Passa ai contenuti principali

Le profezie di Malachia

Le profezie di Malachia
Intorno al 1140 il vescovo Irlandese Malachia profetizzò le successioni papali, sino al tempo in cui Pietro sarebbe ritornato sulla terra per riprendere le chiavi della Chiesa; secondo alcuni queste profezie sono state scritte con la collaborazione ispirata di San Bernardo. Furono pubblicate per la prima volta dal benedettino dom Arnold Wion nel 1595 nel suo libro "Lignum Vitae". Quello che è strano è che, finora, la stragrande maggioranza di queste profezie si è avverata. Le profezie di Malachia si riferiscono per lo più al luogo di provenienza dei pontefici, allo stemma della famiglia o anche a eventi storici che caratterizzeranno il suo pontificato. Esse sono costituite da 111 motti latini che descrivono in maniera impressionante i 111 papi che si sarebbero avvicendati sul trono di Pietro dal 1143 fino alla fine dei tempi. Che pensare di questo singolare elenco di profezie? Siamo di fronte al divertissement di un monaco o, come suggerisce Vittorio Messori, siamo di fronte a qualche enigmatico

San Malachia di Armagh (Mael Madoc ua Morgair) Vescovo

2 novembre 1094/5 - 2 novembre 1148

Etimologia: Malachìa = inviato da Dio, messo del Signore, dall'ebraico

Emblema: Bastone pastorale

Martirologio Romano: Nel monastero di Chiaravalle in Burgundia, ora in Francia, deposizione di san Malachia, vescovo di Down e Connor in Irlanda, che rinnovò la vita della sua Chiesa e, giunto a Chiaravalle mentre era in cammino per Roma, rese lo spirito al Signore alla presenza dell’abate san Bernardo.

Il vescovo S. Malachia è una delle più belle glorie che la Chiesa Cattolica vanti nella terra d’Irlanda.
Nacque in quell’isola l’anno 1094 da nobili e pii genitori che lo educarono rettamente nella religione cristiana e l’avviarono assai per tempo per le vie del sapere, sotto la guida di dotti maestri.
Ancora giovanissimo si diede a vita eremitica, sotto la direzione di Imaro, uomo insigne nella santità e nella penitenza.
Dopo qualche tempo il pubblico venne a conoscenza delle virtù del giovane eremita e coloro che prima lo deridevano e disprezzavano furono presi da santa ammirazione. La fama della sua santità giunse anche alle orecchie dell’Arcivescovo di Armac, che per divina ispirazione lo volle ordinare sacerdote. Malachia, stimandosi indegno di tale dignità, si rifiutò, ma costretto dall’ubbidienza dovette sottomettersi.
Sostenuto dalla divina grazia e irreprensibile nei costumi, ebbe dapprima l’incarico di predicare la Parola. Si dedicò a quest’apostolato con tanto zelo che in pochi anni la diocesi mutò d’aspetto.
Rimasta vacante la chiesa di Cannoret, Malachia fu eletto alla dignità episcopale. Fu un nuovo rifiuto da parte sua, ma l’ubbidienza lo costrinse un’altra volta ad accettare. Fiducioso nell’aiuto divino, in breve stabilì tra quelle popolazioni una esemplare vita religiosa.
Prima di morire, l’Arcivescovo di Armac aveva manifestato il desiderio di avere per successore il Santo, e clero e popolo accolsero lieti la proposta: ma un parente del defunto Arcivescovo ne usurpò la sede. Malachia, fu perseguitato, calunniato, ma alla fine la giustizia trionfò. Lasciato allora il governo di quella chiesa a Gelasio, dotto e pio vescovo, ritornò a Connoret, che divise in due diocesi, tenendo per sè la più piccola, quella cioè di Duno.
In Duno formò un capitolo di Canonici Regolari, che associò a sé nel governo della diocesi, e intraprese con essi vita religiosa.
S’aceresceva intanto la stima e la venerazione verso di lui, sia per le sue eccelse virtù, sia per i prodigi che operava: ma quanto più veniva esaltato, tanto più il Santo si umiliava.
In un viaggio che fece in quel tempo a Roma, ricevette la potestà di Legato Apostolico d’Irlanda.
Desiderando che l’Arcivescovo di Armac fosse eletto cardinale ed essendo venuto in Francia il Pontefice Eugenio III, si recò a fargli visita, ma giunto sul suolo francese ebbe notizia che il Papa era ripartito per l’Italia. Allora si recò nel convento di Chiaravalle, dove fu ricevuto da S. Bernardo e dai suoi monaci con grande allegrezza.
Ma dopo pochi giorni Malachia venne colpito da improvvisa febbre: il male si aggravò e Malachià morì, secondo le sue predizioni, tra le preghiere di quei religiosi il giorno 2 novembre 1149.
S. Bernardo ne fece l’elogio funebre e ne scrisse la vita.

------------------------------------------------------------------------------------------------
per chi ha del tempo da perdere


Pietro II: l'ultimo dei Papi
Maolmhaodhog ua Morgair, un nome oscuro, perso nelle nebbie del medioevo più buio e dimenticato. Un uomo fondamentale nella storia religiosa dell’Irlanda, la cui opera evangelica portò allo smantellamento dei riti pagani della liturgia celtica. Una personalità illustre della religiosità medievale, la cui eco è ancora presente al giorno d’oggi, seppure ammantata da un’aurea di esoterismo tale da far passare in secondo piano la grandezza di una vita passata sempre al servizio di Dio e della sua Chiesa.
Il monaco irlandese Malachia, questa la latinizzazione del gaelico Maolmhaodhog ua
Morgair, è, al giorno d’oggi, escludendo la ristretta cerchia di pochi studiosi e storici che ben conoscono la complessità di questa figura, entrato nell’immaginario comune in virtù di una nota profezia sulle sorti del papato e della cristianità che, per consolidata tradizione, porta il suo nome. Concentrandosi sull’aneddoto profetico in sé è però inevitabilmente relegata alla
"damnatio memoriae" la sua vita trascorsa come monaco e priore a Bangor, come vescovo a Connor (1124) e a Armagh (1132) e, infine, come primate d’Irlanda (1138). La sua indefessa attività religiosa lo portò a conquistarsi, in virtù dell’assidua opera evangelica e del suo instancabile fervore religioso, il rispetto e la stima delle massime autorità cristiane del tempo, papa Innocenzo II e Bernardo da Chiaravalle su tutte.

