9/11, IL GIORNO DEL RICORDO l' AMERICA CELEBRA LE VITTIME
Gli Stati Uniti commemorano oggi le vittime degli attentati terroristici dell'11 settembre 2001 con una serie di cerimonie solenni in programma a New York, Washington e in Pennsylvania. A New York, dove i terroristi portarono il volo 11 dell' American Airlines ed il volo 175 della United Airlines a schiantarsi contro il World Trade Center, le 2.751 vittime verranno ricordate per nome. A Washington il presidente americano Barack Obama , la first lady Michelle e lo staff della Casa Bianca osserveranno un minuto di silenzio alle 8.46 locali, nel momento esatto in cui il volo 11 andò a schiantarsi contro la torre nord. Il presidente si trasferirà poi al Pentagono, dove è atteso un suo intervento e prenderà parte alla cerimonia della deposizione di una corona di fiori per le 184 persone uccise nello schianto contro il muro occidentale dell'edificio del volo 77 dell'American Airlines. A Shanksville, in Pennsylvania, il luogo in cui precipitò il quarto aereo in mano ai terroristi, una cerimonia verrà celebrata poco prima delle 10 locali in memoria dei 40 passeggeri e membri dell'equipaggio del Volo 93 della United Airlines. L'inno nazionale verrà cantato da Trace Adkins.
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-11 otto anni dopo. Giorno d'impegno sociale
11-09-2009
WASHINGTON. Fanno più paura le lettere di licenziamento che le bombe di al Qaida. Preoccupano di più le bollette da pagare a fine mese e le cure mediche sempre più care, che i proclami di Osama bin Laden. La crisi economica morde ancora e modifica anche il concetto di patriottismo: lo pensa la maggior parte degli americani e ne è convinto anche il loro nuovo presidente.
Così, anche l'ottavo anniversario delle Torri Gemelle, il primo da quando Obama è alla Casa Bianca, cambia volto e diventa ufficialmente "La giornata nazionale del ricordo e del volontariato". Fu Ted Kennedy, l'uomo simbolo della sinistra americana, a proporre con il "Serve American Act" che questa giornata così importante per gli Stati Uniti venisse dedicata all'impegno sociale.
La Camera approvò la legge con un voto bipartisan che sancì l'ennesima rottura rispetto all'era Bush, stabilendo che "il modo migliore per ricordare e onorare le vittime e gli eroi dell'11 settembre" fosse "chiamare gli americani ad aiutare il loro prossimo, chi ha più bisogno".
Per ricordare gli attentati di otto anni fa, Obama sarà al Pentagono, uno degli obiettivi degli attacchi terroristici, per rendere omaggio a tutti i caduti. Ma la commemorazione più significativa sarà quella dei 250 mila americani che in tutti i 50 Stati, nelle grandi città, come nei centri più periferici, offriranno il loro tempo a favore di programmi di solidarietà tra i più diversi, dall'assistenza medica alla pulizia dei parchi. A Washington, ad esempio, circa 2.000 persone aiuteranno i veterani ricoverati in ospedale, laveranno le loro macchine e metteranno a posto i loro campi sportivi.
Lo stesso a Seattle, dove circa 9.000 persone, tra cui 4.000 dipendenti della Microsoft, puliranno e renderanno agibile un centro per l'infanzia.
Un modo per archiviare definitivamente la chiamata alle armi, l'appello patriottico che George W. Bush lanciava ciclicamente per sostenere le sue iniziative militari Oltreoceano. Oggi, nel nuovo stile obamiano, la guerra che gli Usa devono combattere è a casa propria, il nemico da sconfiggere è la povertà e l'insicurezza sociale. E per riuscirci la nuova amministrazione fa sempre leva sullo spirito d'appartenenza nazionale, richiama tutti a lavorare assieme, ma stavolta chiede di essere uniti per darsi una mano, aiutare i vicini e le comunità a cui si appartiene, non per dare la caccia a uno sceicco sanguinario. Di conseguenza cambiano gli slogan, le parole d'ordine con cui si commemora l'11 settembre. Viene messo definitivamente in soffitta quel "United we stand", ("uniti vinceremo") con cui Bush mise tutta l'America a tacere, ancora sconvolta dal crollo delle Torri.
