Successivamente però avviene una trasformazione, con il passaggio dalla caccia all’allevamento il lupo subisce una prima trasformazione, esso non è più animale totemico ma diventa nemico delle greggi e dunque dell’uomo, ma sarà nel Medioevo che esso assumerà sembianze malvagie che lo legheranno alla magia e al demonio. Nel 1252 con la bolla papale “Ad extirpena”, Papa Innocenzo IV autorizzò la persecuzione dei culti pagani, ma soprattutto nel 1500-1600 la caccia alle streghe diviene anche caccia al licantropo che, oramai perduto il suo significato sacerdotale, viene visto come mostro o come malattia. Moltissimi malati di quella che veniva definita “melanconia celebrale”, una forma di quella che chiameremmo oggi schizofrenia, furono accusati di stregoneria e condannati al rogo.

Nascono così le tradizioni legate ai “lupomini”, “werewolf” o “loup garou”, uomini che si trasformavano in lupi ma il cui significato, oramai demonizzato era completamente differente da quello dei sacerdoti sciamani. Moltissime sono le tradizioni popolari e i racconti sui licantropi, spesso vecchi guaritori o semplici malati di mente venivano scambiati come adoratori del demonio. Successivamente queste “malattie” furono legate anche a timori e tabù, così ecco che se un paese veniva colpito da peste o carestia significava che in questo era nascosto un “lupomino” e così si scatenavano terribili cacce all’“untore”. Stessa cosa dicasi per violazioni di tabù, nel materano ad esempio, ed in particolare a Grassano vi era la credenza che chiunque avesse sposato la sua figlioccia si sarebbe trasformato nelle notti di luna piena in un lupo, forse antico ricordo di culti autoctoni che veneravano il sacro animale e tradizioni simili le ritroviamo nell’area siciliana e nel pugliese.

La religione Cristiana non poteva rimanere a guardare, per esorcizzare questi antichi ricordi e per guarire queste malattie legate a satana iniziò a introdurre nella cultura popolare santi guaritori come Sant’Antonio da Padova e il più famoso San Vito, legato al famoso “ballo del santo”,un modo per esorcizzare epilessie e malattie “lunari”, per non parlare di San Francesco d’Assisi e la vicenda del lupo, un modo per esorcizzare antichi culti pagani legati all’animale totemico dell’area umbro-abruzzese e legarli alla nuova figura cristiana, idea che ritroviamo anche nella versione “abruzzese” dell’evento e in particolare della tradizione del paese di Cocullo dove si narra che San Domenico, patrono del villaggio, si trovava a combattere contro un lupo che, la tradizione voleva aver rapito un bimbo in fasce per poi portarlo con se nel bosco. Fu il santo, con le sue preghiere a Dio, a far tornare l’animale con il pargolo e a renderlo mansueto, un altro modo per identificare il santo con la signora delle bestie, la padrona della natura che può donare vita e morte ai suoi credenti.

Sarà proprio questo tentativo di cancellare la cultura popolare che ha permesso la sua sopravvivenza anche se camuffata da false vesti, infatti questi rituali antichissimi sono sicuramente eredità dei culti autoctoni sciamani europei poi successivamente assorbiti dal Cristianesimo con una vera e propria opera di sincretismo che ci ha permesso di conoscere antiche tradizioni mai del tutto dimenticate che ancora oggi combattono contro il tempo e l’umana dimenticanza.


di

Commenti

Post popolari in questo blog

canzoni Goliardiche - Teresina un ti ci porto piu'!

celebre stornello toscano con mille e più versioni è  TERESINA UN TI CI PORTO PIù !!! il testo Te la portai a i' barre a prendere un sorbetto la ci scaracchiò dentro la mi fece scomparì. Teresina 'un ti ci porto più quant'è ver che c'è Gesù! Te la portai da i' Vivoli a prendere un gelato la disse: " L'è marmato! " la mi fece scomparì. Teresina 'un ti ci....... S'andò dalla Ruggini a prendere una pasta, la se la mise 'n tasca la mi face scomparì. Teresina 'un ti ci....... S'andiede da i' Procacci pe' prendere un panino, la fece: " Gliè piccino! " la mi fece scomparì. Teresina 'un ti ci....... Pe' falla divertire s'andiede da i' Raspanti la si scaccolò co' guanti, la mi fece scomparì. Teresina 'un ti ci....... S'andiede da i' dentista ma gli era tanto brutto te lo spettinò co' un rutto, la mi fece scomparì. Teresina 'un ti ci.......

canzoni goliardiche, un tantinello maleducate - natasha

 tra le canzoni goliardiche più famose certamente c'è " la canzone del cosacco" che sull'aria di una popolare canzone russa cantava un testo dissacrante , maleducato ma non osè, e quindi adatto anche a ragazzetti cresciutelli. la canzone è meglio conosciuta come la canzone di Natasha quella che fa la piscia ...  originalmente la canzone era una canzone triste che narrava le tristi emozioni di una donna il cui uomo era partito per andare in guerra, nel tempo alla prima stesura del testo se ne aggiunsero molti altri che, se dapprima ricalcavano lo spirito triste dell'originale, pian piano iniziarono a discostarsene fino ad arrivare a versioni decisamente dissacranti una delle quali è quella che qui proponiamo ecco il testo da cantare " Ohi Natasha hai fatto tu la piscia sì Dimitri ne ho fatti sette litri Fosti tu che allagasti la steppa dove sorge il sol dell'avvenir Fosti tu che allagasti la steppa dove sorge il sol dell'avvenir Ohi cosacca hai fatt

I MISTERI GODURIOSI V.M.18 prima parte

componimento maleducati  c' è gente  che compone poesie piene di phatos o d'amore e poi  di dolcezza,tristezza,saggezza e un tot di roba che finisce con ...ezza etc poi c'è anche qualcuno e meno male che compone qualcosa di scollacciato al limite del maleducato, ma che alla fine bisogna dire e ammettere ha un unico scopo quello di far ridere o almeno sorridere e QUESTO SCOPO spesso l'ottengono bene queste  componimenti compariranno in codesti post  a cura di I. O. ************************************************************************************************************** I MISTERI  GODURIOSI   ( da 1 a 10 ) Nel primo mistero godurioso si contempla san Cirillo che col cazzo fatto a spillo inculava i microbi. Era un fenomeno! Nel secondo mistero lussurioso si contempla sant'Ilario che col cazzo sul binario deragliava i rapidi. Era un fenomeno! Nel terzo mistero peccaminoso si contempla santa Cecilia che con la fica fatta a conchiglia catturava i bigoli. Era un fenom