Malachia, nel corso della sua attività, sia civile che religiosa, seppe sempre distinguersi ed eccellere, anche come importante riformatore della vita clericale e fondatore di molteplici comunità monastiche, imponendosi sempre come esempio di umiltà e rettitudine morale, e lasciando testimonianze del suo pensiero in diversi testi religiosi nei quali non ebbe mai timore di affrontare temi molteplici e di grande impatto sulla mentalità religiosa medievale.
Ma, nonostante tutto, l’aspetto più caratteristico della vita di Malachia è la profezia sui papi che porta il suo
nome. Secondo la tradizione, al termine di un lungo pellegrinaggio che portò il monaco irlandese ed alcuni suoi discepoli a Roma nel corso del 1139, Malachia avrebbe avuto una sorta di visione che, dopo averlo fatto cadere in un profondo stato di trance, avrebbe svelato gli eventi futuri della Chiesa, fino alla sua fine. A colorire ulteriormente la leggenda subentrò poi l’aneddoto secondo il quale Malachia fu così turbato dalla visione da cadere in un profondo ed irreversibile stato di malattia che, da li a poco, lo condusse alla morte, amorevolmente accudito dal sua amico San
Bernardo. Tuttavia, l’esperienza mistica del monaco irlandese, ammettendone la veridicità, visse a lungo nell’oblio, dimenticata nelle nebbie della storia per secoli e solo nel
1595, grazie al benedettino Arnold de Wion, iniziò a circolare diffusamente la leggenda dell’ultimo papa. Wion, nella sua opera “Lignum Vitae” ci riferisce di Malachia in questo modo: “San Malachia, Irlandese, vescovo di Down. Monaco a Bevehor e arcivescovo di Armagh, dopo aver svolto questo ufficio per molti anni, abdicò alla propria carica attorno all’anno del Signore 1137 e, ritiratosi a Down, vi rimase fino al termine della sua esistenza. Morì il 2 novembre 1148, stando alla biografia che ne scrisse San Bernardo. Lui stesso scrisse una profezia di cui io non ho potuto leggere nulla, all’infuori di una certa profezia che riguarda i sovrani pontefici. Questa profezia, dato che è breve, e poiché non è mai stata data alle stampe molti desiderano conoscerla, io la riproduco qui”.

Il testo della profezia riprodotto da Wion è piuttosto ermetico e, pur denotando una profonda conoscenza e una notevole incisività, di primo acchito è del tutto criptico per un lettore occasionale. La profezia è esposta sottoforma di una ben precisa successione di 111 motti simbolici in latino maccheronico sintetizzanti la personalità di ogni singolo papa a partire da Celestino II fino all’era contemporanea e culminanti con un’oscura frase profetica sulla fine dei tempi e la caduta del papato. I motti designano i pontefici in modo figurato o allusivo, non eccedendo mai due o tre parole. Generalmente la frase è composta da due nomi spesso uniti da una semplice preposizione o da un nome ed un aggettivo oppure da due nomi ed un aggettivo. Tutti i verbi che compaiono nei motti sono participi presenti o passati, quasi sempre con valore di aggettivi, e molto spesso il verbo stesso è sottinteso. Spesso la designazione del pontefice fa esplicito riferimento allo stemma gentilizio del papa, ma non sono pochi i casi in cui l’allusione è alle qualità spirituali del pontefice o a particolari episodi della sua vita. Non mancano inoltre motti più misteriosi e sibillini, ai quali, al giorno d’oggi, non è possibile dare un esaustivo significato. In quest’ultimo caso è tuttavia probabile che molte designazioni indecifrabili siano tali solo per noi, ignoranti, nel presente, di molti particolari della vita e delle attività dei singoli pontefici del passato.


Gli scettici considerano questa profezia un apocrifo composto in pieno sec. XVI e posta sotto il nome di un monaco famoso per far trasmettere il testo sotto una particolare aurea di “sacralità” e autorità. Secondo altri il testo attribuito a S. Malachia sarebbe un documento redatto durante il conclave nel quale fu eletto Papa Gregorio XIV e diffuso dai partigiani del cardinale Simoncelli come strumento di corruzione elettorale.
Per coloro che apertamente denigrano la profezia del monaco irlandese, la prova maggiore della sua falsità è data dal fatto che il motto di alcuni papi sia elaborato sulla base di indicazioni biografiche, alcune delle quali erronee, fornite da Panvinio, storico contemporaneo di Arnold de Wion. Tutti i Papi precedenti il 1595, sono chiaramente indicati da un motto che ne sintetizza il casato o lo stemma, quelli successivi a tale data lo sono invece quasi tutti per elementi eterogenei. La spiegazione più logica sembrerebbe questa: Malachia, o chi per esso, ha potuto elaborare il motto, per quanto riguarda i papi regnanti prima del 1600, in base a una biografia, quella di Panvinio, mentre per quelli successivi si sarebbe affidato alla pura fantasia.

Basandosi su quanto riportato dal “Lignum Vitae” i motti sono i seguenti (il pontefice di riferimento e una breve spiegazione della massima latina sono riportati dopo il motto stesso):

1 - Ex Castro Tiberi - Celestino II
(1143-1144)

Il motto sembrerebbe alludere al paese natale di questo papa: Città di Castello, al tempo un piccolo borgo situato lungo le sponde del Tevere.

