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Ed infine, l’accordo tra Microsoft e Yahoo è stato fatto

Ce l’ha fatta, Microsoft si è accaparrata quella fetta di mercato di Yahoo! tanto agognata: comunque lo si guardi, l’accordo tra Redmond e Sunnyvale annunciato nella giornata di ieri è destinato a garantire senz’altro a Steve Ballmer un vantaggio competitivo utile per tentare di scalfire il predominio di Google. Più difficile comprendere se e come potrà aiutare Carol Bartz a raddrizzare le sorti di Yahoo!: perché a fronte di un calo dei costi di esercizio e un aumento degli introiti pubblicitari, quello che un tempo era il più importante motore di ricerca della Silicon Valley sta in un certo senso cedendo le armi nel campo del search.
Sul piano operativo è bene chiarire subito che Microsoft non ha comprato Yahoo!: la trattativa da 45 miliardi di dollari dello scorso anno è morta e sepolta, e sin dal suo arrivo Bartz aveva assicurato che non avrebbe neppure preso in considerazione un’ipotesi del genere. L’unica possibilità rimasta, peraltro ribadita di recente e che si è puntualmente verificata, era quella di un accordo sul search: ma solo a fronte di tanti soldi, di “una barca di soldi” aveva chiarito il CEO.
Il search: il crocevia, almeno nei paradigmi attuali di fruizione del Web, della pubblicità in Rete, lo spazio dove Google ha costruito il suo successo grazie alla pubblicità contestuale e ai link sponsorizzati. Microsoft assumerà l’incarico di fornire lo strumento tecnologico, in pratica Bing declinato in versione originale o sotto le mentite spoglie di Yahoo!, mentre dalla California provvederanno a piazzare gli spazi pubblicitari. BigM fornirà pure la piattaforma tecnologica su cui costruire il meccanismo di vendita, mentre a Yahoo! resterà il diritto di utilizzare algoritmi esclusivi per la pubblicità contestuale sulle proprie pagine.
L’idea, ribadita in più occasioni durante la conferenza stampa seguita all’annuncio, è quella di garantire agli utenti esperienze comparabili ma differenti: Yahoo! è e resterà Yahoo!, Live/Bing/MSN non cambieranno. Semplicemente, unendo le forze si sommeranno anche le rispettive fette di mercato generando (auspicabilmente) un trend positivo: Microsoft potrà sfruttare la mole di informazioni raccolta tramite il totale delle ricerche svolte su Yahoo! e Bing per evolvere la propria tecnologia, Yahoo! dovrebbe riuscire a negoziare più accordi, più vantaggiosi, con gli inserzionisti avendo molti più spazi dove andare a piazzare i banner.
Di tutto quello che sarà ricavato da questa vendita pubblicitaria, l’88 per cento finirà in saccoccia a Yahoo! e solo il restante 12 a Microsoft. Quest’ultima, dal canto suo, ottiene un accesso decennale (pari alla durata dell’accordo) al portafoglio intellettuale in materia di search del motore viola: per i prossimi due lustri BigM sarà impegnata a migliorare Bing e trasformarlo in un prodotto all’avanguardia anche grazie a quanto già sviluppato da Yahoo! in questi anni, mentre l’azienda californiana non dovrà fare altro che quello che gli riesce meglio, ossia tenere in piedi fruttuosi rapporti d’affari con i suoi clienti storici e – ci si augura – con i nuovi.