Oggi Obama ricorda quella stessa tragedia con lo slogan dal sapore kennedyano "United we serve", come dire "uniti possiamo essere utili, aiutarci l'un l'altro".
La nazione deve restare unita, ma il nemico si chiama emarginazione, solitudine e indifferenza verso chi ha perso il posto di lavoro. Sono questi i nemici dell'America di oggi.
E il modo per batterli è lavorare assieme nel volontariato, sostenendo le associazioni no profit, tutta quella rete di organizzazioni che diede un contributo fondamentale all'elezione di Obama alla Casa Bianca e che oggi è fortemente impegnata nella madre di tutte le battaglie, quella sulla sanità.
11-09-2009
WASHINGTON. Fanno più paura le lettere di licenziamento che le bombe di al Qaida. Preoccupano di più le bollette da pagare a fine mese e le cure mediche sempre più care, che i proclami di Osama bin Laden. La crisi economica morde ancora e modifica anche il concetto di patriottismo: lo pensa la maggior parte degli americani e ne è convinto anche il loro nuovo presidente.
Così, anche l'ottavo anniversario delle Torri Gemelle, il primo da quando Obama è alla Casa Bianca, cambia volto e diventa ufficialmente "La giornata nazionale del ricordo e del volontariato". Fu Ted Kennedy, l'uomo simbolo della sinistra americana, a proporre con il "Serve American Act" che questa giornata così importante per gli Stati Uniti venisse dedicata all'impegno sociale.
La Camera approvò la legge con un voto bipartisan che sancì l'ennesima rottura rispetto all'era Bush, stabilendo che "il modo migliore per ricordare e onorare le vittime e gli eroi dell'11 settembre" fosse "chiamare gli americani ad aiutare il loro prossimo, chi ha più bisogno".
Per ricordare gli attentati di otto anni fa, Obama sarà al Pentagono, uno degli obiettivi degli attacchi terroristici, per rendere omaggio a tutti i caduti. Ma la commemorazione più significativa sarà quella dei 250 mila americani che in tutti i 50 Stati, nelle grandi città, come nei centri più periferici, offriranno il loro tempo a favore di programmi di solidarietà tra i più diversi, dall'assistenza medica alla pulizia dei parchi. A Washington, ad esempio, circa 2.000 persone aiuteranno i veterani ricoverati in ospedale, laveranno le loro macchine e metteranno a posto i loro campi sportivi.
Lo stesso a Seattle, dove circa 9.000 persone, tra cui 4.000 dipendenti della Microsoft, puliranno e renderanno agibile un centro per l'infanzia.
Un modo per archiviare definitivamente la chiamata alle armi, l'appello patriottico che George W. Bush lanciava ciclicamente per sostenere le sue iniziative militari Oltreoceano. Oggi, nel nuovo stile obamiano, la guerra che gli Usa devono combattere è a casa propria, il nemico da sconfiggere è la povertà e l'insicurezza sociale. E per riuscirci la nuova amministrazione fa sempre leva sullo spirito d'appartenenza nazionale, richiama tutti a lavorare assieme, ma stavolta chiede di essere uniti per darsi una mano, aiutare i vicini e le comunità a cui si appartiene, non per dare la caccia a uno sceicco sanguinario. Di conseguenza cambiano gli slogan, le parole d'ordine con cui si commemora l'11 settembre. Viene messo definitivamente in soffitta quel "United we stand", ("uniti vinceremo") con cui Bush mise tutta l'America a tacere, ancora sconvolta dal crollo delle Torri.
Oggi Obama ricorda quella stessa tragedia con lo slogan dal sapore kennedyano "United we serve", come dire "uniti possiamo essere utili, aiutarci l'un l'altro".
La nazione deve restare unita, ma il nemico si chiama emarginazione, solitudine e indifferenza verso chi ha perso il posto di lavoro. Sono questi i nemici dell'America di oggi.
E il modo per batterli è lavorare assieme nel volontariato, sostenendo le associazioni no profit, tutta quella rete di organizzazioni che diede un contributo fondamentale all'elezione di Obama alla Casa Bianca e che oggi è fortemente impegnata nella madre di tutte le battaglie, quella sulla sanità.
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