2 - Inimicus expulsus - Lucio II (1144-1145

Il motto si presta a due possibili spiegazioni: il termine “inimicus” sarebbe un chiaro rimando al nome secolare di questo papa, Gerardo Caccianemici, mentre il termine “expulsus” alluderebbe al suo tormentato pontificato: la costituzione di una repubblica democratica sul suolo romano portò all’allontanamento della corte papale da Roma, di fatto detronizzando ed espropriando il pontefice del potere temporale.

3 - Ex magnitude montis - Eugenio III (1145-1153)

Pietro Pignatelli, eletto papa lo stesso giorno in cui moriva Lucio II, era nativo di un piccolo paese nei pressi di Pisa, Montemagno. Il motto farebbe quindi esplicitamente riferimento al paese d’origine di Eugenio III.

4 - Abbas Suburranus - Anastasio IV (1153-1154)

Papa Anastasio IV, al secolo Corrado Suburri, fu per lungo tempo abate di S. Rudo.

5 - De ruro albo - Adriano IV (1154-1159

Adriano IV nacque in Inghilterra, a Sant'Albano. Il motto, in verità piuttosto oscuro, in qualche modo alluderebbe alle sue origini britanniche.

6 - Ex tetro carcere - Vittore IV (antipapa

Nessun significato è stato ancora trovato per questo motto.

7 - Ex ansere custode - Alessandro III (1159-1181Anche in questo caso non sono state trovate plausibili spiegazioni al motto

8 - De via Transtibertina - Pasquale III (antipapa)

Guido da Crema fu a lungo Cardinale in S. Maria in Trastevere (Transtibertina).

9 - Lux in ostio - Lucio III (1181-1185

Ubaldo Allucignoli, quando fu consacrato papa era cardinale di Ostia. Il motto sembrerebbe quindi fare esplicito richiamo sia ai nomi, secolare e pontificio, di Lucio III, sia alla città di Ostia.

10 - De Pannonia Tusciae - Callisto III (antipapa)

11 Sus in cribo

Urbano III (1185-1187)

Uberto Crivelli aveva nel proprio stemma l'immagine di un maiale (sus). La parola cribo, inoltre, sembra alludere in qualche modo al cognome Crivelli...

12 Ensis Laurentii

Gregorio VIII (1187)

Alberto Mosca era Cardinale di S. Lorenzo in Lucina. Nel suo stemma campeggia una spada (ensis)

13 De schola Exiet

Clemente III (1187-1191)

Paolo Scolari, Vescovo di Palestrina. Il riferimento al cognome è evidente.

14 De rure bovense

Celestino III (1191-1198)

Giacinto Orsini della Casata dei Borbone.

15 - Comes signatus - Innocenzo III (1198-1216

Innocenzo III apparteneva alla casata dei Conti di Tuscolo da Segni. Il motto appare piuttosto evidente.

16 - Canonicus de latere - Onorio III (1216-1227

Cencio Savelli, quando fu letto papa, era canonico in Laterano. Questa sembra essere l’unico plausibile significato attribuibile al motto di Malachia.

17 - Avis ostiensis - Gregorio IX (1227-1241

Ugolino dei Conti di Segni, cardinale di Ostia (ostiensis), una volta eletto papa adottò come stemma papale, il proprio stemma gentilizio, uno scudo nel quale troneggia una grossa aquila (avis).

18 - Leo Sabinus - Celestino IV (1241

Celestino IV, vescovo di Sabina, aveva uno stemma nel quale era raffigurato un leone.

19 - Comes Laurentius - Innocenzo IV (1242-1254

Sinibaldo Fieschi, appartenente ad un’antica famiglia comitale (comes), fu creato cardinale in S. Lorenzo in Lucina (Laurentius), da Gregorio IX. Forse l’interpretazione appare un po’ forzata, ma sembrerebbe essere l’unica plausibile.


20 - Signus Ostiense - Alessandro IV (1254-1261

Rinaldo dei Conti di Segni, prima di essere papa, fu cardinale di Ostia.


21 - Jerusalem Campaniae - Urbano IV (1261-1264

Urbano IV, al secolo Jacques Pantaleon, originario della regione francese della Champagne, era, al momento dell’elezione, patriarca di Gerusalemme.


22 - Drago depressus - Clemente IV (1261-1264

Nello stemma pontificio di Guy Folquois, era rappresentata un'aquila con un grosso drago stretto tra i suoi artigli. L’interpretazione è però alquanto dubbia perché, secondo alcuni storici, il vero stemma di Clemente VI raffigurava solamente dei gigli. In tal caso, non esisterebbero plausibili spiegazioni di questo motto.

23 - Anguineus vir - Gregorio X (1271-1276

Tebaldo Visconti viene definito "uomo del serpente" (anguineus vir) perché nel suo stemma campeggia in evidenza un serpente. Tuttavia, esistendo molti dubbi e perplessità sul reale aspetto dello stemma di Gregorio X, alcuni intravedono nel motto allusioni alla travagliata elezione di questo papa, antesignana del moderno conclave.


24 - Concionator gallus - Innocenzo V (1276

Di origine francese (gallus), Pierre de Tarantasie, era apprezzato come valido un uomo di chiesa e come un eccellente predicatore (concionator).




25 - Bonus Comes - Adriano V
(1276

Come per Innocenzo IV, il termine “comes”, alluderebbe alla famiglia d’origine di Ottobono Fieschi. Tuttavia il termine “bonus” mal si addice a questo papa, posto nell’inferno persino da Dante.




26 - Piscator tuscus - Giovanni XXI (1276-1277

Pietro Ispano divenne papa quando era cardinale di Tuscolo. Nel suo nome è celato invece il significato del temine “piscator”.

27 - Rosa Composita - Niccolò III (1277-1280

Nello stemma di Giovanni Gaetano Orsini campeggiava una rosa. Il termine "compositus" allude al suo indefesso impegnò nel tentare di riunire la Chiesa latina e quella greca, separate da un profondo ed irreversibile scisma.