Secondo le dichiarazioni di Bartz, questa mossa dovrebbe garantire (a regime, cioè minimo tra 24 mesi) circa 500 milioni di dollari in più di fatturato ogni anno a Yahoo!, a cui sommare 200 milioni circa di risparmio dovuti all’abbandono dello sviluppo della piattaforma di search. Non male come contropartita, soprattutto se a Sunnyvale dovessero decidere di utilizzarla in parte o del tutto per finanziare altri settori dimostratisi remunerativi come le News. Il problema è che tutta l’operazione resta soggetta all’approvazione dell’antitrust statunitense: se dovesse dire picche l’affare andrebbe a monte, con tutto ciò che questo comporterebbe per entrambe le aziende.
Dal canto suo, Microsoft può dormire sonni relativamente tranquilli: Bing è un restyling tutto sommato riuscito, ha raccolto alcune positive recensioni di pubblico e critica, dimostra che è possibile tentare strade nuove per creare nuovi servizi da offrire al pubblico. Yahoo!, d’altra parte, ha necessità di chiarire al più presto dove investire e cosa tagliare: razionalizzare i suoi impegni è un’esigenza prioritaria, già iniziata e senz’altro al centro dell’attenzione di Bartz. Dover rimettere tutto in discussione a causa di un niet dell’antitrust rischierebbe di complicare l’esistenza al portale viola, soprattutto in borsa (dove già l’annuncio ha fatto registrare un tonfo da -11 per cento).
In ogni caso, se la strategia difensiva di BigM e BigY andrà in porto e l’antitrust accetterà la versione secondo cui questa joint venture garantirà maggiore competizione poiché darà vita ad un degno avversario per Google, alla fine dell’euforia Yahoo! dovrà fare i conti con la realtà: per i prossimi due anni ci saranno molti investimenti, di tempo ed economici, da fare per integrare le piattaforme tecnologiche delle due aziende – lo hanno ammesso anche i due CEO durante la conferenza stampa – e non è detto che le prospettive attuali di concorrenza con Google vengano confermate. In 24 mesi possono cambiare tante cose.
Alla fine dell’anno fiscale 2010, quando cioè l’accordo entrerà effettivamente in vigore dopo tutti gli adempimenti burocratici, Steve Ballmer e Carol Bartz si presenteranno ai rispettivi azionisti e investitori con prospettive molto diverse. Il primo potrà dire di aver negoziato un accordo con Yahoo!, di aver aumentato la quota di mercato del suo search, di aver tentato una via per ristrutturare una divisione (OSG) che storicamente non ha offerto particolari soddisfazioni sul piano economico. Per contraltare, sarà probabilmente necessario prevedere qualche ulteriore investimento in datacenter e infrastrutture: niente che non fosse comunque preventivabile fino a qualche giorno fa, e lo stesso Ballmer non si è mostrato particolarmente preoccupato della possibilità.
Bartz, invece, non avrà le stesse argomentazioni: l’outsourcing decennale del search, perché è di questo che si parla in definitiva, eliminerà di fatto dalla faretra di Yahoo! una freccia importante sul piano della competenza tecnologica. A fronte di questo, nessuna contropartita economica diretta: l’anno scorso si discuteva di miliardi da incassare, quest’anno si parla di possibili risparmi e nuovi introiti a partire dal 2012. Infine se tra dieci anni l’accordo non venisse rinnovato, a Sunnyvale non resterà probabilmente altra opzione se non rivolgersi a Google: e il tutto si trasformerebbe in una beffa bella e buona.
In ogni caso, nell’immediato (per meglio dire, da quando l’accordo avrà superato la barriera antitrust) Yahoo! inizierà senz’altro a risparmiare sul capitolo di spesa “sviluppo search”: è possibile che questo preluda a qualche tipo di ristrutturazione dell’organico (è presto per dire di che tipo), e senz’altro una parte di queste risorse verrà dirottata su altri progetti. D’altra parte, Yahoo! ha tenuto a precisare che ci sono molte altre aree del proprio business che non sono coinvolte nell’accordo con Microsoft: sarà anche su queste che si concentreranno gli sforzi per tentare di sviluppare una offerta che (ri)conquisti il pubblico.
Il pubblico è, in definitiva, l’unico e il più significativo metro con cui si misurerà questo accordo: sia Yahoo! che Microsoft hanno dalla loro una serie di portali, servizi verticali, progetti in campo che sono potenzialmente in grado di fare la differenza (almeno nell’approccio alla clientela) rispetto a Google. Per BigG il business è stato fino ad oggi quasi esclusivamente il search, per BigM e BigY la faccenda potrebbe spostarsi sui contenuti e magari sui social network: se l’alchimia funzionasse, se Bing unito alla rete commerciale di Yahoo! dovessero ingranare, allora forse la partita del Web potrebbe davvero considerarsi riaperta.
Notizia da Punto-Informatico


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