28 - Ex telonio liliacei - Martino IV (1281-1285

Il motto richiama vagamente i gigli dello stemma pontificio di Simone de Brion, ma nel complesso nessun chiaro significato è attribuibile a questa frase.


29 - Ex rosa leonina - Onorio IV (1285-1287

Jacopo Savelli aveva come stemma dei leoni attorniati da rose.


30 - Picus Inter escas - Niccolo IV (1288-1292

Non è ancora stato possibile attribuire un preciso significato a questo motto. L’unico plausibile accenno è alla città natale di Gerolamo Masci, Ascoli Piceno (picus).



31 - Ex eremo celsus - Celestino V (1294

Questa frase sembra essere piuttosto esplicita: Pietro da Morrone fu eremita e fondatore dell'ordine dei Celestini.


32 - Ex undarum benedictione - Bonifacio VIII (1294-1303

Il motto si riferisce al nome di battesimo di questo papa, Benedetto Caetani (benedictione) ed al suo stemma pontificio nel quale sono riprodotte delle onde marine.


33 - Concionator patarens - Benedetto XI (1303-1304

Nicolò Baccassini era nativo di Patara (patarens), vicino a Treviso. Il termine “concionator” allude in qualche modo all’attività di predicatore di questo papa, forse alla sua appartenenza all’ordine dei Predicatori.


34 - De fascis aquitanicis - Clemente V (1305-1314

Il termine “fascis” allude allo stemma di Bertrand di Goth costituito da sette fasce parallele. Sotto il suo pontificato avvenne il trasferimento della sede papale da Roma ad Avignone (aquitanicis).



35 - De sutore orseo - Giovanni XXII (1316-1334
Il motto è piuttosto criptico, ma dovrebbe in qualche modo riferirsi alle umili origini di Jacques-Arnaud d’Eurse, figlio di un modesto calzolaio.



36 - Corvus schismaticus - Nicolò V (antipapa

Pietro Rinalducci era originario di Corsaro (corvus) e, come antipapa, contribuì a radicalizzare i contrasti in
seno alla Chiesa (schismaticus).



37 - Frigidus Abbas - Benedetto XII (1334-1342

Jacques Fournier, fu eletto papa mentre era abate presso il monastero di Fontanafredda.


38 - Ex rosa atrebatesi - Clemente VI
(1342-1352

Pierre Roger di Beaufort fu vescovo di Arras (atrebatesi) e sul suo stemma campeggiavano sei rose.


39 - De montibus Pammachii - Innocenzo VI (1352-1362

Nell'emblema di Etienne Aubert sono raffigurate delle montagne. Quando fu eletto papa era Cardinale
dei Santi Giovanni e Paolo, titolo anticamente soprannominato Pammacchio.


40 - Gallus vicecomes - Urbano V
(1362-1370

Guillaume Grimoard era francese (gallus) e, prima di diventare papa, fu nunzio (comes) a Milano presso i Visconti.


41 - Novus de Virgine fortii - Gregorio XI (1370-1378

Pierre Roger de Beaufort era cardinale di Santa Maria Nuova. Il motto dovrebbe alludere proprio a questo.


42 - De cruce apostolica - Clemente VII (antipapa

Robert de Genevois, cardinale dei dodici apostoli (apostolica), aveva un emblema raffigurante una grossa croce latina.




43 - Luna cosmedina - Benedetto XIII (antipapa

Pietro de Luna, fu eletto (anti)papa mentre ricopriva il titolo di Cardinale di Santa Maria in Cosmedin



44 - Schismo barcinonicum

Il motto è piuttosto oscuro e non è neppure chiaro a chi sia riferibile. Per alcuni la frase indicherebbe Clemente VIII, antipapa e canonico di Barcellona (barcinonicum). Tuttavia è da rilevare il fatto che tale pontefice non è neppure considerato antipapa negli elenchi ufficiali della Chiesa. Il termine “schismo”, in pieno periodo di scisma avignonese, non è particolarmente significativo per l’identificazione.


45 - De inferno pregnani - Urbano VI (1378-1389

Bartolomeo Prignano, nacque a Napoli, secondo alcuni in una particolare zona della città al tempo denominata "inferno".



46 - Cubus de mixtione - Bonifacio IX (1389-1404

Lo stemma di Pietro Tommacelli era costituito da una serie di numerosi cubi.


47 - De miliore sidere - Innocenzo VII (1404-1406

Il motto è riferibile al nome secolare del papa, Cosimo Migliorati, ed al suo stemma recante una stella cometa.


48 - Nauta de Ponte Nigro - Gregorio XII (1406-1415)

L'espressione nauta ha una valenza ben precisa in Malachia: designa i papi che provenivano, per varie ragioni, dalla città di Venezia. Angelo Corrier infatti era nativo di Venezia ed era stato cardinale commendatario di Negroponte.

49 - Flagellum solis - Alessandro V

Pietro Filargiro aveva uno stemma in cui campeggiava un sole splendente. Il termine “flagellum” dovrebbe riferirsi alla radicalizzazione dello scisma messa in atto da questo papa.

50 - Cervus Sirenae - Giovanni XXIII (antipapa

Baldassarre Cossa era originario di Napoli, città il cui emblema è la sirena Partenope. Il termine “cervus allude” al suo stemma, nel quale troneggia l'immagine di un cervo.


51 - Corono veli aurei - Martino V (1417-1431

L'emblema di Oddone Colonna era una colonna coronata d’oro. Seppur non del tutto esplicito, il motto fa proprio riferimento all’emblema pontificio di Martino V.


52 - Lupa coelestina - Eugenio IV (1431-1447

Secondo alcuni, sebbene non compaia sullo stemma pontificio, il simbolo di Gabriele Condulmer, canonico della compagnia dei Celestini (coelestina), era una lupa.


53 - Amator Crucis - Felice V (antipapa

Lo stemma di Amedeo di Savoia era una croce rossa su campo bianco. Il termine “amator”, di difficile interpretazione, si riferisce probabilmente al travagliato periodo che caratterizzò il periodo in cui fu antipapa.


54 - De modicitate lunae - Niccolò V (1447-1455

Tommaso Parentuccelli, nato a Luni (lunae), nei pressi di Sarzana, apparteneva ad una famiglia molto povera. A questo fatto dovrebbe riferirsi il termine “modicitate”.

55 - Bos pascens - Callisto III (1455-1458

Nello stemma di Alfonso de Borgia compare un bue al pascolo.




56 - De capra et albergo - Pio II
(1458-1464

Enea Silvio Piccolomini fu segretario dei cardinali Capranica e Albergatti.

57 - De cervo et leone - Paolo II (1464-1471

Pietro Barbo era stato cardinale di San Marco (evangelista che ha per simbolo un leone alato) e cardinale commendatario della Chiesa di Cervia.


58 - Piscator minorita - Sisto IV (1471-1484

Francescano degli ordini minori, Francesco della Rovere era figlio di un umile pescatore.


59 - Praecursor Siciliae - Innocenzo VIII (1484-1492

Giovanni Battista Cybo visse a lungo alla corte del re di Sicilia. Tuttavia il termine “praecursor” non ha ancora trovato spiegazione.

60 - Bos Albanus in portu - Alessandro Vi (1492-1503
L'emblema di Rodrigo Borgia era un bue. Inoltre fu cardinale e vescovo di Albano e Porto.

61 - De parvo homine - Pio III (1503

Il motto sembrerebbe riferirsi al cognome materno di Francesco Todeschini, ossia Piccolomini (de parvo homine).

62 - Fructus Jovis juvabit - Giulio II (1503-1513

L'emblema di Giuliano della Rovere era una quercia, nell'antichità albero ritenuto sacro a Giove.




63 - De craticule Politana - Leone X (1513-1521

Un motto di difficile interpretazione: il nome del padre di Giovanni de' Medici era Lorenzo, santo martirizzato sulla graticola. L'espressione Politiana deriverebbe invece riferirsi in qualche modo ad Angelo Poliziano, del quale Leone X fu discepolo.


64 - Leo florentius - Adriano VI (1522-1523

Adrian Florensz (florentius) aveva come stemma due leoni.

65 - Flos pilae - Clemente VII (1523-1534

Giulio de' Medici aveva nel proprio stemma una palla (pilae) attorniata da gigli (flos).


66 - Hyacinthus medicorum - Paolo III (1534-1549

Alessandro Farnese aveva uno stemma sul quale campeggiavano sette gigli. Non è ancora stata trovata una spiegazione accettabile per il termine “medicorum”.


67 - De corona montana - Giulio III (1550-1555

Giovanni Maria Ciocchi del Monte (montana), aveva un emblema raffigurante due corone.

68 - Frumentum floccidum - Marcello II (1555

Lo stemma di Marcello Cervini raffigurava un cervo e del frumento. L'aggettivo “floccidum” probabilmente è da riferirsi alla breve durata del suo pontificato, soli 23 giorni.

69 - De fide Petri - Paolo IV (1555-1559

L’interpretazione di questo motto appare un po’ forzata: Giampietro Carafa fu promotore del Tribunale della fede (fide), mentre la parola “petri” dovrebbe essere un richiamo al nome secolare di Paolo
IV.

70 - Aesculapii pharmacum - Pio IV (1559-1565

Il motto che designa Giovanni Angelo de' Medici, sembra derivare dal cognome della casata. Esculapio,infatti, era il dio della medicina, primo medico della storia.

71 - Angelus nemorosus - Pio V (1566-1572

Mentre non è possibile attribuire un significato al termine “angelus”, l'aggettivo “nemorosus”, ossia boscoso indicherebbe il luogo di nascita di Michele Ghisleri, Bosco, nei pressi di Alessandria


72 - Medium corpus pilarum - Gregorio XIII (1572-1585)

Ugo Boncompagni è passato alla storia come l'ideatore del calendario gregoriano. Il motto, del tutto oscuro, dovrebbe riferirsi in qualche modo a questo evento caratterizzante il suo pontificato.

73 - Axis in meditate signi - Sisto V (1585-1590

Felice Perretti aveva come stemma un leone diviso a metà, come tagliato in due da un’ascia (axis).

74 - De rori coeli - Urbano VII (1590)

Non è ancora stato attribuito un univoco significato a questo motto.

75 - De antiquitate urbis - Gregorio XIV (1590-1591)
Nicola Sfrondati proveniva dall'antica città di Cremona.

76 - Pia civitas in bello - Innocenzo IX (1591).
Il motto sembra indicare il ruolo di sostegno del pontificato di Giovanni Antonio Facchinetti in un periodo storico caratterizzato da cruente guerre.

77 - Crux romulea - Clemente VIII (1592-1605).

Ippolito Aldobrandini apparteneva ad una storica famiglia romana (romulea), anche se da tempo stabilitasi
a Firenze, la quale aveva uno stemma, in parte ripreso ed adattato anche come stemma pontificio, sul quale era raffigurata una croce.


78 - Undosus vir - Leone XI (1605)

Non esistono interpretazioni univoche di questo motto, tuttavia, per la maggior parte degli interpreti, il riferimento sarebbe alla brevissima durata del pontificato di Alessandro de Medici, poco più di due settimane.

79 - Gens perversa - Paolo V (1605-1621)

Nessuna plausibile interpretazione è stata ancora attribuita a questo motto, all’apparenza il più criptico e indecifrabile di Malachia.

80 - In tribulatione pacis - Gregorio XV (1621-1623

Alessandro Ludovisi nel corso del suo pontificato fu sempre impegnato a sedare guerre e controversie politiche.


81 - Lilium et rosa - Urbano VIII (1623-1644

Sullo stemma di Maffeo Barberini sono riprodotte tre api che volano su dei gigli e delle rose. La corretta interpretazione di questo motto è tuttavia incerta poiché, prestando fede ad alcune coeve riproduzioni dello stemma pontificio di Urbano VIII, non comparirebbero i fiori ai quali allude Malachia.

82 - Jacunditas crucis - Innocenzo X (1644-1655)
Giovanni Battista Panphili fu proclamato papa nel giorno in cui ricorreva la festività dell'esaltazione della croce.


83 - Montium custus - Alessandro VII (1655-1667)
Lo stemma di Fabio Chigi era costituito da due colline su campeggiava una stella. Il termine “cuscus” dovrebbe in qualche modo alludere al cognome
Chigi.


84 - Sidus olorum - Clemente IX (1667-1669)

Giulio Rospigliosi fu eletto papa in una particolare sala dei palazzi pontifici denominata camera dei cigni (olorum). Il termine “sidus” è ancora oggi senza spiegazione.


85 - De flumine magno - Clemente X (1670-1676)
Emilio Altieri fu eletto papa l’11 maggio 1670, in un giorno in cui il fiume Tevere era in piena (flumine magno).


86 - Bellua insatiabilis - Innocenzo XI (1676-1689)

Non esiste alcuna spiegazione per questo motto, soprattutto alla luce del fatto che l’appellativo di belva insaziabile mal si addice alla figura di Benedetto Odescalchi.

87 - Poenitentia gloriosa - Alessandro VIII (1689-1691)
L'elezione di Pietro Ottoboni avvenne il 6 ottobre, giorno dedicato a San Brunone, santo passato alla storia come uno dei più grandi penitenti della Chiesa.


88 - Rastrum in porta - Innocenzo XII (1691-1700)

Antonio Pignatelli apparteneva ad una nobile casata napoletana che risiedeva presso una porta
della città soprannominata "del rastrello" (rastrum).

89 - Flores circumdati - Clemente XI (1700-1721

Non è ancora stato possibile trovare un’adeguata interpretazione per questo motto.

90 - De bona religione - Innocenzo XIII (1721-1724)

Michelangelo Conti caratterizzò il suo pontificato con un’aspra e costante condanna ad ogni forma di eresia, Giansenismo sopra tutte.

91 - Miles in bello - Benedetto XIII (1724-1730)

Pier Francesco Orsini fu pontefice in un periodo storico nel quale si verificarono in tutta Europa coninue guerre.

92 - Columna excelsa - Clemente XII (1730-1740)

Lorenzo Corsini caratterizzò il suo pontificato con le grandi opere urbane e i lussuosi edifici che fece erigere a Roma. Il motto si riferisce a questa sua instancabile attività di magnate e di amante dell’arte urbana.

94 - Animal rurale - Benedetto XIV (1740-1758

Nessuna spiegazione è ancora stata possibile per questo motto.

95 - Rosa Umbiae - Clemente XIII (1758-1769)
Divergenti e numerose spiegazioni sono state proposte per questo motto, ma nessuna sembra godere di credito presso gli studiosi.


96 - Ursus velox - Clemente XIV (1769-1774)
96 Peregrinus Apostolicus

Pio VI (1774-1799)

Il motto si spiega con le vicissitudini che questo Papa dovette affrontare. Giovanni Angelo Braschi, infatti, dovette recarsi fino a Vienna per tentare di convincere l'imperatore Giuseppe II ad abrogare delle misure anticlericali da lui adottate sotto l'influsso dei filosofi illuministi; poi, scoppiata la Rivoluzione Francese, fu fatto prigioniero dai napoleonici e condotto da questi prima a Siena, poi a Bologna ed infine a Parma. Morì in esilio, solo ed odiato, a Valence, nel Drome; « Pio VI ed ultimo », scrisse lo sprezzante gendarme giacobino che ne constatò il decesso. Grazie a Dio era in errore.

97 Aquila rapax

Pio VII (1800-1823)

Gregorio Barnaba discendente dei conti Chiaramonti fu fatto prigioniero da Napoleone Bonaparte il 3 luglio 1809, e deportato a Fointaneblau, presso Parigi, anche a causa del fatto che egli si era rifiutato di avvallare il divorzio tra l'empereur e Giuseppina Beuharnais. In questo caso l'aquila rapace starebbe ad indicare lo stemma napoleonico, su cui campeggiava proprio un'aquila.

98 Canis et coluber

Leone XII (1823-1829)

Annibale della Genga fu definito dai suoi collaboratori fedele alla causa della Chiesa come il cane ed allo stesso tempo prudente nei suoi attacchi come un serpente. Ma forse l'attribuzione è a posteriori, cioè derivata direttamente dall'epiteto di Malachia.

99 Vir religiosus

Pio VIII (1823-1830)

Il misticismo è stato una delle maggiori caratteristiche del pontificato di Francesco Saverio dei Castiglioni. Ma basterà? Proprio la vaghezza di molte tra le profezie di Malachia è usata come argomento da chi nega ogni autenticità a questa lista e, almeno in questo caso e nel precedente, sembra aver ragione.

100 De balneis Etruriae

Gregorio XVI (1831-1846)

Bartolomeo Alberto Cappellari era stato generale dell'ordine dei Camaldolesi, ordine nato in terra di Etruria, nella regione il cui nome romano era Balnea, essendo ricca di acque termali.

101 Crux de cruce

Pio IX (1846-1878)

Durante il pontificato di Giovanni Maria Mastai Ferretti, il più lungo di tutta la storia, Roma divenne capitale dell'Italia unita. Lo stemma della dinastia sabauda, come tutti sanno, è una croce bianca in campo rosso: sulla città di Roma alla croce papale si sovrappose quella sabauda!


102 Lumen de coelo

Leone XIII (1878-1903)

L'emblema di Gioacchino Pecci era una stella cometa sullo sfondo del cielo.

103 Ignis ardens

Pio X (1903-1914)

Per la sua bontà e la sua ardente fede, Giuseppe Sarto fu proclamato santo. Si potrebbe anche ricordare con quanto zelo egli combatté il Modernismo.



104 Religio depopulata

Benedetto XV (1914-1922)

Il pontificato di Giacomo della Chiesa fu funestato dagli avvenimenti della Grande Guerra e dai numerosi lutti che ne conseguirono. Il motto sembra riferirsi all'enorme numero di cattolici che caddero sul fronte di guerra, ma potrebbe esserci anche un accenno alla terribile epidemia di spagnola, che fece ancora più vittime partendo proprio dalla Spagna, un paese cattolico.


105 Fides intrepida

Pio XI (1922-1939)

La fede di Achille Ratti, nativo di Desio, lo indusse a lanciare coraggiosi anatemi contro il comunismo e soprattutto contro il fascismo ed il nazismo rampante (enciclica Mit Brennender Sorge, "Con ardente preoccupazione").

106 Pastor angelicus

Pio XII (1939-1958)

Eugenio Pacelli fu pastore della chiesa nel corso della seconda guerra mondiale e nel difficile periodo della ricostruzione post-bellica. A lui toccò il compito di essere la guida spirituale e materiale di un mondo che si preparava a risorgere dalla ceneri della guerra. A papa Pio XII tra l'altro fu dedicato un film che portava come titolo proprio "Pastor Angelicus".

107 Pastor et nauta

Giovanni XXIII (1958-1963)

Angelo Roncalli era di umili origini (pastor), fu Patriarca di Venezia (nauta) e traghettò la Chiesa nel mare ignoto della modernità attraverso il Concilio Vaticano II. Una curiosità: tra i papabili del Conclave del 1958 c'era il cardinale francoarmeno Agagianian, il quale sullo stemma aveva un pastore e un'ancora. Se fosse stato eletto lui, la profezia si sarebbe realizzata davvero in modo clamoroso!

108 Flos florum

Paolo VI (1963-1978)

"Flos Florum", cioè fiore dei fiori, secondo il simbolismo floreale è il giglio. Nello stemma di Giovanbattista Montini appaiono difatti tre gigli.


109 De medietate lunae

Giovanni Paolo I (1978)

Il pontificato di Albino Luciani, già Patriarca di Venezia, è definito "il tempo di una luna" con riferimento al mese lunare. Infatti il suo pontificato durò dal 26 agosto al 28 Settembre 1978: solo 33 giorni! Alcuni però hanno contestato quest'attribuzione, essendo la durata di mezzo mese lunare di soli 14 giorni. Forse il "medietate" del motto va invece inteso come "mediazione", nel senso di un pontificato di transizione data la sua brevità. Anche il nome al secolo del pontefice dà adito a suggestive speculazioni, alludendo a "luce albina", cioè bianca, ovvero al pallido candore della Luna.

110 De labore solis

Giovanni Paolo II (1978 - 2005)

Karol Wojtyla verrà ricordato come il papa polacco, e molto probabilmente Malachia si riferisce al fatto che egli proviene da un paese dell'est (levante del sole); ma c'è anche chi ha appuntato l'attenzione sull'enorme lavoro di diffusione della fede intrapreso durante il suo pontificato: egli è il Papa che in assoluto ha visitato più paesi del mondo, ed ha portato la Chiesa a possedere un "regno" su cui sembra non tramontare mai il sole. Meno probabile appare invece l'interpretazione secondo cui Giovanni Paolo II veniva da quella Cracovia in cui Copernico "faticò" per dimostrare la validità del suo sistema eliocentrico.

111 De gloria olivae

Benedetto XVI (2005 - regnante)

Il successore di Giovanni Paolo II, il cardinale tedesco Joseph Ratzinger, viene indicato attraverso il segno dell'ulivo, simbolo di pace: egli stesso nella sua prima Udienza Generale del 27 aprile 2005 ha voluto richiamarsi a Benedetto XV, il Papa che tentò in ogni modo di porre fine alla prima guerra mondiale: "egli", ha detto Ratzinger, "fu coraggioso e autentico profeta di pace, e si adoperò con strenuo coraggio dapprima per evitare il dramma della guerra, e poi per limitarne le conseguenze nefaste. Sulle sue orme desidero porre il mio ministero a servizio della riconciliazione e dell'armonia tra gli uomini e i popoli, profondamente convinto che il grande bene della pace è innanzitutto dono di Dio".

Ma, come è stato segnalato, Benedetto XVI presenta altre sorprendenti attinenze con il motto di Malachia. Innanzitutto i membri dell'ordine benedettino sono noti anche come "olivetani". Ancor più impressionante è il fatto che Ratzinger sia nato nel Sabato Santo del 1927, il 16 aprile, al culmine del periodo pasquale. Tutto il periodo è difatti sotto il segno dell'Ulivo, anche in considerazione del fatto che Gesù e i discepoli risiedettero per tutto il tempo proprio presso il Monte degli Ulivi, dall'ingresso in Gerusalemme fino all'arresto!

112 Petrus romanus

L'ultimo papa prima della fine del mondo. Il nome è quanto mai suggestivo: mentre Pietro I fu il primo pastore della Chiesa cattolica, detentore delle chiavi del cielo, Pietro II dovrà restituire il mandato e chiudere per sempre le porte del mondo. A quest'ultimo papa che chiude la profezia, Malachia ha voluto dedicare non un solo motto, ma alcuni versi latini:

"In persecutione extrema sacrae romanae ecclesiae sedebit Petrus romanus, qui pascet oves in multis tribulationibus; quibi transactis, civitas septis collis diruetur, ed Judex tremendus judicabit populum suum. Amen."

La traduzione è la seguente: "Durante l'ultima persecuzione della Santa Romana Chiesa, siederà Pietro il romano, che pascerà il suo gregge tra molte tribolazioni; quando queste saranno terminate, la città dai sette colli sarà distrutta, ed il temibile giudice giudicherà il suo popolo. E così sia."

La profezia sulla distruzione di Roma si trova anche in un messaggio trovato nel XVI secolo e attribuito genericamente al Monaco di Padova. In questo messaggio si dice: "Quando l'uomo salirà sulla luna, grandi cose staranno per maturare sulla terra. Roma verrà abbandonata, come gli uomini abbandonano una vecchia megera, e del Colosseo non rimarrà che una montagna di pietre avvelenate" (Da "De Magnis tribolationibus et Statu Ecclesiae", stampate a Venezia nel 1527)

Queste profezie, meno conosciute di quelle di Malachia, presentano un vaticinio sulla successione degli ultimi papi. Giovanni XXIII viene qui presentato come "uomo di grande umanità e dalla parlata francese". Papa Roncalli rappresentò difatti per molti anni la chiesa di Roma a Parigi. Con il suo successore iniziano le tribolazioni della Chiesa. In questo tempo "l'ombra dell'Anticristo inizierà a oscurare la Città Eterna".

Significativo è il messaggio che riguarda Giovanni Paolo I: "Passerà rapido come una stella cadente, il pastore della laguna", e infatti papa Luciani, che veniva da Venezia, ebbe un pontificato di 33 giorni.

Giovanni Paolo II: "Verrà da lontano e macchierà col suo sangue la pietra [...] e verrà strappato alla vita". Si prevede quindi una conclusione tragica e violenta del pontificato di papa Wojtyla, che invece ci ha lasciati il 2/4/2005 a causa di uno shock settico, che era stato causa anche della morte di Paolo VI.

Secondo questa stramba profezia rimangono ancora due pontefici. Il primo sarà un "seminatore di pace e di speranza, in un mondo che vive l'ultima speranza"; il secondo verrà a Roma da terre lontane "per incontrare la tribolazione e la morte".

La fine del mondo (o perlomeno di Roma) sembrerebbe insomma piuttosto imminente. Ma niente paura: secondo alcuni, in realtà la profezia di Malachia non specifica che ci saranno soltanto altri due papi. Infatti la profezia arriva al centoundicesimo papa, e poi parla di un ultimo papa, non di un centododicesimo. Per cui, anche secondo la profezia, ci potrebbero essere altri papi fra il numero 111 e l'ultimo.
Che aggiungere? Chi vivrà, vedrà.

Alcune interpretazioni sono tratte dal numero 238 del "Giornale dei misteri" dell'agosto 1991 in un articolo a firma di Mara Calabri. Per la segnalazione voglio ringraziare

Commenti

Post popolari in questo blog

canzoni Goliardiche - Teresina un ti ci porto piu'!

celebre stornello toscano con mille e più versioni è  TERESINA UN TI CI PORTO PIù !!! il testo Te la portai a i' barre a prendere un sorbetto la ci scaracchiò dentro la mi fece scomparì. Teresina 'un ti ci porto più quant'è ver che c'è Gesù! Te la portai da i' Vivoli a prendere un gelato la disse: " L'è marmato! " la mi fece scomparì. Teresina 'un ti ci....... S'andò dalla Ruggini a prendere una pasta, la se la mise 'n tasca la mi face scomparì. Teresina 'un ti ci....... S'andiede da i' Procacci pe' prendere un panino, la fece: " Gliè piccino! " la mi fece scomparì. Teresina 'un ti ci....... Pe' falla divertire s'andiede da i' Raspanti la si scaccolò co' guanti, la mi fece scomparì. Teresina 'un ti ci....... S'andiede da i' dentista ma gli era tanto brutto te lo spettinò co' un rutto, la mi fece scomparì. Teresina 'un ti ci.......

canzoni goliardiche, un tantinello maleducate - natasha

 tra le canzoni goliardiche più famose certamente c'è " la canzone del cosacco" che sull'aria di una popolare canzone russa cantava un testo dissacrante , maleducato ma non osè, e quindi adatto anche a ragazzetti cresciutelli. la canzone è meglio conosciuta come la canzone di Natasha quella che fa la piscia ...  originalmente la canzone era una canzone triste che narrava le tristi emozioni di una donna il cui uomo era partito per andare in guerra, nel tempo alla prima stesura del testo se ne aggiunsero molti altri che, se dapprima ricalcavano lo spirito triste dell'originale, pian piano iniziarono a discostarsene fino ad arrivare a versioni decisamente dissacranti una delle quali è quella che qui proponiamo ecco il testo da cantare " Ohi Natasha hai fatto tu la piscia sì Dimitri ne ho fatti sette litri Fosti tu che allagasti la steppa dove sorge il sol dell'avvenir Fosti tu che allagasti la steppa dove sorge il sol dell'avvenir Ohi cosacca hai fatt

I MISTERI GODURIOSI V.M.18 prima parte

componimento maleducati  c' è gente  che compone poesie piene di phatos o d'amore e poi  di dolcezza,tristezza,saggezza e un tot di roba che finisce con ...ezza etc poi c'è anche qualcuno e meno male che compone qualcosa di scollacciato al limite del maleducato, ma che alla fine bisogna dire e ammettere ha un unico scopo quello di far ridere o almeno sorridere e QUESTO SCOPO spesso l'ottengono bene queste  componimenti compariranno in codesti post  a cura di I. O. ************************************************************************************************************** I MISTERI  GODURIOSI   ( da 1 a 10 ) Nel primo mistero godurioso si contempla san Cirillo che col cazzo fatto a spillo inculava i microbi. Era un fenomeno! Nel secondo mistero lussurioso si contempla sant'Ilario che col cazzo sul binario deragliava i rapidi. Era un fenomeno! Nel terzo mistero peccaminoso si contempla santa Cecilia che con la fica fatta a conchiglia catturava i bigoli. Era un fenom